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  • Domenica 3 settembre 2017

In 19 paesi europei per cambiare genere sui documenti è ancora obbligatorio operarsi

E di conseguenza diventare sterili: in alcuni stati non poter più avere figli è addirittura una condizione esplicitamente richiesta

Un manifestazione della comunità LGBT di Amsterdam, nei Paesi Bassi, il 29 luglio 2017 (SANDER KONING/AFP/Getty Images)
Un manifestazione della comunità LGBT di Amsterdam, nei Paesi Bassi, il 29 luglio 2017 (SANDER KONING/AFP/Getty Images)

In 19 paesi europei – per la maggior parte dell’Europa orientale – tra i requisiti che le persone transgender devono soddisfare per legge per poter cambiare l’indicazione del genere sui propri documenti c’è essersi sottoposti a un’operazione chirurgica. Da anni gli attivisti della comunità LGBT si oppongono a questo requisito, che non tiene conto del fatto che molte persone trans non vogliono essere operate (per i rischi connessi all’operazione, per poter avere figli, per altre ragioni personali) pur volendo essere riconosciute come appartenenti al genere in cui si identificano. In alcuni paesi la legge non richiede soltanto l’operazione di riassegnazione sessuale, ma indica esplicitamente che è necessaria la sterilizzazione che questa inevitabilmente comporta. Di recente l’Economist ha parlato di questo aspetto della questione nella sua rubrica “The Economist explains”.

Della sterilizzazione delle persone transgender si era parlato lo scorso aprile, quando la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo aveva condannato la Francia dando ragione a due persone transgender a cui era stato proibito di cambiare genere sui documenti perché non volevano sottoporsi a un’operazione chirurgica per la riassegnazione del sesso, che ne avrebbe comportato la sterilizzazione.

In Italia le cose sono cambiate due anni fa: nel 2015 la Corte Costituzionale ha stabilito che per il cambio di genere all’anagrafe non è necessario alcun trattamento chirurgico. La legge italiana che contiene norme in materia di “rettificazione di attribuzione di sesso”, la legge 164 del 1982, non contiene né ha mai contenuto la parola “sterilizzazione”, ma di fatto chiedendo l’obbligatorietà di un’operazione chirurgica implicava anche l’obbligo di sterilizzazione. La situazione era simile anche in Austria fino al 2009 e in Germania fino al 2011. In altri paesi la sterilizzazione era esplicitamente richiesta come condizione, in Norvegia fino al 2014 e in Svezia fino al 2013: in quest’ultimo caso, spiega l’Economist, era un residuo dell’influenza di vecchie leggi sull’eugenetica, secondo cui una persona con problemi psichiatrici – come un tempo erano considerate le persone transgender – non era in grado di occuparsi di un bambino.

Una mappa dei paesi in cui la sterilizzazione è tuttora tra le condizioni necessarie per ottenere la riassegnazione del genere sui documenti (in alcuni casi esplicitamente citata nelle leggi in materia) è aggiornata ogni anno dall’ong Transgender Europe. L’ultimo aggiornamento risale allo scorso maggio.

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I paesi in rosso sono quelli in cui la sterilizzazione è una condizione per il cambiamento del genere sui documenti; la situazione del Belgio è cambiata dopo la redazione della mappa (Transgender Europe)

Nell’Unione Europea, la sterilizzazione è un requisito (di fatto, perché richiesta l’operazione, oppure esplicitamente) in Bulgaria, a Cipro, in Finlandia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia. In Belgio la situazione è cambiata negli scorsi mesi: la vecchia legge, introdotta nel 2007, richiedeva esplicitamente che chi volesse cambiare genere sui documenti «non fosse più in grado di concepire dei bambini in modo conforme al suo sesso precedente»; lo scorso maggio la Camera dei deputati del Belgio ha approvato un progetto di legge che cancella l’obbligo di operazione chirurgica e quello di sterilizzazione per le persone che vogliono cambiare genere legalmente. Prima che la Corte europea dei diritti dell’uomo si esprimesse, lo scorso aprile, la Francia aveva già cambiato le proprie leggi in materia: nell’ottobre 2016 ha adottato delle nuove procedure per il cambio del genere all’anagrafe, che non prevedono l’obbligatorietà di nessun trattamento medico per ottenere la modifica dei documenti.

Bisogna comunque tenere conto che in alcuni paesi le procedure per il cambiamento del genere all’anagrafe sono soggette a singole decisioni dei tribunali. In Svizzera, per esempio, i requisiti per ottenere il cambiamento di genere sui documenti variano da una pretura all’altra perché non esiste una legge federale precisa in materia: fino a poco tempo fa i giudici svizzeri interpretavano la legge richiedendo la sterilizzazione chirurgica come requisito, ma ora le cose stanno cambiando e nella maggior parte dei casi non viene richiesta né un’operazione chirurgica né un trattamento ormonale. In Grecia nel 2016 un giudice ha stabilito che l’operazione chirurgica non deve essere un requisito indispensabile per il cambiamento di genere sui documenti.

In altri paesi invece è diffusa l’idea che debba essere evitato che un uomo partorisca un bambino o che una donna sia anche un “padre” biologico. La Finlandia rientra in questo caso: il 25 agosto il governo ha rifiutato di modificare la propria legge sul cambiamento di genere all’anagrafe come richiesto dallo Human Rights Council e da una petizione firmata da 16mila attivisti per i diritti delle persone transgender. Nel paese la legge per cambiare genere sui documenti dice ancora che le persone che lo richiedono «devono essere state sterilizzate» o «essere per qualche altra ragione non fertili».

Nonostante la Corte europea dei diritti dell’uomo (che non è un’istituzione dell’Unione Europea) sia riconosciuta da 47 paesi, tra cui tutti i membri dell’UE, la Svizzera, la Russia e la Turchia, i paesi che ne riconoscono l’autorità non sono obbligati a cambiare le loro leggi per via della sentenza di aprile, che riguardava la Francia. Per questa ragione, perché la situazione cambi in altri paesi saranno probabilmente necessari altri casi sottoposti alla Corte. Anche prima della sentenza dello scorso aprile la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva riconosciuto che il diritto all’identità di genere rientra a pieno titolo nella tutela prevista dall’articolo 8 della CEDU, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che stabilisce il rispetto della vita privata e familiare.

Quello dell’obbligatorietà dell’operazione chirurgica non è l’unico problema per le persone transgender europee, che sono 1,5 milioni solo nei paesi dell’UE, secondo le stime di Amnesty International. Nella maggior parte dei paesi è necessaria un’analisi psichiatrica per ottenere il cambiamento di genere all’anagrafe (fanno eccezione la Danimarca, l’Irlanda, Malta e la Norvegia) e bisogna sempre passare per un processo, che comunque è una procedura lunga. Poi ci sono alcuni paesi – Ungheria, Cipro, Kosovo, Macedonia e Albania – in cui cambiare genere sui documenti non è proprio possibile.