Steven Tyler compie 70 anni

Una buona occasione per riascoltare le nove canzoni migliori degli Aerosmith, e riguardare i video (compreso quello molto famoso con sua figlia)

(PAUL J. RICHARDS/AFP/Getty Images)
(PAUL J. RICHARDS/AFP/Getty Images)

Oggi compie 70 anni Steven Tyler – che poi si chiamava Tallarico: suo padre era della provincia di Crotone –, cantante e frontman degli Aerosmith, polistrumentista, padre di Liv Tyler (e molte altre cose, tra cui giudice di talent show, per un periodo).
È una buona scusa per riascoltare le nove migliori canzoni degli Aerosmith, scelte da Luca Sofri, peraltro direttore del Post, per il suo libro Playlist, la musica è cambiata. Nel libro, degli Aerosmith si diceva:

“La più grande banda di strafatti che abbia mai visto” disse Jerry “Pulpito” Garcia dei Grateful Dead. Tanto strafatti che dopo dieci anni di attività si separarono, all’inizio degli anni Ottanta. Dopo qualche tempo il manager di uno di loro li convinse a tornare assieme e a diventare la rockband dell’era MTV: gli Stones se non ci fossero già stati gli Stones. Bocca del leader compresa. Steven Tyler (già Steven Tallarico e già padre di Liv Tyler) diventò così il sex symbol di ragazze che potevano essere sue figlie e ci marciò parecchio. E gli Aerosmith infilarono una serie di singoli da classifica che ancora non ha fine.

Walk this way
(Toys in the attic, 1975)
“Walk this way” lo diceva Marty Feldman in Frankenstein jr., scatenando una gag che giocava sull’equivoco tra way-strada e way-modo. Il titolo lo presero da lì, ma il testo racconta dell’introduzione al sesso (e che sesso!) del giovane protagonista.
Undici anni dopo divenne un successo ancora maggiore nella versione condivisa con i rapper Run DMC. Stando alla leggenda, Tyler si dimenticò i testi sul taxi che lo aveva portato alla sala di incisione, e li riscrisse su due piedi.

Rag doll
(Permanent vacation, 1987)
Uno di quei motivetti che sembra siano sempre esistiti. Un ritmo fatto apposta per definire l’espressione “swinging”. Fantastico l’ingresso dei fiati, che non sono proprio roba loro, e la chiusura vocale jazz.

Love in an elevator

(Pump, 1989)
Allora: forse voi vorreste essere stati Steven Tyler. Ma io che sono umile avrei voluto essere un turista ciondolante nella hall dell’albergo nel momento in cui si aprirono le porte dell’ascensore e apparve Tyler insieme a due ragazze, tutti piuttosto spogliati e in atteggiamento, uhm, come dire… No, non credo sia vero: ma c’è chi sostiene che la canzone sia nata così.

What it takes

(Pump, 1989)
Lui la recita da campione, gigioneggiando ogni sillaba. Sarebbe fantastica solo per “Girl, before i met you I was F-I-N-E fine”. E poi c’è quell’infinita e rotatoria cavalleria di parole nel verso: “Withoutthinking-you-lost-everything-thatwas-good in-your-life-to-the-tossof-the-diiiiiiiiiiiice…”.

Janie’s got a gun

(Pump, 1989)
Mica una canzone qualsiasi, a cominciare dall’inizio western. La storia narra che il padre di Janie le ha fatto delle brutte cose, e lei si è stufata e gli ha piantato una pallottola in testa.
Ed è raccontata con freddezza e rabbia inquietanti e antiretoriche. Una delle migliori cose degli Aerosmith di sempre.
Da una gag del popolare comico statunitense Jon Stewart, nel 2006 nacque una parodia dedicata all’incidente durante il quale il vicepresidente americano sparò a un amico scambiandolo per una quaglia: “Cheney’s got a gun”.

Livin’ on the edge

(Get a grip, 1993)
È che viviamo in un casino, e nessuno ci capisce più niente: c’è qualcosa di sbagliato, ma va’ a sapere cosa. E non ci puoi fare niente. Viviamo sull’orlo del precipizio. Everybody.

Crazy
(Get a grip, 1993)
Grande l’introduzione chiacchierata. Ballatona, consegnata all’immaginazione dei giovanotti da un video dove due ragazze marinano la scuola, se la battono su una cabrio, si spogliano, ne combinano parecchie, si tuffano in uno stagno e si capisce che si piacciono assai. E sono Alicia Silverstone e Liv Tyler, figlia di Steven, prima di rovinarsi in un film di Bertolucci.

Amazing

(Get a grip, 1993)
Copia di “Crazy”, dallo stesso disco, altrettanto successone mondiale e video straprogrammato (ancora con Alicia Silverstone, che è anche in quello di “Cryin’”). Il casino che fa lui sul finale, urlando, balbettando, trascinando le parole, vale il prezzo del biglietto.

Just feel better
(All that I am, 2005)
Nel 2005 Carlos Santana pubblica un disco di duetti, in cui può associare ai suoi rodati virtuosismi le efficaci voci di questo o quel divo. Il primo singolo è un rocchettone con Steven Tyler, che fa rimbalzare e rotolare le parole in giro per la canzone fermandosi soloperfareunpo’dipostoquaelàalla chitarra dell’ospite.