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  • Lunedì 1 gennaio 2018

I vescovi statunitensi vogliono fare santo Alce Nero

Il Sioux reso famoso dal libro "Alce Nero parla" si era convertito al cattolicesimo, ma forse non tantissimo

Alce Nero dopo essersi convertito al cattolicesimo (Wikimedia Commons)
Alce Nero dopo essersi convertito al cattolicesimo (Wikimedia Commons)

A novembre, durante l’annuale assemblea generale a Baltimora, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (ovvero l’organo che riunisce i vescovi cattolici del paese) ha votato in favore della beatificazione di Alce Nero, un guaritore e poi catechista nativo americano Sioux nato nel 1863 e morto nel 1950. Il suo nome era Heȟáka Sápa, tradotto in inglese “Black Elk”, che piuttosto che un alce è un cervo nordamericano noto come Wapiti: nel 1904 si fece battezzare con il nome di Nicholas, e per questo nel resto della sua vita, in cui si impegnò a convertire al cattolicesimo altri nativi americani, si fece chiamare Nicholas Black Elk.

Alce Nero è conosciuto soprattutto per via di un leggendario libro su cui si è formata la conoscenza dei nativi americani – pellirosse, o indiani, come venivano chiamati allora – di generazioni in tutto il mondo, Alce Nero parla: fu scritto all’inizio degli anni Trenta dall’etnografo John Neihardt mettendo insieme storie sui rituali della tribù degli Oglala Lakota, sulla vita di Alce Nero e sulle sue visioni, che gli erano state raccontate da lui stesso. Inizialmente il libro non ebbe molto successo, ma nel tempo divenne un bestseller – soprattutto con la scoperta dell’etnologia e dei diritti dei popoli negli anni Sessanta – prima negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo. Un secondo libro basato sui racconti di Alce Nero a proposito dei rituali della propria tribù, La sacra pipa, fu scritto dall’antropologo Joseph Epes Brown e pubblicato nel 1953.

Alce Nero era nato nell’attuale Wyoming. Prima di diventare cattolico, era stato un guerriero, partecipando alla battaglia di Little Bighorn a soli dieci anni – in Alce Nero parla c’è il racconto di quando tolse lo scalpo a un soldato americano – e ai combattimenti nel massacro di Wounded Knee nel 1890. In mezzo era anche stato nel Wild West Show di Buffalo Bill, una specie di circo itinerante attivo e molto famoso tra il 1883 e il 1915 (quello della canzone di Francesco De Gregori), con cui viaggiò negli Stati Uniti e in Europa. L’esperienza che però più di tutte segnò la sua vita, nel suo racconto, fu una visione che ebbe a nove anni mentre era malato: quando vide qualcosa che interpretò come “la totalità del creato unita in modo glorioso nel cielo”.

Malgrado la presenza del tema degli “spiriti” nella visione di Alce Nero, la sua impronta unitaria è considerata dai cattolici in sintonia monoteista con la successiva conversione di Alce Nero al cattolicesimo. Questa avvenne dopo la morte di Katie War Bonnet, la sua prima moglie, che si era convertita e aveva fatto battezzare i loro figli. Dopo la conversione, Alce Nero fu sempre un cattolico praticante e un catechista: battezzò molti altri nativi americani, fece lezioni sulla Bibbia e tenne messe. Nello stesso periodo però teneva altri spettacoli, simili a quelli fatti con il Wild West Show, ma più su temi spirituali e culturali dei nativi americani che sulle loro battaglie.

Molti giornali italiani hanno parlato nei giorni scorsi dell’inizio del processo di beatificazione di Alce Nero perché è uscito un articolo in proposito sulla rivista New Yorker. Ma nell’articolo Ian Frazier racconta di aver parlato con una bisnipote di Alce Nero, Charlotte Black Elk, che ha detto di rispettare la scelta di altri parenti che ha dato inizio al processo di beatificazione ma di non nutrire molto interesse nei confronti di questa storia. Ha anche detto:

«Era un uomo santo e famoso prima che arrivassero i cattolici e lo rimase anche dopo. Nella nostra famiglia ci sono diverse storie sui cattolici che cercavano di battezzarlo, lui che si nascondeva sotto un letto e un prete che gli versava addosso un secchio d’acqua e lo proclamava battezzato. All’inizio il bisnonno pensava di essere un santo adulto e che Gesù bambino fosse il suo fratellino adottato. Non credo che il bisnonno sia mai stato un vero cattolico».

L’opinione di Charlotte Black Elk è simile a quella di Hilda Neihardt, figlia di John Neihardt, che in un libro su Alce Nero pubblicato nel 1995 scrisse che sul letto di morte Alce Nero aveva detto che la sua unica religione fosse “quella della pipa”. Molti Sioux considerano Alce Nero un santo Lakota che fece alcuni compromessi con la cultura dei bianchi ma non cambiò mai davvero ciò in cui credeva. Secondo molti esperti, Alce Nero era un uomo pragmatico che mescolò la propria cultura alla religione cattolica per permetterle di sopravvivere. In ogni caso, a prescindere dalla sua fede, Alce Nero è ancora molto considerato negli Stati Uniti, tanto che lo scorso agosto la montagna più alta del South Dakota è stata rinominata Black Elk Peak in suo onore.

Se dovesse essere proclamato santo, Alce Nero diventerebbe il secondo santo nativo americano nella storia del cattolicesimo dopo la mohawk Kateri Tekakwitha, canonizzata nel 2012. In ogni caso per arrivarci ci vorrà del tempo e le indagini della Congregazione delle Cause dei Santi, un organo amministrativo del Vaticano: per ora Alce Nero ha solo il titolo di “Servo di Dio” .

La prima santa nativa americana