Il bambino di Shining ha 45 anni e insegna biologia

Ha recitato solo in quel film e si ricorda che gli avevano promesso in dono il triciclo, ma non glielo diedero mai

(Da "Shining")
(Da "Shining")

Chi ha visto Shining ricorda la scena del triciclo con un po’ di ansia e paura. Danny Lloyd, ripensando a quella scena, prova un po’ di malinconia e fastidio.

Oggi Lloyd è un uomo di 45 anni, ma nel 1980 interpretò Danny Torrance: il bambino del triciclo in quello che sarebbe diventato uno dei film più famosi della storia del cinema. Quel triciclo gli piaceva così tanto che un membro della troupe gli disse che, finite le riprese, glielo avrebbero lasciato, ma non lo fece.  «Ho aspettato e aspettato, ma non me l’hanno mai dato», ha raccontato a Cath Clarke del Guardian, in una rara intervista in cui ha accettato di parlare di quel periodo, oggi che ha smesso di recitare e si occupa d’altro.

Danny Torrance è quello con la “luccicanza”, che deve vedersela con visioni sanguinarie, la stanza 237, le maledette gemelline e un padre che impazzisce e vuole uccidere tutti a colpi d’ascia. Lloyd ha detto che mentre girava Shining non sapeva nemmeno fosse un horror e che, dopo che il film era uscito nei cinema, gli fecero vedere una versione di 10 minuti, “per bambini”. Il vero Shining lo vide solo a 10-11 anni. Clarke gli ha chiesto se, a quel punto, gli fece paura: «No, per me vedere Shining è come vedere un filmino di famiglia».

Per tutti quelli per cui non è un filmino di famiglia, Shining (nel titolo originale è The Shining) è il film del 1980 di Stanley Kubrick, tratto da un romanzo del 1977 di Stephen King. Jack Nicholson interpreta Jack Torrance, un buon padre di famiglia al quale viene chiesto di fare da guardiano invernale a un hotel deserto, l’Overlook. Dice di sì e ci va con la moglie (Shelley Duvall) e il figlio Danny, che – si scoprirà – ha un potere telepatico e di preveggenza. Ha anche un amico immaginario, Tony: a cui Danny dà voce e che con quella voce che fa paura dice redrum (ovvero murder – omicidio – al contrario).

Kubrick era un perfezionista. Si dice girasse le scene decine di volte prima di trovare quella che gli piaceva. La scena in cui il cuoco dell’albergo parla a Danny della luccicanza fu girata 148 volte. È quella in cui si vedono, sullo sfondo, dei coltelli che sembrano incombere su di lui in una sorta di anticipazione di quello che succederà più avanti.

Shelley Duvall, l’attrice che interpretò la mamma di Danny, disse di aver sofferto molto durante le riprese. Nel dicembre 1980 disse: «Jack Nicholson doveva essere pazzo e arrabbiato tutto il tempo. Il mio personaggio doveva piangere 12 ore al giorno». La scena dell’ascia – «Wendy? Sono a casa, amore» – fu girata più di 100 volte. Immaginatevi come dev’essere stato, considerando che anche prima di girare c’era Jack Nicholson che faceva così:

Lloyd, invece, se la spassava. Ha detto di ricordarsi di aver mangiato un sacco di burro di arachidi insieme a Lisa e Louise Burns, le due gemelline che dicono «Ciao, Danny. Vieni a giocare con noi?»

Di Kubrick, Lloyd ha detto: «Stanley era un grande. Mi ricordo che giocavamo a baseball e a “ce l’hai”, cose così. Era un omone con la barba ma non mi faceva paura e non mi metteva in soggezione». Ricorda anche che quando c’erano scene particolarmente paurose evitavano di fargliele vedere: «Mi tennero lontano dal set per tutto il tempo in cui dovettero far morire Scatman Crothers». Ha anche spiegato che nella scena in cui Wendy scappa con Danny in braccio, quel Danny non è lui, è un bambolotto».

Lloyd, che a seconda del sito internet su cui si finisce è nato nel 1972 o nel 1973, finì a fare Shining grazie a suo padre, dipendente delle ferrovie dell’Illinois. Il padre sentì in radio che Kubrick stava cercando per un film bambini tra i cinque e i sette anni e che non erano richieste altre cose particolari. Portò allora il figlio, che ancora aveva quattro anni, al provino.

Dopo sei o sette provini Lloyd ottenne il ruolo: la chiamata di conferma arrivò il giorno del suo quinto compleanno. Kubrick spiegò poi di essere rimasto colpito dalla capacità di concentrazione di Lloyd. E – non l’ha detto Lloyd al Guardian, ma è stato raccontato molte volte – pare che fu lui, durante li provino, a farsi venire l’idea del dito come modo per parlare con l’amico immaginario Tony. Shining lo girarono a Londra e Llyod dovette andare lì a vivere con madre, padre e fratello maggiore. All’inizio si parlò di 17 settimane di riprese ma siccome Kubrick era perfezionista – 147 scene di qua, 127 scene di là – i Lloyd restarono a Londra quasi un anno.

Dopo Shining, Lloyd continuò a fare provini ma non andarono bene, forse perché era ormai Danny-di-Shining. Ottenne solo una particina in una serie tv su G. Gordon Liddy, ex consulente di Nixon che finì in mezzo allo scandalo Watergate. A 13-14 anni decise di smettere di provarci e ha detto che i genitori non fecero nulla per fargli cambiare idea. Parlando con Clarke ha detto che, magari, al giorno d’oggi, le cose sarebbero andate diversamente. Clarke ha fatto l’esempio dei ragazzi di Stranger Things e Lloyd ha detto: «Li ho visti. Quel livello di fama deve essere frastornante per loro».

Ora Danny Lloyd si fa chiamare Dan e insegna biologia in una scuola superiore del Kentucky. Ha il pizzetto e pochi capelli, e Clarke ha scritto che «ha un modo alla Tom Hanks di parlare in modo pacato e non dire mai niente di vagamente fuori luogo». Ha detto di aver letto – una volta, su un giornale – che era padre di sei figli e aveva un allevamento di maiali. In realtà in una fattoria ci ha lavorato solo qualche mese per pagarsi l’università. E di figli ne ha solo quattro. I due più grandi sono adolescenti e ha detto che lo prendono sempre in giro per i capelli a scodella che aveva in Shining. Soprattutto qualche anno fa – ha raccontato – capitava che gli studenti imitassero Danny Torrance durante le lezioni o che scrivessero “redrum” in giro. Cosa che non andava d’accordo col ruolo di autorità che un insegnante dovrebbe avere.

Lloyd ha anche detto che Kubrick, morto nel 1999, continuò per anni a mandare cartoline per gli auguri di Natale, e che lo chiamò il giorno della sua maturità. Lloyd ha detto: «Si interessava di come andavo a scuola. Molto gentile da parte sua».