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  • Lunedì 8 maggio 2017

Serie A, le cose di cui parlare

Il campionato sta per finire: facciamo un punto su chi ha avuto una bella stagione e vediamo cosa non ha funzionato nelle squadre che hanno avuto difficoltà

I giocatori della Roma festeggiano il gol di Daniele De Rossi accanto al portiere del Milan Gianluigi Donnarumma (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
I giocatori della Roma festeggiano il gol di Daniele De Rossi accanto al portiere del Milan Gianluigi Donnarumma (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

La Serie A si sta avvicinando alla sua conclusione, e dopo la 35ª giornata, che si è giocata fra sabato e domenica, ora mancano solamente tre turni alla fine. Da qualche settimana, quindi, stanno arrivando un po’ di certezze matematiche: dopo la salvezza raggiunta dalle squadre di metà classifica, la retrocessione del Pescara e la certa esclusione di Atalanta, Milan e Inter dalla qualificazione alla Champions League, ieri ne sono arrivate altre due. Vincendo 7-3 in casa contro la Sampdoria, la Lazio di Simone Inzaghi si è assicurata un posto nelle coppe europee dopo un anno di assenza: a meno di improbabili sorprese, la coppa sarà l’Europa League. In fondo alla classifica il Palermo, dopo il pareggio contro il Chievo, è matematicamente in Serie B. Ora rimane soltanto da stabilire l’ultima retrocessione, che potrebbe spettare a una fra Crotone, Empoli e Genoa.

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Il pareggio nel derby contro il Torino e la vittoria della Roma sul Milan hanno impedito che la Juventus vincesse il campionato con tre giornate di anticipo. Ma basterà una vittoria contro la Roma nella prossima giornata perché avvenga, o in caso di sconfitta, quella dopo: insomma, è solo una questione di tempo. Roma e Napoli sono distanti solo un punto e si stanno giocando il secondo posto, che permette di accedere direttamente alla fase a gironi della Champions League. Un po’ più in basso nella classifica Inter e Milan, stando ai loro ultimi risultati, sembrano non accorgersi di starsi giocando l’accesso all’Europa League, e continuano a perdere come se non ci fosse un domani.

Potessero decidere di farlo, tutte le squadre di calcio vorrebbero seguire un manuale di istruzioni in grado di garantire con certezza successi e trofei. A meno di casi particolari e isolati, tutti i club vogliono arrivare primi fra i loro rivali: non esistono club che si tirano indietro. Ma nel calcio, come in un sacco di altri sport, le squadre vincenti non nascono dal nulla, ma arrivano (se ci arrivano) a esprimere il proprio meglio dopo un percorso in cui si è vinto, si è perso e si è capito cosa fare. Poi si migliora. Se una squadra fallisce il proprio obiettivo stagionale, è un peccato per tutti ma non succede poi nulla di così grave, come invece spesso si potrebbe intendere da titoli, polemiche e contestazioni. Vuol dire che molte cose non sono girate, che qualcosa dev’essere cambiato e che la squadra deve migliorarsi ancora per poter ambire a obiettivi di un certo valore. Ma è vero anche che ogni stagione, anche negativa, porta con sé qualcosa di utile da aggiungere e da cui imparare. Partendo da qui, a tre giornate dalla fine della Serie A, come si possono giudicare le stagioni delle squadre più in vista del calcio italiano?

Questa è la classifica dopo la 35ª giornata di campionato:

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Questa, invece, è la classifica in cui il CIES ha analizzato, in base ai soldi investiti nei giocatori utilizzati in questa stagione dalle squadre di Serie A, quali club sono andati meglio o peggio del previsto. Nella parte alta ci sono le squadre i cui risultati sono andati oltre gli investimenti, nel mezzo quelle che hanno fatto ciò che dovevano fare e in basso quelle che non hanno raccolto i frutti dei propri investimenti.

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Si può comprendere la situazione “sospesa” di Torino, Sampdoria e Fiorentina, tre squadre molto talentuose che quest’anno hanno vissuto una stagione di transizione: hanno molto con cui lavorare, ma ancora alcune cose da risolvere, fra cambi di allenatori, punti deboli e giocatori richiesti da molte altre squadre.

