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  • Sabato 13 maggio 2017

I momenti memorabili nella storia dell’Eurovision

Le canzoni che hanno ottenuto zero punti, i mille casi provocati dagli artisti israeliani, un pianoforte in fiamme e persino qualche bella canzone

(AP Photo/Thanassis Stavrakis)
(AP Photo/Thanassis Stavrakis)

L’Eurovision Song Contest – spesso chiamato Eurofestival, in Italia – è il più importante festival musical al mondo, ma è anche apprezzato da molti per i momenti un po’ kitsch che lo caratterizzano ogni anno, almeno dagli anni Ottanta. Guardando i video delle edizioni del passato e facendo un confronto con quelle più recenti, si ha l’impressione che ogni anno un buon numero dei cantanti che si esibiscono cerchino più di stupire il pubblico con trovate buffe o appariscenti, più che con le proprie canzoni (qui e qui trovate le cose più notevoli delle semifinali di quest’anno, che raramente hanno a che fare con la musica).

Ma le esibizioni kitsch non sono l’unica cosa che succede all’Eurovision: negli anni sono state presentate anche canzoni molto belle, ci sono stati boicottaggi dei vincitori e forti prese di posizione sui matrimoni gay, tra le altre cose. Coinvolgendo molti paesi diversi tra loro e in alcuni momenti addirittura in conflitto al tempo del festival, l’Eurovision è stato anche influenzato dalla geopolitica. È successo anche per l’edizione di quest’anno: la Russia non partecipa perché alla sua concorrente è stato impedito di entrare in Ucraina – dove si svolge il festival – perché nel 2015 si esibì in Crimea, occupata dalla Russia nel 2014, senza aver ricevuto il permesso necessario dalle autorità ucraine. Ma facciamo qualche passo indietro.

L’hard rock all’Eurovision per la prima volta, nel 2006

Alcune esibizioni avvenute sul palco dell’Eurovision Song Contest sono rimaste impresse più di altre. Fra queste viene subito in mente quella della band finlandese Lordi, la prima a portare un pezzo hard rock al festival, con cui peraltro si aggiudicò la vittoria. La canzone si intitola “Hard Rock Hallelujah” e i membri della band la eseguirono travestiti da mostri, come fanno sempre durante i loro concerti regolari.

La Lituania non è superstiziosa, ma finora non le è servito

Sempre nel 2006 parteciparono all’Eurovision i lituani LT United, con la canzone “We Are The Winners”. Fu il caso di maggiore esibizione di spavalderia (peraltro malriposta) mai visto al festival. Il testo della canzone infatti dice:

We are the winners of Eurovision
We are, we are! We are, we are!

La Lituania non ha mai vinto l’Eurovision.

Non solo canzoni brutte o buffe

Non tutte le canzoni che hanno partecipato all’Eurovision hanno testi assurdi, melodie fastidiose da avere in mente o insignificanti. Per il festival sono passate anche canzoni molto belle e alcune di queste hanno vinto. L’esempio più famoso è probabilmente quello di “Waterloo” degli ABBA, che vinsero l’edizione del 1974. In quella stessa edizione successero altre cose notevoli: la Francia si ritirò per la morte improvvisa dell’allora presidente della Repubblica Georges Pompidou e per il Portogallo gareggiò Paulo de Carvalho con “E Depois do Adeus” che qualche settimana dopo il festival fu usata come segnale trasmesso alla radio per iniziare la Rivoluzione dei Garofani. Per il Regno Unito partecipò Olivia Newton-John, divenuta famosa in tutto il mondo qualche anno dopo grazie al film Grease.

Un’altra canzone molto bella tra quelle che parteciparono all’Eurovision è “Poupée de cire, poupée de son”, scritta da Serge Gainsbourg e interpretata da France Gall, rappresentante del Lussemburgo: partecipò all’edizione del 1965, che si tenne in Italia, a Napoli, e la vinse.

Le saghe di Israele all’Eurovision

Tra i paesi non europei che partecipano all’Eurovision – finale di questa edizione compresa – c’è Israele, che nel corso degli anni è stato al centro di molte storie avvenute intorno al festival. Nel 1973, anno della prima partecipazione del paese all’evento, si esibì la cantante Ilanit; un falso mito sull’Eurovision è che lo fece indossando un giubbotto antiproiettile sotto il suo abito perché l’anno precedente, alle Olimpiadi di Monaco, ci fu l’attentato contro la squadra israeliana (gli undici atleti furono torturati e uccisi da terroristi palestinesi): anche se c’erano misure di sicurezza speciali per l’occasione, la storia è falsa. A proposito di questa edizione, il commentatore britannico Terry Wogan ha raccontato più volte che al pubblico fu detto di applaudire restando seduti, per non insospettire gli addetti alla sicurezza che avrebbero potuto sparare.

Nel 1978 la partecipazione di Israele all’Eurovision ebbe nuovamente delle conseguenze: la Giordania trasmise il festival ma al posto della performance dei concorrenti israeliani, Izhar Cohen & the Alphabeta, che cantarono “A-Ba-Ni-Bi”, mandarono in onda delle immagini di fiori. Dato che alla fine la canzone israeliana vinse il concorso, alla TV giordana si disse che aveva vinto il Belgio, paese in cui era stato organizzato il festival quell’anno.

