Berlusconi si può di nuovo candidare
Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta di riabilitazione che aveva presentato due mesi fa, rendendolo eleggibile con effetto immediato
Venerdì pomeriggio il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta di riabilitazione presentata del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi a inizio marzo, rendendolo di nuovo candidabile in politica a effetto immediato. Il Tribunale ha di fatto cancellato gli effetti della legge Severino, che in seguito alla sua condanna del 2013 lo aveva interdetto dai pubblici uffici fino al novembre del 2019.
Ora la Procura di Milano può fare ricorso in Cassazione, chiedendo che la riabilitazione a Berlusconi venga revocata. Intanto, la riabilitazione è già effettiva, e quindi potenzialmente potrebbe candidarsi a nuove elezioni. La domanda che molti si stanno facendo è come influirà questa novità sul comportamento di Berlusconi nei confronti delle trattative in corso tra Lega e Movimento 5 Stelle per formare un governo, al quale Forza Italia aveva concesso una “benevolenza critica”. Se effettivamente verrà formato, potrebbe perlomeno allontanare la data delle elezioni, che invece avrebbero potuto tenersi già in estate o in autunno, e alle quali Berlusconi a questo punto si sarebbe potuto candidare.
C’è però un’altra possibilità, di cui si sta parlando con cautela: l’attuale legge elettorale prevede che in caso di dimissioni di un parlamentare eletto in un collegio uninominale, si tengano delle elezioni suppletive per sostituirlo. Questo significa che un deputato o un senatore di Forza Italia eletto in un collegio sicuro per il centrodestra potrebbe dimettersi, per permettere a Berlusconi di candidarsi per la sua sostituzione e, potenzialmente, venire quindi eletto in questa legislatura.
La decisione sulla riabilitazione, presa dalla camera di consiglio del Tribunale, è arrivata con un mese di anticipo rispetto al previsto, ed è stata piuttosto inaspettata: quando due mesi fa gli avvocati di Berlusconi Niccolò Ghedini e Franco Coppi avevano presentato la richiesta, l’attenzione ricevuta dai media era stata relativamente marginale. La richiesta di riabilitazione era stata presentata il 12 marzo, cioè quattro giorni dopo la scadenza dei tre anni da quando Berlusconi aveva terminato i suoi servizi sociali, svolti in una casa di riposo di Cesano Boscone, a sud di Milano, fino all’8 marzo 2015.
L’articolo 179 del codice penale prevede che un condannato possa chiedere la riabilitazione tre anni dopo aver scontato la pena, nel caso in cui abbia «adempiuto le obbligazioni civili derivanti dal reato» e «dato prove effettive e costanti di buona condotta». La riabilitazione «estingue le pene accessorie ed ogni altro effetto penale della condanna», e nel caso di Berlusconi comporta quindi la decadenza degli effetti della legge Severino, che impedisce ai condannati in via definitiva di ricoprire incarichi pubblici per sei anni. La scadenza dell’interdizione sarebbe arrivata nel novembre del 2019, sei anni dopo la sua decadenza ufficiale da senatore.
Inizialmente circolavano alcuni dubbi sulla concessione della riabilitazione per la questione della buona condotta. Attualmente sono in corso diversi processi carico di Berlusconi: un filone di uno di questi, il cosiddetto “Ruby ter”, ipotizza il reato di corruzione di testimoni nel novembre del 2016, cioè nel periodo durante il quale dovrebbe essere giudicata la condotta di Berlusconi. Ma secondo precedenti sentenze della Cassazione, perché sia preso in considerazione nella decisione sulla concessione della riabilitazione un processo dovrebbe essere arrivato almeno al primo grado di giudizio, e nel caso del Ruby ter non succederà a breve.
Berlusconi aveva provato anche altre strade per poter tornare candidabile: il suo primo tentativo era stato il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che però ha tardato a esprimersi sul suo caso. Non ci sono previsioni su quando possa arrivare la sentenza, ma ci sono molti scetticismi sulla possibilità che possa dargli ragione.