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  • Mercoledì 26 aprile 2017

Ci sono sospetti che la Russia stia interferendo con le presidenziali in Francia

Sembra che lo stesso gruppo di hacker che aveva attaccato Hillary Clinton ora stia cercando di favorire Le Pen e danneggiare Macron

Marine Le Pen e Vladimir Putin a Mosca, 24 marzo 2017 (Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
Marine Le Pen e Vladimir Putin a Mosca, 24 marzo 2017 (Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Diversi giornali internazionali e francesi raccontano che la campagna elettorale del candidato centrista alla presidenza della Francia, Emmanuel Macron, è stata bersaglio di attacchi informatici molto probabilmente da parte degli stessi hacker russi accusati di essere intervenuti contro la candidata dei Democratici alle presidenziali statunitensi, Hillary Clinton, lo scorso anno. La notizia è stata data da una società di cybersecurity con sede a Tokyo, Trend Micro, in un recente rapporto in cui si dice che la Russia potrebbe cercare di influenzare l’esito delle presidenziali danneggiando Macron e rafforzando Marine Le Pen. Macron ha vinto il primo turno delle presidenziali di domenica 23 aprile e andrà al ballottaggio contro Le Pen il prossimo 7 maggio. Le Pen e il suo partito, il Front National, sono considerati molto vicini al presidente Vladimir Putin, e non solo perché Le Pen vorrebbe un riavvicinamento alla Russia e l’eliminazione di ogni tipo di sanzione: in passato sono circolate diverse inchieste sui presunti rapporti – anche economici – tra governo russo e Front National.

L’organizzazione russa coinvolta nella campagna presidenziale francese sarebbe Pawn Storm, conosciuta anche come Fancy Bear, APT 28 o Sofacy. Secondo 20 minutes, tra metà marzo e metà aprile il gruppo avrebbe creato quattro nomi di domini simili a quelli del movimento di Macron, “En Marche!”, tentando di rubare dati personali, login e password tramite l’invio di comunicazioni false ai funzionari della campagna di Macron, con l’obiettivo di infettare i loro computer e ottenere informazioni confidenziali. I domini creati sono onedrive-en-marche.fr (15 marzo 2017), portal-office.fr (14 aprile 2017), mail-en-marche.fr (12 aprile 2017), accounts-office.fr (17 aprile 2017).

Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin, ha detto che «tutto questo ricorda le accuse fatte da Washington lo scorso anno e che sono ancora oggi campate in aria». Ha anche aggiunto che la Russia non ha «mai interferito» nelle elezioni di altri paesi e ha negato di preferire Marine Le Pen, ricevuta lo scorso marzo da Vladimir Putin, a Emmanuel Macron. Dopo l’esito del voto di domenica e il passaggio al secondo turno di Le Pen, la commissione Esteri della Camera bassa del parlamento russo si era invece ufficialmente congratulata con la candidata augurandole di vincere il ballottaggio. Diverse inchieste hanno poi mostrato come il Front National sia stato finanziato da alcune banche vicine al governo russo. Loïc Guézo, che lavora per Trend Micro in Europa, ha spiegato che in questi casi «c’è sempre un’incertezza tecnica di attribuzione» e che però i dubbi sono stati «ridotti al minimo»: «Abbiamo analizzato la procedura operativa con dati elaborati negli ultimi due anni, e questo ci ha permesso di determinarne la fonte». Secondo alcuni esperti il gruppo di cyber spionaggio russo coinvolto sarebbe direttamente collegato all’agenzia di intelligence militare russa GRU.

I risultati della relazione della società giapponese di sicurezza informatica hanno dato sostanza alle affermazioni di uno dei responsabili della campagna di Macron, Mounir Mahjoubi, che già prima del primo turno aveva denunciato di aver subito «centinaia se non migliaia di attacchi informatici». Già a metà febbraio Mahjoubi aveva parlato di «sospetti forti» nei confronti di hacker russi e di sforzi «sofisticati» messi in atto per accedere agli account di posta elettronica dei responsabili della campagna, con modalità simili a quelle impiegate per fermare la campagna di Hillary Clinton negli Stati Uniti. Aveva anche detto che la truffa messa in atto era solo il «lato invisibile» di un’apparente campagna russa per sfavorire Macron, mentre il «lato visibile» aveva assunto la forma di notizie false e storie inventate pubblicate sui media russi di lingua francese. Mahjoubi ha commentato di non essere stupito dalla relazione della società di cybersecurity giapponese, ma non ha precisato se quelle operazioni avessero effettivamente creato un danno alla campagna di Macron oppure no.