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  • Domenica 7 gennaio 2018

Negli Stati Uniti si è parlato per un giorno di un “canale dei gorilla” che non esiste

Un finto estratto del libro di Michael Wolff su Trump, diffuso su Twitter come scherzo, è stato preso per vero da molti

Uno screenshot dal finto canale dei gorilla creato da Vice News (Vice
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Uno screenshot dal finto canale dei gorilla creato da Vice News (Vice News)

Da alcuni giorni negli Stati Uniti il dibattito politico è monopolizzato dalle discussioni sul nuovo libro del giornalista Michael Wolff sulla campagna elettorale e sul primo anno di presidenza Donald Trump. Il libro contiene molti passaggi che ridicolizzano o dipingono negativamente Trump, ma uno di quelli che sono circolati di più su Twitter era falso. O meglio, era uno scherzo. Il 5 gennaio il vignettista australiano Ben Ward ha condiviso su Twitter uno screenshot di un documento di testo con la didascalia: «Wow, questo estratto del libro di Wolff è uno scorcio scioccante sulla mente di Trump». Nell’immagine si legge:

«Durante la prima notte trascorsa alla Casa Bianca il presidente Trump si lamentò del fatto che la TV nella sua camera da letto fosse rotta, perché non aveva il “canale dei gorilla”. Sembrava che Trump credesse nell’esistenza di un canale televisivo che trasmette solo contenuti sui gorilla per 24 ore al giorno.
Per soddisfare Trump, lo staff della Casa Bianca mise insieme una serie di documentari sui gorilla per creare un canale dei gorilla improvvisato, da trasmettere nella camera da letto del presidente con una torre di trasmissione eretta velocemente sul retro della sua residenza. Tuttavia Trump non era soddisfatto del canale: si lamentava che fosse “noioso” perché “i gorilla non lottano”.
Lo staff allora tolse tutte le parti dei documentari in cui i gorilla non si stavano colpendo a vicenda, e alla fine il presidente fu soddisfatto. “Certi giorni guarda il canale dei gorilla per 17 ore di seguito” mi ha raccontato una persona informata dei fatti. “Si inginocchia davanti alla TV, con la faccia a circa dieci centimetri dallo schermo, e dice cose incoraggianti ai gorilla, tipo ‘l’hai colpito bene quell’altro gorilla’. Penso che creda che i gorilla possano sentirlo”».

In un giorno il tweet è stato condiviso più di 24mila volte e molte persone hanno davvero creduto che i funzionari della Casa Bianca avessero creato un canale televisivo per calmare Trump. Ma l’estratto era finto. Molti siti americani, tra cui Snopes, il più famoso sito americano di fact-checking, lo hanno spiegato quando è diventato evidente che molti utenti lo avevano creduto vero. Lo stesso Ward ha cambiato il nome del suo profilo Twitter in “the gorilla channel thing is a joke”, cioè “la storia del canale sui gorilla è uno scherzo”.

Altri siti giornalistici, tra cui Esquire e Vice News, hanno deciso di creare le proprie versioni del canale dei gorilla. I social media manager di Netflix ne hanno invece approfittato per fare uno dei loro tweet simpatici – «per favore smettete di chiamare il nostro servizio clienti per chiedere se abbiamo il Canale dei Gorilla» – e il Dian Fossey Gorilla Fund, un’organizzazione per la salvaguardia dei gorilla, ha sfruttato la cosa per promuovere la propria raccolta fondi. Molti altri utenti dei social network hanno fatto varie battute sul canale dei gorilla, tanto che i giornali americani lo hanno già definito il miglior meme di questi primi giorni del 2018.

Il canale dei gorilla ha anche ispirato alcune analisi sul rapporto tra social network, politica e discorso pubblico. Secondo Fox News il meme ha dimostrato che gli oppositori di Trump possono essere facilmente convinti a credere qualsiasi cosa di negativo sul presidente. L’editorialista del New York Times Farhad Manjoo ha criticato la condivisione dei finti screenshot dicendo che «gli scherzi non funzionano in un mondo alimentato da una cassa di risonanza per le posizioni partigiane» e ha scritto che questo genere di scherzi non è divertente. Secondo Jennifer Stromer-Galley, esperta di scienze politiche e insegnante alla Syracuse University, la storia del canale dei gorilla si è diffusa con successo perché le persone sono pronte a sospendere la propria incredulità quando qualcosa conferma i propri pregiudizi personali: è lo stesso meccanismo che fa sì che si diffondano le notizie false.

Ward ha detto al New York Times che non era il primo finto screenshot che condivideva su Twitter, e che per tutti quelli fatti in precedenza aveva sempre cercato di «renderli abbastanza ridicoli, in modo che fosse chiaro che erano degli scherzi». Ward ha anche commentato: «Ci sono sempre alcune persone che ci credono. Non sono sicuro che questo ci dica qualcosa sullo stato della società». Su Twitter però ha scritto: «succede quando fai una parodia inventandoti delle cose su Trump, ma poi le persone ci credono e diventi parte del problema».

Il giornalista Ben Collins ha segnalato su Twitter che anche se la storia del canale dei gorilla era inventata, in un articolo del New Yorker del 1997 c’era un passaggio che avrebbe potuto essere il “fondo di verità” dello scherzo: nell’articolo era descritto un momento in cui Trump chiese a uno dei suoi figli di mandare avanti una registrazione di un film d’azione per poter guardare solo le scene di combattimento.