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  • Sabato 21 ottobre 2017

Cosa farà il governo spagnolo in Catalogna

Il primo ministro Rajoy ha annunciato misure molto dure, tra cui la riduzione dei poteri del Parlamento e nuove elezioni: il governo catalano ha risposto parlando di "colpo di stato"

Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy durante il Consiglio dei ministri a palazzo Moncloa, il 21 ottobre 2017, a Madrid (JUAN CARLOS HIDALGO/AFP/Getty Images)
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy durante il Consiglio dei ministri a palazzo Moncloa, il 21 ottobre 2017, a Madrid (JUAN CARLOS HIDALGO/AFP/Getty Images)

Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha tenuto questa mattina una conferenza stampa per annunciare le misure che il suo governo intende applicare in Catalogna nell’ambito dell’articolo 155 della Costituzione, cioè quello che permette allo stato di costringere una Comunità autonoma spagnola a rispettare la legge.

Rajoy ha detto che le misure approvate – molto dure, appoggiate anche da Ciudadanos (centrodestra) e Partito Socialista (centrosinistra) – sono diverse: al presidente catalano Carles Puigdemont e ai membri del suo governo verrà tolto l’incarico all’interno dell’esecutivo, che verrà assunto da enti e istituzioni decise da Madrid (ancora non si sa quali, anche se Rajoy ha detto che per il momento queste funzioni potrebbero essere assunte dai ministeri spagnoli); Rajoy si assumerà anche il potere di sciogliere il Parlamento catalano e indire nuove elezioni in Catalogna entro sei mesi; il Parlamento catalano, finché continuerà a essere in funzione, non potrà svolgere tutti i suoi compiti, per esempio non potrà eleggere un nuovo presidente del governo catalano e – ribadisce Rajoy – non verranno tollerate misure contrarie alla legge e alla Costituzione. Con le misure annunciate oggi, il governo spagnolo prenderà di fatto il controllo di molti ambiti dell’autonomia catalana: per esempio dei mezzi di comunicazione e della polizia (i Mossos d’Esquadra).

La proposta di Rajoy, che era stata annunciata nei giorni scorsi come reazione alla volontà di Puigdemont di non fare passi indietro sulla dichiarazione d’indipendenza della Catalogna, è stata considerata molto dura da diversi commentatori, che stanno parlando di una “sospensione dell’autonomia della Catalogna”, una cosa che l’articolo 155 della Costituzione non prevede e che Rajoy stesso ha negato. La proposta verrà votata nel Senato spagnolo nei prossimi giorni. I tempi non si sanno con certezza, ma si parla al massimo di una decina di giorni prima della sua approvazione definitiva. Rajoy può contare su un’ampia maggioranza.

Rajoy ha detto che il governo spagnolo è stato costretto ad applicare l’articolo 155 della Costituzione. Gli obiettivi delle misure adottate, secondo Rajoy, sono quattro: tornare alla legalità, recuperare la normalità e la convivenza in Catalogna, continuare con la ripresa economica e celebrare nuove elezioni. Il governo catalano non ha ancora risposto alle dichiarazione di Rajoy e nessuno sa cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni.

Questa sera il presidente catalano Carles Puigdemont ha tenuto un discorso dal palazzo del governo, a Barcellona, nel quale ha criticato molto duramente le misure decise da Rajoy, dicendo che sono state prese «fuori dallo stato di diritto» e aggiungendo che sono il «peggiore attacco alla Catalogna dai tempi di Franco». Puigdemont ha anche parlato di «colpo di stato» del governo spagnolo in Catalogna e ha annunciato di voler chiedere la convocazione di una seduta del Parlamento catalano per dibattere sull’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione; non ha invece menzionato l’eventuale – e possibile – dichiarazione d’indipendenza che potrebbe approvare il Parlamento. Alla fine del suo discorso, Puigdemont ha anche pronunciato qualche frase in inglese, rivolgendosi all’Unione Europea. Tra le altre cose ha detto: «Decidere il futuro di una nazione democraticamente non è un crimine».

Oggi pomeriggio intanto a Barcellona si è tenuta una manifestazione di diverse decine di migliaia di persone (650mila persone, secondo la Polizia municipale) per chiedere la liberazione di Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, leader di due organizzazioni indipendentiste della società civile arrestati lunedì scorso con l’accusa di sedizione. Alla manifestazione di oggi, alla quale hanno partecipato tutti i membri del governo catalano, si è anche protestato contro le misure decise dal governo Rajoy nell’ambito dell’articolo 155 della Costituzione. Dopo la protesta, la presidente del Parlamento catalano – Carme Forcadell, accusata di avere forzato il regolamento della Camera per sostenere i piani della maggioranza indipendentista – ha tenuto un discorso nel quale ha definito le misure del governo spagnolo «un colpo di stato di fatto» contro l’autonomia della Catalogna.

L’impressione è che la maggioranza parlamentare catalana, indipendentista, sia intenzionata ad andare fino in fondo e dichiarare formalmente l’indipendenza della Catalogna durante una sessione del Parlamento ancora da fissare. Secondo il governo catalano, la dichiarazione di indipendenza è legittima dopo i risultati del referendum che si è tenuto l’1 ottobre scorso, al quale ha partecipato poco più del 40 per cento degli elettori catalani e dove i sì sono stati più del 90 per cento. Il referendum, comunque, era considerato illegale dalla magistratura e dal governo spagnoli.

Intanto la Fiscalía, la procura generale spagnola, ha confermato di stare preparando una denuncia contro Puigdemont e altri politici indipendentisti catalani per “ribellione”, reato per il quale è prevista una pena fino a 30 anni di carcere: la denuncia sarà presentata nel caso in cui sia davvero dichiarata l’indipendenza della Catalogna. Secondo la legge spagnola si parla di “ribellione” nei casi in cui qualcuno faccia qualcosa “violentemente e pubblicamente” con l’obiettivo, ad esempio, di “abrogare, sospendere o modificare la Costituzione totalmente o parzialmente” o di “dichiarare l’indipendenza di una parte del territorio nazionale”.