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  • Sabato 14 ottobre 2017

Trump ha fatto un passo indietro sull’Iran

In entrambi i sensi: ha chiesto al Congresso di riesaminare l'accordo sul nucleare promosso da Obama, ma non lo ha abolito come aveva lasciato intendere

(BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)
(BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)

Ieri il presidente americano Donald Trump si è rifiutato di “certificare” l’accordo sul nucleare iraniano stipulato nel 2015 tra l’Iran e i paesi del 5+1, cioè i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con potere di veto. Significa che entro due mesi il Congresso americano potrà esprimersi nuovamente sull’accordo, magari proponendo di inasprirlo o di uscirne. In passato Trump lo aveva criticato spesso, minacciando di uscirne una volta eletto presidente. Tirando in ballo il Congresso – ma senza abolire direttamente l’accordo – ha scelto di fare una cosa a metà, scontentando praticamente tutti.

L’accordo, lungo e complicato, stabiliva la rimozione della maggior parte delle sanzioni imposte da questi paesi all’Iran in cambio della limitazione del suo programma nucleare. Tutti i principali esperti e osservatori internazionali dicono che sta funzionando, e gli altri paesi coinvolti hanno già fatto sapere che non intendono rinegoziarlo o uscirne.

La certificazione è una dichiarazione che, in base alla legge statunitense, Trump dovrebbe fare ogni 90 giorni per confermare che l’Iran stia rispettando i patti. Da quando è presidente, Trump aveva già certificato l’accordo due volte. Dopo l’annuncio di Trump, il Congresso ha tre opzioni. Può non fare niente: cioè lasciare le cose come stanno, non imporre nuove sanzioni e lasciare di fatto in vigore l’accordo sul nucleare iraniano. Può imporre nuove sanzioni, facendo di fatto venire meno le premesse fondamentali dell’accordo: ma servirebbero anche i voti dei Democratici. La terza opzione, anch’essa difficilmente praticabile, sarebbe quella di «rafforzare l’accordo e trovare una nuova strategia per andare avanti», scrive Axios. Ma gli altri paesi del 5+1 hanno già detto di non essere interessati a un nuovo accordo, perché questo sta funzionando.

Parlando dell’accordo, Trump ha detto che è «uno dei peggiori mai fatti dagli Stati Uniti» ma ha poi aggiunto: «Quel che è fatto, è fatto». La maggior parte dei commentatori politici americani hanno scritto che è evidente che Trump voglia uscire dall’accordo ma che sia nel suo interesse far sì che anche il Congresso sia coinvolto in questa decisione (probabilmente per non essere ritenuto il solo responsabile). Trump ha anche ipotizzato di poter uscire direttamente dall’accordo, ma nel suo annuncio ha lasciato questa opzione sullo sfondo, concentrandosi sulle responsabilità del Congresso. I prossimi giorni saranno fondamentali per capire come andrà a finire: al momento però sembra che Trump sia intenzionato ad incolpare il Congresso nel caso l’accordo si riveli poco efficace.

Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha commentato l’annuncio di Trump dicendo che gli Stati Uniti sono «più isolati che mai» e che l’Iran rispetterà l’accordo finché vedrà «riconosciuti i suoi diritti e conservati i suoi interessi». Theresa May, Angela Merkel e Emmanuel Macron hanno fatto un comunicato congiunto in cui si sono detti «preoccupati» dalle parole di Trump ma intenzionati a rispettare l’accordo. L’Arabia Saudita e Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, si sono complimentati con Trump. Federica Mogherini – l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, che ebbe un ruolo rilevante nell’accordo del 2015 – ha detto che «Il presidente degli Stati Uniti ha molti poteri, ma non questo», cioè abolire unilateralmente l’accordo.