Trump ha minacciato anche il Venezuela
Ha detto che non esclude «l'opzione militare», perché la gente «sta soffrendo e sta morendo»
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, rispondendo a una domanda di un giornalista sul Venezuela, dove il presidente Nicolas Maduro ha recentemente fatto approvare una assemblea costituente che secondo le opposizioni serve a ridurre la democrazia e aumentargli i poteri, ha detto: «Abbiamo molte opzioni per il Venezuela, e a proposito, non escludo un’opzione militare. (…) Abbiamo soldati in tutto il mondo, in posti molto lontani. Il Venezuela non è così lontano, e la gente sta soffrendo e sta morendo». Ha poi ribadito che «abbiamo molte opzioni per il Venezuela, inclusa l’opzione militare, se necessario».
Vladimir Padrino, ministro della Difesa venezuelano, ha definito le parole di Trump «un atto di follia», mentre Maduro ha chiesto di parlare al telefono con Trump, che ha rifiutato, facendo sapere che accetterà volentieri quando sarà ripristinata la democrazia nel paese. Le minacce di Trump su un possibile intervento militare in Venezuela arrivano in concomitanza con le serie minacce reciproche tra Stati Uniti e Corea del Nord, le cui tensioni diplomatiche hanno raggiunto livelli mai visti nella storia recente.
Negli ultimi mesi in Venezuela ci sono state violentissime e prolungate proteste che hanno preceduto le elezioni per l’assemblea costituente, che hanno causato decine di morti e centinaia di arresti. Da tempo il presidente Nicolás Maduro e il suo governo sono accusati di avere distrutto l’economia nazionale e voler trasformare il paese in una dittatura. Lo scontro politico con le opposizioni, che dal 2015 controllano il Parlamento, è arrivato a livelli che alcuni definiscono da “guerra civile” e all’interno dello stesso fronte chavista – quell’insieme di gruppi politici che governano il paese e condividono l’ideologia dell’ex presidente Hugo Chávez – ci sono divisioni e scontri. Le elezioni hanno ulteriormente peggiorato la situazione, perché indicate come ennesimo tentativo del governo di mantenere e rafforzare il suo potere nonostante lo scontento di buona parte della popolazione.