Marco Minniti. (ANSA/ MARCO COSTANTINO)

La storia del collegio di Pesaro

Dove il ministro Marco Minniti ha perso contro un candidato "impresentabile" del M5S che aveva rinunciato all'elezione

Annunciando le sue dimissioni da segretario del Partito Democratico e commentando i risultati delle elezioni politiche del 4 marzo, Matteo Renzi ha citato il risultato nel collegio uninominale di Pesaro proponendolo come risultato esemplare di quello più generale: non è detto che sia così, ma il risultato di Pesaro è stato effettivamente sorprendente e significativo e ha confermato quello che dicevano diversi studi realizzati prima del voto, e cioè che pochissimi elettori conoscevano i candidati del loro collegio e che le motivazioni politiche nazionali avrebbero prevalso su quelle locali.

Nel collegio uninominale di Pesaro il Partito Democratico candidava Marco Minniti, ministro dell’Interno e storico dirigente del PdS e dei DS, prima ancora che del PD. Minniti è una delle persone più popolari del governo di Paolo Gentiloni, e Renzi ha ricordato che grazie al suo lavoro – apprezzato da molti e criticato da molti altri – è riuscito a rallentare il numero degli sbarchi di migranti sulle coste italiane. Pesaro è considerata una roccaforte della sinistra: dal 1946 senza interruzioni è amministrata da sindaci del PCI, poi del PdS, poi dei DS e del PD.

Gli sfidanti di Minniti erano Anna Maria Bezziccheri per il centrodestra e Andrea Cecconi per il Movimento 5 Stelle. Cecconi è uno dei parlamentari uscenti del Movimento 5 Stelle che durante la campagna elettorale aveva ammesso di aver falsificato i rimborsi di parte del suo stipendio che dichiarava di versare ogni mese a un fondo per il microcredito: per questo aveva smesso di fare campagna elettorale e aveva annunciato di voler concludere la sua carriera politica e dimettersi non appena fosse stato eletto.

Nonostante tutto questo, non solo Minniti non ha vinto le elezioni nel collegio di Pesaro ma è addirittura arrivato terzo, dietro la candidata del centrodestra e dietro Cecconi, che pur avendo annunciato la sua rinuncia alla candidatura e l’intenzione di dimettersi ha ottenuto il 35 per cento dei voti e ha vinto le elezioni. Minniti si è fermato al 27 per cento, ma era candidato anche nella quota proporzionale e quindi farà parte comunque del nuovo Parlamento.

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