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  • Martedì 4 luglio 2017

Il primo bambino al mondo né maschio né femmina, ufficialmente

È canadese e su richiesta del genitore il suo tesserino sanitario non specifica il sesso: capirà liberamente da grande in quale genere identificarsi

(Kori Doty)
(Kori Doty)

La Columbia Britannica, la più occidentale delle province canadesi, ha rilasciato il primo documento pubblico, un tesserino sanitario, in cui non è specificato il sesso di un bambino. Si chiama Searyl Alti e la richiesta è stata fatta del genitore, Kori Doty, che si definisce di genere non binario o gender-queer, cioè che non riconosce la sua identità di genere come esclusivamente maschile o femminile (i gender-queer possono riconoscersi in un terzo genere altro, né in quello maschile né in quello femminile, in entrambi o in una combinazione dei due).

Doty ha partorito Searyl a novembre e da allora ha chiesto che nessun documento governativo ne identificasse il sesso: per questo motivo le autorità non hanno ancora emesso un certificato di nascita, ma hanno comunque rilasciato il tesserino sanitario dove, nel campo in cui va identificato il sesso, c’è una U che può significare sia “unassigned” (non assegnato) che “undetermined” (non determinato). Doty ha spiegato che il suo obiettivo è «cambiare il modo in cui veniamo identificati, a partire dal certificato di nascita»: l’identità di genere si chiarisce a pochi anni dalla nascita e per questo Doty vuole che sia Searyl a decidere in cosa identificarsi quando sarà in grado.

La richiesta di Doty è sostenuta dalla Gender-Free ID Coalition, un’organizzazione contraria ad assegnare un genere alla nascita in base al sesso, visto che potrebbe non coincidere con il genere in cui le persone si identificheranno da adulte. Doty, l’organizzazione e otto persone della British Colombia Trans Alliance, si sono rivolte alla Corte dei diritti umani della British Columbia per chiedere di cambiare l’indicazione sui loro certificati di nascita. Nel frattempo anche le province canadesi di Ontario e Alberta stanno pensando di offrire una terza possibilità nei documenti governativi.