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  • Venerdì 7 luglio 2017

Il Venezia è una miniera d’oro

Con una nuova proprietà americana e grazie alle enormi potenzialità della città, il Venezia può essere la prossima grande novità del calcio italiano

di Pietro Cabrio

Lo stadio Pier Luigi Penzo di Venezia (Getty Images)
Lo stadio Pier Luigi Penzo di Venezia (Getty Images)

Al 32 di Havemeyer Street, a Brooklyn, c’è un locale, il Banter, che quest’anno ha trasmesso in diretta tutte le partite del Venezia nel campionato di Serie C. Lo farà anche l’anno prossimo con le partite di Serie B grazie alla collaborazione con il primo club internazionale di tifosi del Venezia, fondato lo scorso anno proprio a Brooklyn e composto da circa una ventina di tifosi.

I rapporti tra il Venezia e gli Stati Uniti vanno ben oltre Brooklyn. Quest’estate la dirigenza del club ha programmato una decina di giornate di scouting a New York, che si sono svolte tra luglio e agosto a Long Island e al Metropolitan Oval, storico complesso sportivo nel Queens. A metà luglio l’intera squadra è stata negli Stati Uniti, dove ha giocato un’amichevole contro la squadra di Detroit, peraltro la città in cui ha sede lo studio d’architettura Rossetti, incaricato di sviluppare il progetto del nuovo stadio in terraferma della squadra: l’investimento da cui passa il futuro del club e potenzialmente la sua rinascita.

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La locandina di promozione degli eventi organizzati dal Venezia negli Stati Uniti (Venezia FC)

Questo è solo una piccola parte dei tanti progetti con cui la dirigenza del Venezia sta accompagnando il suo obiettivo principale, quello di dare alla città una squadra di calcio di primo piano, che arrivi a giocare presto in Serie A e che sfrutti quello che il territorio veneziano ha da offrire: una provincia di quasi un milioni di abitanti che non ha nessun’altra grossa squadra da seguire e una città visitata ogni anno da circa 35 milioni di turisti provenienti da tutto il mondo. Per cominciare.

L’investimento sul Venezia è stato pianificato e portato avanti in prima persona dal suo presidente, l’avvocato italoamericano Joe Tacopina, affiancato da alcuni soci, da professionisti per la gestione del marketing e da ex calciatori e dirigenti italiani per la gestione sportiva. Tacopina, in qualità di proprietario e presidente, è la figura principale della dirigenza che da un anno e mezzo ha assunto il controllo del club dopo il suo terzo fallimento in dieci anni, cambiandolo radicalmente.

Nell’ultimo anno di attività la società è riuscita ad aumentare del 173 per cento la media spettatori rispetto all’ultima partecipazione in Lega Pro di due anni fa e del 12 per cento rispetto alle ultime due stagioni disputate in Serie B, fra il 2002 e il 2005. I profili social del club sono fra i venti più popolari tra le squadre di calcio d’Italia, grazie alla cura dei contenuti e al coinvolgimento diretto dei tifosi. La responsabile dei social media del club è Sonya Kondratenko, che in passato ha lavorato per il campionato MLS e per i progetti editoriali sportivi KICKHowler Magazine.

La gestione sportiva è stata affidata a due ex giocatori veneziani, Paolo Poggi e Mattia Collauto, all’esperto direttore sportivo Giorgio Perinetti, da cui è partita la rifondazione, e poi a Filippo Inzaghi, che quando è stato ingaggiato come allenatore è diventato il simbolo più in vista del nuovo Venezia.

Come ha detto lo stesso Perinetti, la grande libertà di azione data da Tacopina alla gestione sportiva, i cui limiti sono imposti dal budget e dalle regole, nient’altro, fa sì che i dirigenti e gli allenatori si sentano totalmente responsabili del progetto. Il primo anno della gestione sportiva è stato un successo, ed è andato anche meglio del previsto: il Venezia ha stravinto uno dei gironi più difficili della Lega Pro, arrivando primo con una decina di punti in più di squadre ben attrezzate come Padova, Reggiana e Parma.

Dopo il campionato di Lega Pro il Venezia ha vinto anche la Coppa Italia di categoria e i festeggiamenti per i due titoli sono stati un’occasione per farsi un’idea delle ragioni che hanno spinto Tacopina e soci a investire nel Venezia. Quale altra squadra al mondo può festeggiare una vittoria con un corteo di gondole sotto il ponte di Rialto, lungo il Canal Grande?

