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  • Lunedì 30 aprile 2018

Una buona notizia per le api europee

E una brutta per le grandi multinazionali che producono pesticidi: i paesi della UE hanno vietato l'uso dei neonicotinoidi, che secondo molti studi danneggiano gli insetti impollinatori

Manifestazione in difesa delle api organizzata dall'ong Avaaz a Bruxelles, in Belgio, davanti alla sede della Commissione Europea, il 27 aprile 2018 (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
Manifestazione in difesa delle api organizzata dall'ong Avaaz a Bruxelles, in Belgio, davanti alla sede della Commissione Europea, il 27 aprile 2018 (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

Il 27 aprile i paesi dell’Unione Europea hanno approvato il divieto definitivo e quasi completo di usare tre tipi di pesticidi neonicotinoidi, sostanze che secondo molti studi scientifici causano cali nella riproduzione e durata della vita più breve nelle popolazioni di api e di altri insetti impollinatori. Un divieto temporaneo era già stato introdotto nel 2013 relativamente alle coltivazioni di mais, colza e girasoli, piante che le api impollinano, e la Commissione Europea aveva già provato per due volte a estendere il divieto in modo definitivo dopo che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) aveva dato due pareri favorevoli alla sua introduzione. Il nuovo divieto, che entrerà in vigore alla fine del 2018, riguarda tutte le coltivazioni, fatta eccezione per quelle nelle serre.

I neonicotinoidi sono la classe di pesticidi più usata nel mondo. Alcuni altri, per esempio il thiacloprid e il sulfoxaflor, continueranno a essere usati nei paesi dell’Unione Europea perché non sono stati collegati ai problemi delle api.

I paesi che hanno votato a favore della proposta della Commissione sono stati 16, tra cui l’Italia, la Francia, la Germania, il Regno Unito e la Spagna. I gruppi ambientalisti hanno lodato la decisione: circa cinque milioni di persone di tutto il mondo avevano firmato delle petizioni per prolungare il divieto introdotto nel 2013. Belgio, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia si sono astenuti. Hanno votato contro Repubblica Ceca, Danimarca, Ungheria e Romania: questi paesi avrebbero voluto una maggiore flessibilità nelle regole sull’uso dei neonicotinoidi per favorire gli agricoltori di barbabietole da zucchero, i cui semi vengono trattati con queste sostanze. Joachim Rukwied, presidente del Copa-Cogeca, la più grande organizzazione che rappresenta gli agricoltori europei, ha espresso delle perplessità sul fatto che l’uso dei neonicotinoidi nella coltura della barbabietola danneggi le api, dato che questa pianta non produce fiori e dunque non attrae le api.

Gli oppositori del divieto hanno cercato di impedirne l’approvazione dicendo che le ricerche scientifiche sui danni causati dai neonicotinoidi non sono definitive e che il divieto parziale introdotto nel 2013 non ha causato un incremento nella popolazione delle api.

Oltre ad alcune categorie di agricoltori, il divieto è stato osteggiato dalle due grandi aziende multinazionali produttrici dei tre tipi di pesticidi neonicotinoidi vietati, la tedesca Bayer (produttrice di imidacloprid e clothianidin), la svizzera Syngenta (thiamethoxam) e la giapponese Takeda (clothianidin). Bayer e Syngenta avevano fatto ricorso alla Corte di Giustizia contro il divieto del 2013: la sentenza in merito è prevista per il 17 maggio. Secondo Bayer l’uso dei neonicotinoidi è sicuro se viene effettuato seguendo le prescrizioni di utilizzo dell’azienda e il divieto di usare queste sostanze sarà dannoso sia per l’agricoltura che per l’ambiente dato che porterà a un aumento dell’uso di altri pesticidi, che farà aumentare le emissioni di anidride carbonica e il rischio che gli insetti sviluppino resistenze nei confronti dei pesticidi.

Tra i politici che si sono impegnati di più per l’approvazione del divieto sull’uso dei neonicotinoidi c’è anche il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker che l’anno scorso si era definito «l’uomo delle api», dicendo che nonostante sia allergico al veleno delle api le vuole proteggere.