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  • Sabato 24 marzo 2018

In Catalogna sono stati arrestati altri cinque leader indipendentisti

Il Tribunale supremo ha anche riattivato l'ordine di arresto europeo per l'ex presidente Carles Puigdemont, che si trova in Finlandia

Carles Puigdemont (AP Photo/Olivier Matthys)
Carles Puigdemont (AP Photo/Olivier Matthys)

Ieri il Tribunale supremo spagnolo ha ordinato l’arresto di cinque importanti politici indipendentisti catalani formalmente accusati di ribellione, un reato che prevede fino a 30 anni di carcere. Il Tribunale ha anche riattivato i mandati di arresto europei per i politici catalani che alla fine dello scorso ottobre – dopo la controversa dichiarazione di indipendenza della Catalogna approvata dal Parlamento locale – erano andati a Bruxelles, in Belgio, per evitare l’arresto da parte delle autorità spagnole. Uno dei destinatari del mandato di arresto è l’ex presidente catalano Carles Puigdemont, che in questi giorni si trova in Finlandia per partecipare a una conferenza: le autorità finlandesi hanno confermato di avere ricevuto dalla Spagna la richiesta di estradizione e Puigdemont ha fatto sapere tramite il suo avvocato che potrebbe presentarsi spontaneamente oggi stesso alla polizia finlandese.

Nella notte in Catalogna ci sono state manifestazioni, proteste e scontri: a Barcellona più di 20 persone sono state ferite.

Il Tribunale supremo, cioè il tribunale incaricato dei processi ai leader indipendentisti catalani, ha formalizzato le accuse nei confronti di 25 persone, dicendo che il loro piano per la secessione della Catalogna dalla Spagna non è stato abbandonato, ma è «in attesa di ripartire». I cinque politici arrestati ieri sono quasi tutti membri dell’ultimo governo catalano, quello guidato da Puigdemont. Sono: Jordi Turull, ex portavoce del governo e candidato di una parte del fronte indipendentista a diventare nuovo presidente della  Catalogna; Josep Rull, ex ministro dello Sviluppo; Raul Romeva, ex ministro degli Esteri; Dolors Bassa, ex ministra del Lavoro; e Carme Forcadell, ex presidentessa del Parlamento catalano. Tutti e cinque erano già stati arrestati in precedenza ma poi rilasciati su cauzione. Insieme a loro si trovano in carcere Oriol Junqueras, ex vicepresidente catalano, Joaquim Forn, ex ministro degli Interni, e i “due Jordi”, Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, leader rispettivamente dell’Assemblea Nazionale Catalana (ANC) e di Ómnium, le due più importanti organizzazioni indipendentiste della società civile catalana.

Il Tribunale supremo ha anche deciso l’arresto di Marta Rovira, che è tra i più importanti esponenti di Esquerra Republicana (ERC), il partito indipendentista di sinistra di Oriol Junqueras. Rovira – che a un certo punto sembrava poter diventare una candidata per la presidenza catalana – è andata in Svizzera e ha pubblicato una lettera in cui spiega di aver scelto «la strada dell’esilio» per poter continuare a promuovere l’indipendenza della Catalogna. Da diverse settimane si trova all’estero anche Anna Gabriel, una delle più note esponenti della CUP, partito indipendentista di sinistra radicale che durante l’ultima legislatura aveva appoggiato il governo di Puigdemont. Gabriel è accusata di disobbedienza e si trova in Svizzera.

Oggi il Parlamento catalano si riunirà di nuovo per provare a eleggere un nuovo presidente della Catalogna, che è senza governo dalle elezioni di dicembre. È difficile dire cosa succederà. In teoria il candidato alla presidenza della Catalogna rimane Turull, esponente della lista indipendentista Junts pel Catalunya, quella di Puigdemont. La candidatura di Turull, che è appoggiata anche da ERC, aveva però già subìto un duro colpo ieri, quando non era riuscita a ottenere l’appoggio della terza forza indipendentista al Parlamento catalano, la CUP. Questa mattina Ciutadans, principale forza di opposizione catalana, ha chiesto di sospendere la sessione del Parlamento, ma per ora sembra che si svolgerà tutto secondo le previsioni.