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  • Lunedì 17 aprile 2017

Più di mille detenuti palestinesi in Israele hanno iniziato uno sciopero della fame

Chiedono migliori condizioni di detenzione, ma gli israeliani dicono che è una protesta politica

Una manifestazioni di familiari di detenuti palestinesi (AP Photo/Majdi Mohammed)
Una manifestazioni di familiari di detenuti palestinesi (AP Photo/Majdi Mohammed)

Centinaia di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane sono in sciopero della fame e chiedono migliori condizioni di detenzione. Fino a duemila prigionieri potrebbero aderire allo sciopero, che è sostenuto dalle principali organizzazioni politiche palestinesi. La protesta è guidata da Marwan Barghouti, uno dei dirigenti dell’organizzazione per l’indipendenza della Palestina Al Fatah e considerato uno dei possibili successori dell’attuale leader Mahamoud Abbas. Allo sciopero partecipano prigionieri appartenenti ad Al Fatah, ad Hamas e al Jihad Islamico, le tre principali organizzazioni, spesso rivali, che combattono per l’indipendenza della Palestina. Secondo le autorità israeliane, 1.187 prigionieri sono attualmente in sciopero della fame.

I prigionieri in sciopero chiedono un migliore accesso al telefono e regole che rendano più semplici le visite familiari. I regolamenti delle prigioni israeliane stabiliscono che tutti i carcerati hanno diritto a ricevere visite familiari una volta ogni due settimane. In pratica però le famiglie dei detenuti che vivono nei territori occupati hanno bisogno di uno speciale permesso per entrare in Israele, dove si trovano le carceri, e questi permessi non sempre vengono concessi.

Quello in corso è il più grande sciopero di detenuti da anni a questa parte. Peter Beaumont, corrispondente del Guardian da Gerusalemme, ha scritto che lo sciopero è stato ampiamente pianificato e gode di un esteso appoggio politico. Sia il Primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese Rami Hamdallah, in Cisgiordania, che i leader di Hamas a Gaza, hanno entrambi dichiarato il loro appoggio. Lo sciopero coincide con il 50esimo anniversario della Guerra dei sei giorni, il conflitto che ha portato Israele a invadere militarmente gli attuali territori occupati, la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. Israele e i territori occupati si trovano in un momento di relativa calma dopo che negli ultimi mesi si sono susseguiti attacchi contro i civili israeliani e rappresaglie contro i palestinesi.

Lo sciopero è iniziato nella prigione di Hadarim, dove è detenuto Marwan Barghouti, leader della protesta. Barghouti è stato condannato a 40 anni di carcere con l’accusa di aver diretto attacchi contro i cittadini israeliani nel corso della Seconda Intifada, il periodo di rivolte e attacchi iniziato nel 2000. Al processo, Barghouti rifiutò di difendersi, sostenendo che il tribunale che lo stava processando era illegittimo.

Il governo israeliano ha preso lo sciopero molto seriamente. Il ministro per la Sicurezza Gilard Erdan si è riunito con i responsabili del servizio carcerario, con i rappresentanti dei militari e con quelli dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno. Erdan ha detto in un comunicato che «lo sciopero guidato da Barghouti è motivato da ragioni di politica interna dei palestinesi e per questo motivo contiene richieste irragionevoli». Erdan ha anche detto che le forze di sicurezza sono pronte ad affrontare qualsiasi sviluppo dovesse avere la protesta in corso. In tutto, 7 mila palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane. Alcuni sono stati condannati dai tribunali, mentre altri si trovano in “detenzione amministrativa”, sono cioè incarcerati senza processo per un massimo di sei mesi.