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In questi due anni la squadra è stata composta con molto criterio e la scorsa stagione, in vista del ritorno in Lega Pro, la società ha messo insieme una rosa che nei piani dovrebbe garantire una base di partenza anche per disputare la Serie B. Dalla stagione in Serie D sono rimasti solamente un paio di giocatori esperti, tra cui Evans Soligo, veneziano di Marghera e capitano. La scorsa estate sono stati comprati una ventina di nuovi giocatori, scegliendo di affidarsi a due profili in particolare: gli esperti provenienti da una categoria superiore e i giovani con buone prospettive di crescita.

Della prima categoria fanno parte i vari Simone Bentivoglio, Nicola Ferrari, Maurizio Domizzi, Alex Gejio e Agostino Garofalo. Tutti ingaggiati a parametro zero nonostante avessero offerte dalla Serie B. Per affiancare i più esperti, la società ha concluso la rosa con l’acquisto di Stefano Moreo, attaccante di 23 anni, capocannoniere con 12 gol, il centrocampista sloveno Leo Stulac e Davide Marsura, esterno d’attacco di 23 anni che dopo l’ultima stagione ha attirato parecchio interesse. Commentando la promozione della squadra ad aprile, Tacopina aveva detto: «Abbiamo il monte ingaggi più alto del campionato. Non ho costruito una squadra così per restare due anni in Lega Pro».

Il Venezia di Inzaghi ha ottenuto la promozione a metà aprile, un mese prima della fine del campionato, a conclusione di una stagione esaltante. Pur avendo una squadra completamente nuova, la qualità della rosa ha permesso a Inzaghi di guadagnare punti sin dalle prime partite. La squadra ha poi ottenuto una lunga serie di risultati positivi a partire dal primo scontro diretto contro una delle grandi favorite per la vittoria del girone, il Parma.

Per farsi un’idea di che società è oggi il Venezia e di che società punti a diventare, fa comodo conoscere il suo proprietario, che è riuscito a portare entusiasmo dove non se ne vedeva da almeno quindici anni. Joe Tacopina fa parte della generazione di italoamericani di successo, appassionati di calcio italiano, che per passione e per interessi hanno deciso di investirci parte del loro patrimonio: James Pallotta e la Roma, Joey Saputo e il Bologna, Mike Piazza e la Reggiana. Il proprietario del Venezia conosce ed è stato coinvolto in tutte queste operazioni. Fu uno dei primi proprietari della Roma “americana”, poi fu socio di Saputo al Bologna, e ha consigliato a Mike Piazza, famoso ex giocatore di New York Mets, di comprare prima il Parma e poi la Reggiana. Per ragioni affettive — la sua famiglia è originaria di Montelepre — ha seguito da vicino le vicende del Palermo, il cui storico proprietario, Maurizio Zamparini, fu l’ultimo proprietario del Venezia in Serie A.

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Tacopina è stato uno degli avvocati penalisti più in vista negli Stati Uniti e in un certo senso ha rappresentato l’immagine del famoso avvocato americano per eccellenza, quasi un personaggio televisivo: alto e allenato, sempre abbronzato, plateale nei gesti e nelle arringhe in tribunale, difensore di celebrità dello sport — fra cui Alexander Rodriguez dei New York Yankees —, al centro di alcuni dei più discussi casi penali e spesso ospite in televisione per commentare i casi più discussi. La sua carriera da avvocato è iniziata nell’ufficio del procuratore distrettuale di Brooklyn, dove il suo primo incarico fu quello di trascrivere le registrazioni del processo a John Gotti, boss della famiglia mafiosa dei Gambino. Da lì entrò a far parte di diversi studi, fece carriera e nel 1992 fondò il suo studio, Tacopina & Seigel, specializzato in frode di titoli e contenziosi civili.

In Italia si fece conoscere nel 2008, quando cercò di acquistare senza successo il Bologna. Nel 2011 fu invece uno dei membri del gruppo di imprenditori statunitensi che acquistò la Roma, di cui poi divenne membro del consiglio di amministrazione e vice presidente. Lasciò la Roma nel settembre del 2014 per acquistare insieme all’imprenditore canadese Joey Saputo la quote di maggioranza del Bologna, che ha lasciato lo scorso settembre dopo un contenzioso con Saputo.

