Il film che non fecero fare a Hitchcock

Cinquant'anni fa provò a fare un film estremo e violento: non glielo permisero, perché era troppo estremo e troppo violento

Quest’anno avrebbe potuto essere il cinquantesimo avversario di Kaleidoscope, un violento, coraggioso e estremo film di Alfred Hitchcock, che avrebbe potuto segnare in modo notevole la storia del cinema. Il problema è che non glielo fecero fare, quel film, proprio perché era troppo estremo e violento. La sua storia è comunque interessante, anche se fa venire il rimpianto di non poterlo vedere: Kaleidoscope avrebbe dovuto essere girato come si giravano allora certi film d’autore europei (attori non professionisti, inquadrature insolite e luci solo naturali) e avrebbe dovuto parlare di un serial killer necrofilo e forse gay che uccideva solo donne, e sempre in contesti in qualche modo legati all’acqua: una vasca da bagno, una cascata, una vecchia nave da guerra.

Nella seconda metà degli anni Sessanta Hitchcock, che era nato nel 1899, aveva ormai girato tutti i suoi migliori film. Marnie, uscito nel 1964, era andato così-così; Il sipario strappato, del 1966, era andato proprio male. Secondo certi calcoli era il suo cinquantesimo film, e secondo molti era meglio che Hitchcock non ne facesse più. Il critico Richard Schickel scrisse su Life che era un film svogliato, «come se il Maestro fosse distratto e disinteressato a quello che stava facendo» e si limitasse a provare a ripetere «i trionfi del passato».

In realtà Hitchcock aveva seguito da vicino il cinema europeo: negli anni Cinquanta si era appassionato della Nouvelle Vague francese e del Neorealismo italiano e negli anni Sessanta era diventato molto amico di Francois Truffaut e di Michelangelo Antonioni. Nel 1966 scrisse con Truffaut la biografia Il cinema secondo Hitchcock e dopo aver visto Blow-up di Antonioni, uscito nel 1966, disse allo sceneggiatore Howard Fast: «Oddio, questi registi italiani stanno un secolo avanti rispetto a me, dal punto di vista della tecnica. Che cosa ho fatto per tutto questo tempo?».

Già nel 1964 Hitchcock aveva registrato i diritti per la storia che avrebbe dovuto diventare Kaleidoscope. Prendeva spunto dalle vere storie dei serial killer britannici Neville Heath e John George Haigh, uccisi per impiccagione negli anni Quaranta, ma era ambientata negli anni Sessanta a New York. Hitchcock scrisse che voleva che il serial killer fosse il protagonista del film e che il film si immedesimasse nel suo punto di vista e nei suoi sentimenti. Dopo aver depositato l’idea, chiese a Robert Bloch, sceneggiatore di Psycho, di scrivere una sceneggiatura: Bloch si rifiutò, secondo diverse versioni perché scioccato dalle richieste di Hitchcock, che contattò allora un vecchio amico: Benn Levy, con il quale non collaborava dagli anni Trenta. BBC ha scritto Levy fece sapere che «la storia di Neville Heath era un dono dal cielo», e di quella sceneggiatura parlò in particolare di una scena di seduzione che sarebbe diventata «la più agghiacciante scena mai vista su uno schermo». Hitchcock fece comunque molte modifiche alla storia, anche chiedendo una mano ad altri amici.

Nella versione definitiva il protagonista si chiama Willie Cooper, è un uomo giovane e attraente e i suoi istinti omicidi sono scatenati dalla presenza dell’acqua. Nella storia Cooper prima seduce e poi stupra e uccide le donne: avrebbe dovuto anche esserci un accoltellamento simile a quello di Psycho, ma con più sangue. Come ha scritto Nicholas Barber su BBC, nella casa di Cooper si sarebbero dovute vedere riviste di body building «per suggerire il fatto che fosse gay» ed era prevista una scena in cui la madre lo vedeva mentre si masturbava.

Quando era già a buon punto nel progetto, e dopo aver girato alcune scene, Hitchcock ne parlò a Truffaut, che si disse «colpito dall’insistenza sulla violenza e la nudità» ma «consapevole che [Hitchcock] avrebbe saputo dare loro la giusta forza drammatica, senza fermarsi su dettagli superflui». Oltre agli attori sconosciuti, alle luci naturali e alle inquadrature strane, decise anche che molte scene sarebbero state girate con cineprese a braccio, per rendere il tutto più vero e dinamico. Girò anche qualche scena, di cui restano un po’ di immagini, mostrate negli anni successivi in diversi documentari su di lui.

Hitchcock prese le prime sequenze e andò dalla MCA/Universal a proporre il film. Oltre a qualche minuto di riprese, si presentò con la sceneggiatura, centinaia di foto, e 450 posizioni di cinepresa già pronte: sapeva già cosa avrebbe voluto riprendere, come e da dove. Dan Auiler, autore del libro Hitchcock Lost, ha scritto che la MCA/Universal «rifiutò il progetto in un attimo», nonostante Hitchcock disse che gli sarebbe bastato un milione di dollari per girare Kaleidoscope. Non ci sono molti dettagli su cosa successe poi, fatto sta che Hitchcock abbandonò il progetto. Fast, lo sceneggiatore e amico a cui aveva parlato di Blow-up, disse che Hitchcock ci rimase molto male, perché «Avevano sminuito il suo tentativo di fare proprio quello che gli avevano detto che avrebbe dovuto fare».

Alcune delle idee alla base di Kaleidoscope finirono in Frenzy, un film piuttosto coraggioso che uscì nel 1972, ma che rispetto a Kaleidoscope era molto più nei canoni del cinema americano di quegli anni.