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  • Venerdì 15 giugno 2018

L’amministrazione Trump sta togliendo i bambini ai migranti che cercano di superare il confine

È il risultato di una gestione definita "tolleranza zero", che però sta generando qualche critica anche fra i Repubblicani

(HERIKA MARTINEZ/AFP/Getty Images)
(HERIKA MARTINEZ/AFP/Getty Images)

Dall’inizio di maggio l’amministrazione Trump sta applicando un metodo di gestione di migranti e richiedenti asilo che prevede la separazione forzata fra genitori e figli che cercano di entrare negli Stati Uniti. I Repubblicani chiamano questo approccio “tolleranza zero” e fino a poco tempo fa l’hanno difeso con forza, sostenendo che scoraggi l’immigrazione clandestina negli Stati Uniti. Negli ultimi giorni però, dopo che i giornali americani hanno raccontato decine di casi di figli tolti con la forza o con l’inganno ai propri genitori, che provengono soprattutto dal sud e centro-America, molti hanno cambiato idea e proposto una legge che impedisca cose del genere.

Prima che entrasse in vigore la “tolleranza zero”, ai confini degli Stati Uniti funzionava così: le persone catturate mentre cercavano di entrare illegalmente venivano mandate davanti a un giudice addetto ai casi di immigrazione, e dopo poco tempo erano espulse oppure rilasciate in attesa di un giudizio definitivo. Trump si è lamentato spesso delle leggi troppo permissive in materia di immigrazione, una preoccupazione condivisa anche da molti Repubblicani, e a inizio maggio il dipartimento di Giustizia ha introdotto una novità notevole: da quel momento in poi i migranti catturati non sarebbero passati da un giudice speciale, ma incriminati davanti a un tribunale federale per ingresso illegale nel territorio americano.

Di conseguenza i migranti catturati non passano più per giudici e centri specializzati, ma in attesa del processo finiscono in prigione, dove per legge non possono essere detenuti insieme ai loro figli. È per questo motivo che in queste settimane centinaia di bambini vengono sottratti alle loro famiglie e affidati ai servizi sociali.

Gli esperti ritengono che per un bambino – magari già scosso dal tragitto compiuto per entrare negli Stati Uniti e dal successivo arresto – la separazione forzata dai genitori in quelle circostanze sia un trauma dalle conseguenze molto gravi. Jeff Sessions, il procuratore generale degli Stati Uniti, sapeva bene quali conseguenze avrebbe avuto la nuova gestione: «Se avete portato con voi un figlio e subirete un processo, vostro figlio sarà separato da voi. Se non vi piace, non portate i vostri figli oltre la frontiera», aveva detto presentando la “tolleranza zero”. Qualche giorno fa Sessions, che è un noto cristiano conservatore, si è difeso dalle critiche citando il capitoletto 13 della Lettera di San Paolo ai Romani, dove si dice: «Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio».

Secondo dati delle autorità di frontiera forniti al Congresso, si stima che dal 7 al 21 maggio 658 bambini siano stati separati dalle loro famiglie. Sembra che le autorità di frontiera non stiano nemmeno facendo differenza fra migranti “normali” e richiedenti asilo, che secondo il diritto internazionale hanno diritto a non essere respinti: buona parte di quelli che vengono fermati alla frontiera vengono incriminati dalla procura federale e separati dai loro figli.

Alcuni avvocati difensori dei migranti catturati hanno raccontato storie notevoli per la loro durezza. A due genitori originari di El Salvador la polizia di frontiera ha detto che avrebbe portato via i loro due figli di 10 e 12 anni per interrogarli. Non sono più tornati. A una giornalista del Boston Globe, un avvocato ha raccontato che in diversi casi la polizia di frontiera sottrae i figli ai migranti spiegando solo che gli faranno un bagno. Una donna ha raccontato a CNN che le autorità federali di un centro a McAllen, in Texas, le hanno portato via sua figlia mentre la stava allattando. Ai bambini non va molto meglio: vengono ospitati in centri federali che sono a tutti gli effetti delle prigioni. I casi in cui i genitori riescono a rintracciare e riunirsi ai propri figli sono molto rari.

Qualche giorno fa Trump si è difeso dalle accuse di causare sofferenze a centinaia di persone spiegando che la separazione delle famiglie è causata da «una brutta legge approvata dai Democratici». In realtà i sostenitori della “tolleranza zero” si basano su una sentenza del 1997  secondo cui le autorità federali sono tenute a non trattenere i bambini senza documenti in prigione, e a rilasciarli ai genitori oppure a centri specializzati.

Il tweet di Trump è comunque indicativo del fatto che alcuni suoi sostenitori – come gruppi di cristiani evangelici e qualche commentatore conservatore – si siano effettivamente lamentati della “tolleranza zero”. I Repubblicani stanno cercando di trovare una soluzione e ieri hanno proposto un emendamento a una legge più ampia sull’immigrazione che permetta ai migranti di tenere i propri figli con sé mentre si trovano in prigione. La proposta però potrebbe essere osteggiata dai Repubblicani più moderati; i Democratici hanno già annunciato che voteranno contro.