Il Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco

È la terza volta che succede, in pochi anni

Repubblica ha pubblicato oggi un’intervista a papa Francesco realizzata da Eugenio Scalfari, fondatore ed ex direttore del quotidiano. La chiacchierata, ha raccontato lo stesso Scalfari, si è svolta «al pianoterra del palazzo di Santa Marta in Vaticano, dove il Papa vive e riceve gli amici». Come era già successo però in altre due occasioni, l’ufficio stampa del Vaticano ha diffuso un comunicato smentendo che il Papa abbia dato un’intervista a Scalfari e sostenendo che il contenuto dell’articolo sia il frutto di una sua ricostruzione. «Quanto riferito dall’autore nell’articolo odierno è frutto della sua ricostruzione, in cui non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa. Nessun virgolettato del succitato articolo deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole del Santo Padre», ha detto il Vaticano.

In particolare c’era stata una risposta attribuita a papa Francesco che ha fatto molto discutere: quella sull’inesistenza dell’inferno.

Domanda: Santità, nel nostro precedente incontro lei mi disse che la nostra specie ad un certo punto scomparirà e Dio sempre dal suo seme creativo creerà altre specie. Lei non mi ha mai parlato di anime che sono morte nel peccato e vanno all’inferno per scontarlo in eterno. Lei mi ha parlato invece di anime buone e ammesse alla contemplazione di Dio. Ma le anime cattive? Dove vengono punite?

Risposta: Non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici,

Come detto, non è la prima volta che il papa smentisce di avere detto a Scalfari frasi poi finite tra virgolette in un articolo di Repubblica. Era successo nel novembre 2013 e nel luglio 2014. Nella prima occasione Scalfari aveva ammesso che l’intervista era frutto di una ricostruzione di un colloquio che aveva avuto col Papa, nel quale non aveva registrato la conversazione e non aveva nemmeno preso appunti. Le frasi virgolettate erano prodotti della sua memoria. Scalfari aveva detto che quello era stato il suo metodo di lavoro per quasi 50 anni.