L’acquisto del Venezia da parte di Tacopina, ultimato con altri tre investitori americani, ora consiglieri del club, fu annunciato dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, dopo che i quattro s’impegnarono ad assumere tutti i dipendenti della vecchia società, ad assicurare un solido progetto imprenditoriale e a coinvolgere nella gestione della squadra figure di primo piano. Tacopina e i suoi soci sono partiti da zero, con una società con scarsi mezzi e con un settore giovanile da cui nelle settimane precedenti erano andati via una cinquantina di ragazzi e due allenatori, tutti ingaggiati da altre società.

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Quando nel 2015 Tacopina e Brugnaro si incontrarono per parlare dell’acquisto della squadra, il punto più importante della discussione fra i due fu la costruzione di un nuovo stadio, senza il quale Tacopina non intendeva fare nessun investimento. Lo stadio attuale, il Pierluigi Penzo, è il secondo stadio più vecchio d’Italia. È stato inaugurato nel 1913 ed è estremamente scomodo: si trova sull’isola di Sant’Elena, all’estremità orientale di Venezia ed è piuttosto malandato.

Tacopina e Brugnaro rimasero d’accordo per la costruzione di un nuovo stadio sulla terraferma, nella zona dell’Aeroporto Marco Polo, a nord rispetto a Venezia e ad est di Mestre. L’accordo fu raggiunto facilmente, poiché i lavori di riqualificazione dell’area adiacente al Marco Polo dovrebbero comprendere anche la costruzione di un nuovo palazzetto sportivo per la Reyer, la squadra di basket di proprietà di Brugnaro che quest’anno ha vinto la Serie A.

Tacopina ha affidato la realizzazione del progetto del nuovo stadio del Venezia allo studio Rossetti di Detroit: non è ancora stato presentato ufficialmente ma nelle ultime settimane è trapelato un rendering che dovrebbe essere molto simile al progetto definitivo. Oltre a un impianto da almeno 20.000 posti prevede una zona commerciale e un albergo. Con il nuovo stadio in terraferma il Venezia si toglierà un peso di cui in città si parla da decenni e che finora ha rappresentato un grosso limite alle sue ambizioni. La zona in cui verrà costruito sarà facilmente raggiungibile sia da Venezia che da Mestre e provincia, anche dai turisti, su cui Tacopina punta molto: «Calcio e turismo, questo è il mio modello. Prendete il Chelsea: tra il 28 e il 35 per cento dei suoi spettatori sono turisti, e molte operazioni commerciali del club sono rivolte proprio a loro. Se si prende il “modello” inglese come paragone, poi, il calcio italiano è perfetto. C’è molta passione, molto drama. È una buona scommessa».

– Leggi anche: Come sarà il nuovo stadio di Venezia, a Mestre

Il Venezia è sponsorizzato da Nike e le maglie della squadra si possono trovare facilmente anche all’estero. Ci sono squadre di Serie A che non hanno ancora un negozio online dove poter comprare i prodotti ufficiali: il Venezia ha il suo store online da più di un anno, e recentemente è stato completamente rinnovato. Nelle prime sei settimane di attività ha venduto circa un migliaio di maglie, quasi come un grande club di Serie A, dopo che nell’annata precedente non ne aveva venduta nemmeno una.

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Nei piani di Tacopina entro due anni il Venezia dovrebbe competere per la promozione in Serie A. Per il ritorno in Serie B la squadra dovrebbe essere grosso modo quella dell’anno scorso, con qualche rinforzo nei ruoli che lo richiedono. Sembra che la dirigenza si stia concentrando su alcuni giocatori da poco usciti dal campionato primavera (che Inzaghi conosce bene, visto che ha allenato sia gli allievi sia la primavera del Milan). Uno dei primi acquisti estivi della società è stato Emil Audero, terzo portiere della Juventus nella passata stagione. Anche in società è cambiato qualcosa con l’arrivo di Andrea Rogg, ex direttore generale della Fiorentina e di Puma Italia.

Tacopina continua a mostrarsi molto sicuro sul futuro della squadra: «Il nostro obiettivo adesso è la Serie A, è l’Europa, è restare ai massimi livelli per i prossimi decenni. Certa gente parla tanto ma fa poco, io ho risposto con i fatti alle promesse. E voglio che la gente e i tifosi capiscano che quel che dico poi faccio».