Anche senza classifica, le prestazioni di Juventus, Atalanta, Lazio e Inter si potrebbero giudicare abbastanza facilmente. Nessuna squadra ha speso come la Juventus, nessun’altra squadra in Europa è ancora in corsa in tre diverse competizioni: la Juventus sta per vincere la Serie A, è favorita per la vittoria della Coppa Italia e anche per la Champions League. L’Atalanta non era mai arrivata così in alto in un campionato di Serie A, e lo ha fatto mettendo insieme una squadra composta perlopiù da giovani cresciuti nel suo settore giovanile: più di così non si poteva.

L’Inter, invece, ha disputato una stagione disastrosa sotto tutti i punti di vista: dalla gestione tecnica all’organizzazione dirigenziale, fino ad arrivare alla squadra. È da sette partite che non vince e dopo i recenti risultati, si può dire che quella che scende in campo da circa un mese e mezzo — ovvero da quando ha avuto la certezza di non poter più qualificarsi alla Champions League — non sia più una squadra, ma un insieme di giocatori disuniti e poco determinati. Un campionato così, ma disputato tre anni fa, sarebbe stato molto più complicato da risolvere. Ma per come stanno le cose ora, c’è comunque una certa fiducia per il futuro, derivata principalmente dei mezzi a disposizione del gruppo Suning, proprietario dell’Inter da meno di un anno. Con alcune competenze in più, delle figure carismatiche intorno alla squadra e dopo aver sistemato la rosa, già fra qualche mese potremmo vedere un’altra Inter.

A Napoli e Roma non si poteva chiedere di più, perché per competere con questa Juventus ci vuole qualcosa in più, e per le potenzialità dei due club, quel qualcosa in più potrebbe arrivare dal lavoro degli allenatori e dal tempo che richiedono i miglioramenti. Sarri sta facendo giocare il Napoli come nessun’altra squadra in Italia, e con un incremento della fisicità della rosa e i giusti rinforzi in alcuni ruoli, i terzini per esempio, la prossima stagione potrebbe essere anche quella buona, sperando che l’esuberanza del suo presidente vada a favore della crescita della squadra, e non contro. Intanto il Napoli continua a fare cose di questo genere:

Lo si sente dire spesso, Roma è un ambiente difficile in cui giocare a calcio. Ci sono sempre molte aspettative – talvolta troppe – e spesso poco tranquillità. Ma per la stagione della Roma vale il discorso fatto per il Napoli. È vero che forse avrebbe potuto forse fare qualcosa in più in Europa League, dove è stata eliminata agli ottavi di finale dal Lione nonostante le squadre ancora in corsa fossero ampiamente alla sua portata. Ma in campionato, competere alla pari con questa Juventus, una squadra che si trova nelle condizioni per poter ambire a vincere tutti i tornei a cui partecipa, non sembra ancora possibile. Ora si trova a giocarsi il secondo posto nelle ultime quattro giornate, me se lo sta giocando con una squadra forte come il Napoli, altrettanto meritevole di arrivare seconda. La Roma sembra avere tutte le potenzialità per fare ancora meglio di così, a partire dalle ambizioni societarie.

E infine il Milan, che ora è sesto, cioè l’ultimo posto che garantisce la qualificazione all’Europa League, con tre punti di vantaggio sull’Inter. Rispetto agli anni passati ora è una squadra più organizzata, ma può contare su di una rosa più debole delle squadre che la precedono – a eccezione dell’Atalanta, che però è un caso particolare – e di livello simile a due che le stanno dietro, ossia Fiorentina e Torino. Ha appena concluso un lungo e complicato passaggio di proprietà, che ha causato una sorta di “congelamento” dei progetti e delle ambizioni societarie.

Ha vinto solo una delle ultime sei partite disputate e ha perso punti contro tre delle ultime quattro squadre in classifica, che in teoria sarebbero dovute essere le avversarie meno complicate da affrontare. Ma il giudizio su questa stagione del Milan andrebbe sospeso: si è appena concluso un ciclo trentennale, vincente come pochi altri nella storia del calcio, ne è iniziato uno nuovo, ma da troppo poco per avere tempo di dimostrare qualcosa. La squadra di Vincenzo Montella si è trovata in mezzo a tutto questo, ma può migliorare a partire dalla prossima stagione, partendo dalle cose buone di cui già dispone.