La donna a cui lo Stato chiede un miliardo di euro

È iniziato un inusuale processo a quattro persone – tra cui due ex ministri dell'Economia – per alcune loro scelte durante la crisi, racconta Federico Fubini sul Corriere

(Mauro Scrobogna /LaPresse)
(Mauro Scrobogna /LaPresse)

È iniziato un processo alla Corte dei Conti in cui sono imputati due ex ministri dell’Economia, Vittorio Grilli e Domenico Siniscalco, l’attuale direttore generale del ministero, Vincenzo La Via, e l’ex direttrice generale, Maria Cannata. I quattro sono accusati di danno erariale, ma le accuse della Corte dei Conti sono piuttosto inusuali, scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera: per prima cosa non vengono sospettati di avere agito con dolo, cioè con consapevolezza, ma di aver gestito con “negligenza” alcuni debiti che lo Stato aveva contratto con la banca Morgan Stanley.

La seconda cosa rilevante, la più grave secondo Fubini, è che «la Corte dei conti sta applicando ai quattro alti funzionari, passati e presenti, il principio della responsabilità illimitata», un principio giuridico abbandonato da decenni per cui i vertici di un’azienda o ente pubblico vanno ritenuti responsabili dei danni provocati dalle loro decisioni. La Corte, insomma, ha chiesto risarcimenti milionari: a Cannata sono stati richiesti 1 miliardo e sette milioni, a Siniscalco 89 milioni, e così via. Non ancora è chiaro quando si potrebbe concludere il processo.

È fissata per oggi alla Procura regionale del Lazio della Corte dei conti la prima udienza di un tipo di procedimento che non si era mai visto né in Italia né in altri Paesi: due ex ministri dell’Economia ed ex direttori generali del Tesoro, Vittorio Grilli e Domenico Siniscalco, l’attuale direttore generale Vincenzo La Via e l’ex dirigente generale che per 18 anni ha gestito il debito pubblico, Maria Cannata, sono chiamati in giudizio per danno erariale. L’accusa mossa loro dalla magistratura contabile non è di aver agito con dolo, ma di essere stati «negligenti» nel caso dei costi sostenuti dallo Stato nella chiusura di alcuni contratti derivati con Morgan Stanley fra fine 2011 e inizio 2012.

Di unico in questo procedimento ci sono vari aspetti. Il primo è che mai nessun funzionario era stato portato alla sbarra in nessun altro Paese senza accuse di malversazione, benché problemi con i derivati si siano registrati anche in Portogallo, Austria, Francia e Grecia.

(Continua a leggere sul Corriere della Sera)