È anche capitato che ci fossero israeliani contrari alla partecipazione di determinati artisti al festival in rappresentanza del proprio paese. Successe nel 1987 quando il ministro della Cultura Yitzhak Navon disse che si sarebbe dimesso se il duo comico Lazy Bums avesse partecipato al concorso, come poi accadde; Navon comunque non si dimise. Successe anche nel 1998, quando la cantante transgender Dana International ricevette minacce di morte da parte di alcuni ebrei ortodossi che organizzarono persino manifestazioni di protesta contro di lei. Dana International vinse quell’edizione dell’Eurovision, con la canzone “Diva”; disse che la sua vittoria provava che dio era dalla sua parte. Successivamente ha partecipato al’Eurovision altre due volte.

Infine nel 2000 partecipò la band Ping Pong, che dopo aver cantato la propria canzone, “Sameach”, sventolò bandierine siriane e israeliane chiedendo la pace tra i due paesi: Israele multò il gruppo per aver sventolato la bandiera siriana. Poi venne fuori che due dei quattro membri del gruppo erano giornalisti.

Le canzoni che hanno preso zero punti

Dall’altra parte rispetto alle canzoni che sono rimaste, ci sono quelle che anche senza essere particolarmente brutte hanno preso zero punti alla finale dell’Eurovision. C’è un video che le raccoglie tutte: sono trentasei. Tra queste c’è “Dio come ti amo” di Domenico Modugno, che arrivò ultima all’edizione del 1966; Modugno era arrivato terzo otto anni prima, con “Nel blu dipinto di blu (Volare)”. Tra le canzoni che in anni recenti si sono aggiudicate zero punti c’è quella degli austriaci The Makemakes, “I Am Yours”: la loro performance – nel video la potete vedere al minuto 8:46 – è particolare perché c’è un pianoforte che viene suonato e intanto è in fiamme (era tutto organizzato).

L’Italia all’Eurovision

L’Italia ha vinto l’Eurovision due volte: nel 1964 con “Non ho l’età” di Gigliola Cinquetti e nel 1990 con “Insieme: 1992” di Toto Cutugno. Per due volte è arrivata seconda: nel 1974 con “Sì” di Gigliola Cinquetti e nel 2011 con “Follia d’amore (Madness Love)” di Raphael Gualazzi. Il terzo posto invece se lo è aggiudicata cinque volte in totale: oltre a quella di “Volare”, nel 1963 con “Uno per tutte” di Emilio Pericoli, nel 1975 con “Era” di Wess e Dori Ghezzi, nel 1987 con “Gente di mare” di Umberto Tozzi e Raf e nel 2015 con “Grande amore” del Volo.

Altre famose canzoni che hanno partecipato nel corso degli anni sono ad esempio “I treni di Tozeur” di Alice e Franco Battiato nel 1984 e “Fiumi di parole” dei Jalisse nel 1997: quest’ultima canzone concorse dopo tre anni in cui l’Italia non partecipò e fu seguita da altri 13 anni senza partecipazione del nostro paese. Anche in precedenza, più volte, l’Italia non era stata rappresentata al festival (nel 1981, nel 1982 e nel 1986) e questo perché rispetto a quanto avveniva in altri paesi europei la manifestazione non era molto seguita da noi e la Rai non voleva investirci.

Gag d’altri tempi

Una cosa di cui si parla meno spesso quando si parla dell’Eurovision sono i suoi presentatori, che raramente vengono ricordati dal pubblico del festival. Una di questi è la cantante svedese Lill Lindfors, che condusse l’edizione del 1985: è ricordata in particolare per essere rimasta momentaneamente in mutande durante la serata. La cosa però faceva parte di una scena organizzata, come si vede chiaramente nel video.

Batterie appese al muro

Un’altra esibizione inconsueta, per ragioni simili a quelle di “Hard Rock Hallelujah” è stata quella della band estone Winny Puhh, che nel 2013 partecipò all’Eurovision con (l’impronunciabile) “Meiecundimees üks Korsakov läks eile Lätti”. I Winny Puhh sono una band punk-metal: oltre a essere vestiti a loro volta da mostri (più o meno) eseguirono la loro canzone con i batteristi più o meno appesi alla parete in fondo al palco. Qui sotto c’è il video, ma occhio perché potrebbe venirvi voglia di chiudere tutto dopo pochi secondi.

Una canzone, non l’unica, contro la Russia

Nel 2009 la Georgia partecipò all’Eurovision con Stephane & 3G e la canzone “We Don’t Wanna Put In”. Leggendo il titolo ad alta voce vi renderete conto del gioco di parole che contiene, diretto contro il presidente russo Vladimir Putin: nel corso dell’anno precedente la Georgia era stata in guerra con la Russia per il controllo di alcune regioni al confine tra i due paesi, l’Ossezia del Sud e l’Abcasia. La European Broadcasting Union, l’organizzazione che rappresenta tutte le emittenti di servizio pubblico in Europa e organizza l’Eurovision, giudicò la canzone troppo politica e chiese alla Georgia di cambiarne il testo oppure sostituirla con un’altra canzone. La Georgia si rifiutò e alla fine non partecipò al festival.

La comunità LGBT all’Eurovision

Da anni l’Eurovision Song Contest è caratterizzato dalla partecipazione di artisti che fanno parte della comunità LGBT. Oltre a Dana International e a Conchita Wurst, la cantante drag queen austriaca che ha vinto l’edizione del 2014, nel 2007 ha partecipato la drag queen ucraina Verka Serduchka, con un’esibizione rimasta molto famosa. Anche la sua canzone peraltro conteneva un riferimento negativo alla Russia, che per un anno bandì il brano dalle sue radio.

Il palco dell’Eurovision è stato poi usato per una dichiarazione in favore dei diritti delle coppie omosessuali nel 2013, quando la cantante finlandese Krista Siegfrids baciò una delle ballerine che si erano esibite con lei per protestare contro l’assenza di una legge sul matrimonio di persone dello stesso sesso nel suo paese.