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  • Venerdì 16 marzo 2018

La nave carica di migranti che non voleva nessuno

Appartiene all'ong spagnola Open Arms e prima di attraccare in Sicilia ha cercato per due giorni un porto, dopo aver litigato con la Guardia Costiera libica

(foto diffusa su Twitter dal fondatore di Open Arms, Oscar Camps)
(foto diffusa su Twitter dal fondatore di Open Arms, Oscar Camps)

Tra giovedì e venerdì una nave della ong spagnola Open Arms è stata al centro di un delicato caso internazionale che coinvolge l’Italia, la Libia e Malta. Giovedì sera, dopo aver soccorso un gruppo di migranti al largo della Libia, la nave è stata minacciata e ostacolata dalla Guardia Costiera locale e per un giorno intero non ha ricevuto il permesso per attraccare in alcun porto del Mediterraneo. A bordo c’erano circa duecento persone. La situazione si è risolta venerdì sera quando il governo italiano ha consentito alla nave di sbarcare a Pozzallo, in provincia di Ragusa: lo sbarco è avvenuto infine sabato mattina. Dalle prime informazioni, tutti i migranti a bordo sono ancora vivi.

Open Arms sostiene che l’iniziale ostilità dei paesi europei, e soprattutto dell’Italia, vada considerata una punizione per avere interferito con gli affari della Guardia Costiera libica, appoggiata sia dal governo italiano sia dalle istituzioni europee e negli ultimi mesi responsabile di molte operazioni di respingimento di navi cariche di migranti. Venerdì la nave era ferma al largo di Malta, a cui aveva chiesto di accogliere i migranti in gravi condizioni mediche, fra cui un neonato. A quanto sembra la richiesta non era stata accolta.

Su Internazionale la giornalista Annalisa Camilli ha ricostruito che il caso è iniziato giovedì mattina, quando la nave di Open Arms – una delle poche ong ancora attive nei soccorsi di migranti nel Mediterraneo – ha soccorso un gommone che stava affondando con 117 persone a bordo, su segnalazione della Guardia Costiera italiana. Alla fine dei soccorsi il centralino della Guardia Costiera libica ha chiesto a Open Arms di consegnare i migranti soccorsi a una nave libica poco distante. Open Arms ha rifiutato, spiegando che gli agenti libici sono noti per compiere abusi sistematici sui migranti. L’equipaggio ha proseguito le sue attività, soccorrendo altri due gruppi di migranti.

Più tardi la nave di Open Arms è stata avvicinata da una nave della Guardia Costiera libica che ha iniziato a comportarsi in maniera molto aggressiva. Luigi Manconi, senatore uscente e importante attivista per i diritti umani, sta seguendo da vicino il caso e ha raccontato a Internazionale cosa è successo a quel punto fra le due navi:

«I libici con le armi spianate hanno intimato alla nave spagnola di non muoversi e hanno minacciato di condurre a Tripoli le lance di recupero, che continuavano a essere vicine ai migranti. I libici pretendevano che l’equipaggio delle lance consegnasse donne e bambini, altrimenti avrebbero fatto fuoco sui volontari»

Due ore dopo la Guardia Costiera si è ritirata e a quel punto la nave di Open Arms ha potuto lasciare le coste libiche per dirigersi verso quelle europee. Manconi ha detto di aver parlato sia col ministro degli Interni Marco Minniti sia con quello dei Trasporti Graziano Delrio, ed entrambi gli hanno detto che deve essere il governo spagnolo a chiedere l’autorizzazione per conto di Open Arms.

È una procedura mai seguita prima d’ora: le navi delle ong che soccorrono migranti nel Mediterraneo battono bandiere di paesi da tutto il mondo, e il governo italiano non ha mai chiesto che i governi di quei paesi intervenissero per conto delle organizzazioni.

Su Twitter, Manconi ha fatto sapere che sulla nave di Open Arms ci sono «molti malati gravi»: tramite il suo account Open Arms ha diffuso alcune foto molto forti di un neonato in cattive condizioni di salute.