Tesla ha un grosso problema

Continua a mancare gli obiettivi di produzione della Model 3, l'auto elettrica a basso costo che dovrebbe catapultarla fuori dalla nicchia

Elon Musk alla presentazione della Model 3, nel luglio del 2017. (Andrej Sokolow/picture-alliance/dpa/AP Images)
Elon Musk alla presentazione della Model 3, nel luglio del 2017. (Andrej Sokolow/picture-alliance/dpa/AP Images)

Tesla, la casa automobilistica di Elon Musk che con l’auto Model 3 vuole diventare la prima produttrice su larga scala di auto elettriche economiche (relativamente economiche, perlomeno), continua a mancare i propri obiettivi di produzione, generando dubbi e preoccupazioni sul futuro dell’azienda. Attualmente ci sono decine di migliaia di persone che hanno pre-ordinato una Model 3, il cui prezzo dovrebbe partire da 35mila dollari. Ma Tesla ne sta producendo molte meno del previsto, e ha già rimandato diverse volte il raggiungimento dei propri obiettivi di produzione e consegna.

A un certo punto di mercoledì 28 marzo, a causa di un declassamento del rating della società da parte di Moody’s, Tesla ha perso l’8% del suo valore in borsa. E a complicare le cose, giovedì l’azienda ha annunciato di voler ritirare 123mila auto Model S prodotte prima dell’aprile del 2016 per un problema al servosterzo. Tesla informerà i proprietari coinvolti quando sarà disponibile nella loro area un servizio di riparazione, che in un’ora sistemerà il problema.

Bloomberg ha realizzato un contatore continuamente aggiornato su quante Model 3 ha prodotto finora Tesla e su quante ne stia producendo settimanalmente. Mettendo insieme i dati a disposizione del governo americano, le comunicazioni ufficiali di Tesla e fonti nell’azienda, ha stimato che finora siano state prodotte 11.418 Model 3, e che la produzione settimanale sia di 1.058 unità. Queste cifre sono molto inferiori agli obiettivi della società di Elon Musk. Dallo scorso luglio, quando la Model 3 è stata presentata sul mercato, Tesla ha continuato a rimandare l’obiettivo di 5.000 unità prodotte a settimana. Alla fine di ogni trimestre ha detto che la produzione stava aumentando e che contava di raggiungere l’obiettivo nei tre mesi successivi. Teoricamente, stando agli annunci della stessa società, entro il trimestre che si concluderà domani Tesla sarebbe dovuta arrivare a produrre 2.500 unità a settimana, ma è ferma a meno della metà. A gennaio aveva anche previsto che avrebbe raggiunto le 5.000 unità a settimana entro la fine del trimestre successivo, cioè a fine giugno, ma oggi sembra improbabile.

Elon Musk alla presentazione della Model 3, nel luglio del 2017. (Andrej Sokolow/picture-alliance/dpa/AP Images)

Il piano di Musk per Tesla è molto ambizioso, e un po’ per il suo carisma, un po’ per la sua capacità di ispirare le persone con progetti visionari, un po’ per le molte cose che ha già realizzato e continua a realizzare nei molti settori in cui è attivo – che siano razzi riutilizzabili o centrali elettriche a batterie – ha raccolto molta fiducia ed entusiasmo tra gli investitori e tra i comuni appassionati. Nel 2010, Tesla è diventata la prima casa automobilistica statunitense a quotarsi in borsa in 54 anni. Oggi ha un volume di affari tale da giocare nello stesso campionato delle più importanti e storiche case automobilistiche americane: le sue azioni valgono complessivamente circa 43 miliardi di dollari, contro i 43,8 di Ford, che però è un’azienda che vende milioni di auto ogni anno. I suoi modelli sono venduti a prezzi simili a quelli di case automobilistiche di lusso, come BMW e Porsche.

Ma la sopravvivenza e la sostenibilità del progetto dietro a Tesla dipenderà sempre di più dalla sua capacità di produrre e vendere molte più auto di quante ne produca oggi. A un certo punto dell’anno scorso, le persone in lista d’attesa per comprare una Model 3 sono state 500mila, ciascuna delle quali ha pagato un anticipo da 1000 dollari: non è però chiaro quanti si siano tirati indietro, ottenendo un rimborso.

La Gigafactory, in Nevada, dove vengono prodotte le batterie delle Model 3. (AP Photo/Rich Pedroncelli)

Entro novembre, inoltre, Tesla dovrà pagare 230 milioni di dollari in obbligazioni, e altri 920 milioni ne dovrà pagare entro il marzo successivo. Da quando esiste, Tesla non ha mai prodotto profitti, e nel 2017 ha perso 2,24 miliardi di dollari, contro i 773 milioni del 2016. Soltanto negli ultimi tre mesi del 2017 ha perso 675,4 milioni di dollari, contro i 121 milioni dello stesso periodo del 2016. Alla fine dello scorso anno, Tesla aveva debiti con i fornitori per circa 2,4 miliardi di dollari. Non sono comunque cifre di per sé drammatiche o troppo preoccupanti, ma se la società continuerà a mancare gli obiettivi potrebbe cominciare ad avere problemi con i creditori.

Per conto suo, Musk ha detto che lavorerà gratis, senza nessun tipo di compenso o bonus, per i prossimi dieci anni: a quel punto, se Tesla avrà raggiunto la capitalizzazione di mercato di 650 miliardi di dollari come dagli obiettivi, otterrà un bonus di 55,8 miliardi di dollari, che lo renderebbe l’uomo più ricco del pianeta.

Dopo il declassamento di Moody’s, Standard & Poor’s ha detto che potrebbe a sua volta prendere una decisione simile. Questi problemi hanno coinciso con l’apertura di un’indagine federale su un incidente avvenuto la scorsa settimana a una Tesla Model X vicino a Mountain View, in California, che ha provocato la morte del conducente dell’auto. Non è chiaro se stesse usando il sistema di pilota automatico.