Cosa pensa il nuovo ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti

Fra le altre cose ha definito la Buona Scuola «un'ottima legge» e criticato le scuole che prestano troppa attenzione alle chat WhatsApp dei genitori

(LaPresse - Stefano Porta)
(LaPresse - Stefano Porta)

Il ministro dell’Istruzione del governo Conte sarà Marco Bussetti, che ha 56 anni ed è l’attuale capo dell’ufficio scolastico territoriale del ministero dell’Istruzione a Milano. Bussetti sostituirà la ministra uscente Valeria Fedeli. Nel nuovo governo è entrato su indicazione della Lega, ma Bussetti non ha mai ricoperto cariche politiche e non risulta che sia un attivista della Lega (diversi giornali scrivono però che sul suo profilo Facebook, oggi chiuso, ci sono foto di lui con Matteo Salvini).

Bussetti ha iniziato la sua carriera come insegnante di educazione fisica alle medie, e ha sempre lavorato nell’ambito della scuola. Ha insegnato Legislazione Scolastica all’università Cattolica di Milano e a quella di Pavia, e negli ultimi anni ha ricoperto diversi incarichi locali come dirigente del ministero dell’Istruzione: nel 2011 fu nominato capo dell’ufficio scolastico provinciale del ministero – “provveditore” – a Monza, e dal 2014 a oggi ha ricoperto la stessa carica a Milano. È considerato un esperto di gestione scolastica e di integrazione delle attività sportive nei corsi di studio (per un certo periodo ha anche allenato una squadra di basket a Gallarate).

Nei suoi anni da dirigente scolastico a Milano, Bussetti ha partecipato a moltissimi incontri pubblici e dato varie interviste sulla scuola. Si è spesso tenuto alla larga da temi delicati come l’inserimento dei bambini stranieri o la vaccinazione obbligatoria, ma ha parlato di molte altre cose rilevanti per chi frequenta il mondo della scuola.

Un anno fa, per esempio, intervistato da Sempione News durante un evento in una scuola di Bollate ha parlato bene sia dell’alternanza scuola-lavoro, introdotta dalla riforma cosiddetta “Buona Scuola” del governo Renzi, sia della riforma stessa, che ha definito «un’ottima legge». Nel cosiddetto “contratto di governo” fra M5S e Lega, la Buona Scuola viene inserita fra le riforme «insufficienti e spesso inadeguate» introdotte dagli ultimi governi.

Due anni prima aveva già chiarito la sua posizione favorevole all’alternanza scuola-lavoro, molto criticata dagli studenti e da alcune associazioni di insegnanti, in un’intervista data a Repubblica.

Crede che poi, nel concreto, serva davvero agli studenti?
I tempi lo richiedono, è un modo di dare significato al proprio studio, la competenza la acquisisci solo associando la teoria al fare. […]

È favorevole all’introduzione dell’alternanza tra scuola e lavoro anche in questo tipo di scuola [i licei classici, ndr]? Molti istituti, con forme diverse, stanno sperimentando questa strada.
L’alternanza scuola lavoro c’è da tantissimo tempo, il punto è che i professionali e i tecnici l’hanno subito sposata mentre i licei no, non l’avevano trovata interessante o comunque non a misura loro. E invece è giusto cominciare a guardare questa pratica con un occhio diverso, perfino per i classici.

Bussetti si è anche occupato di questioni meno controverse, come i compiti delle vacanze e l’abbigliamento delle studentesse del liceo. Su entrambi ha una posizione tutto sommato conservatrice: riguardo ai compiti, è d’accordo ad assegnarne di meno – «se fossi un docente di scuola primaria o secondaria, non esagererei con milioni di esercizi noiosi e pesanti» – ma non a eliminarli: «Io sono perché si facciano un po’ di compiti, con intelligenza. Invece di stare tutta l’estate seduti sulla sdraio a leggere i fumetti o a giocare col cellulare, meglio essere stimolati da buone letture o attività che tengano acceso, vigile, attento, impegnato il cervello».

Anche sull’abbigliamento delle studentesse più grandi ha provato a tenere una posizione di compromesso fra chi vorrebbe delle restrizioni e chi no.

«Quello dell’abbigliamento, diciamo così, disinvolto delle studentesse non è certo un’emergenza ma è importante far passare il messaggio che da un lato la scuola merita rispetto come istituzione. Ma anche che un certo modo di vestire può penalizzare loro stesse in un determinato contesto. I ragazzi, lo sappiamo tutti, rivendicano il diritto di vestirsi come vogliono. Ma a casa sarebbe importante che ci fosse una maggiore attenzione su questo»

A volte Bussetti si è trovato nella posizione di commentare fatti di cronaca per conto del ministero. L’anno scorso, per esempio, si era diffusa una notizia falsa su un tentato rapimento avvenuto fuori dal Leone XIII, una scuola paritaria per famiglie agiate nel centro di Milano. La segnalazione era partita in alcuni gruppi WhatsApp di genitori degli studenti ed era arrivata ad alcune scuole, che poi avevano diffuso comunicati allarmati e parlato di “episodi preoccupanti”. Bussetti aveva rimproverato molto le scuole che avevano diffuso questi comunicati, e invitato i presidi a non «trasformare un tam tam fra genitori nell’allarme di un’istituzione scolastica».

Nel 2014 aveva commentato positivamente la decisione del comune di Milano di una campagna per promuovere la vaccinazione gratuita contro il papilloma virus per le ragazze di 11 anni: «promuovere la partecipazione e il coinvolgimento della scuola ai programmi preventivi, in stretta collaborazione con il personale delle ASL e gli Enti Locali in un’ottica di prevenzione di fattori di rischio, rimane uno degli impegni fortemente sentiti dall’ufficio scolastico», aveva scritto in un comunicato.

Per chi è interessato a sentire che voce abbia, qui sotto c’è un intervento di mezz’ora che ha tenuto l’anno scorso a un convegno organizzato dal Partito Democratico sullo sport nelle scuole.