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  • Venerdì 2 marzo 2018

Il 4 marzo non si vota solo in Italia

Lo stesso giorno delle elezioni politiche, in Svizzera si terrà un referendum per l'abolizione del costoso canone della radiotelevisione pubblica

L'home page del sito internet della radiotelevisione svizzera
L'home page del sito internet della radiotelevisione svizzera

Domenica 4 marzo, mentre in Italia si voterà per eleggere il nuovo Parlamento, in Svizzera si terrà un referendum sull’abolizione del canone della radiotelevisione pubblica svizzera, la Ssr (Società svizzera di radiotelevisione). La Ssr è composta da quattro televisioni, cinque stazioni radio nazionali e trentaquattro locali, e un sito internet. Viene considerata un servizio pubblico di qualità e trasmette in tutte le lingue nazionali della Svizzera: anche per questo il suo canone è il più alto in Europa (451 franchi annui, quasi 400 euro). Per passare il referendum dovrà raggiungere una doppia maggioranza – in elettori e in cantoni – un esito che stando agli ultimi sondaggi sembra essere molto improbabile.

Il referendum si chiama “No Billag”, dal nome della società incaricata di riscuotere il canone. Fu proposto nel 2015 da un gruppo di cittadini e politici prevalentemente di destra, che accusavano la Ssr, tra le altre cose, di essere un apparato burocratico enorme e inefficiente e di fare un’informazione troppo orientata verso il centrosinistra. La raccolta delle firme necessarie per poter organizzare il referendum fu promossa dai giovani liberali senza l’appoggio dei vertici del partito, e fu sostenuta anche dai giovani dell’Udc, la destra nazionalista. L’iniziativa partì un po’ in sordina, ma con il passare del tempo ottenne sempre più appoggio, fino a diventare oggi una preoccupazione seria per i dirigenti di Ssr.

In un recente sondaggio dell’istituto gfs.bern, commissionato dalla stessa Ssr, i no all’abolizione sono attorno al 65 per cento, mentre i sì sono al 33, con il 2 per cento degli indecisi. Un altro sondaggio, realizzato dal gruppo editoriale Tamedia, dà i no al 60 per cento e i sì al 39. Nelle ultime settimane, comunque, la campagna attorno al referendum si è animata parecchio e i no all’abolizione, appoggiati anche da governo e parlamento svizzero, sono aumentati. La vittoria del no sembra quindi piuttosto sicura, anche se non dovunque: la Svizzera italiana sembra quella che più si oppone al pagamento del canone e dove il risultato del referendum sembra più incerto (i no all’abolizione del canone sono dati attorno al 53 per cento, contro il 58 della Svizzera tedesca e il 63 della Svizzera francese). Il Sole 24 Ore ha scritto che questi dati potrebbero sembrare paradossali, visto che «il meccanismo federalista di retribuzione dei proventi del canone stesso va a beneficio delle minoranze linguistiche».

Se dovesse passare l’abolizione del canone – ipotesi, come detto, molto improbabile – per la Ssr sarebbe un guaio, anche perché i proventi del canone ogni anno sono poco più di 1 miliardo di euro, pari al 75 per cento dei bilanci dell’azienda. Nel prossimo futuro, comunque, è previsto un cambiamento nel pagamento del canone: dal 2019 il canone Billag sarà sostituito da un canone generale, che scenderà a 365 franchi all’anno, circa 320 euro.