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  • Lunedì 10 aprile 2017

Di cosa parla il nuovo libro di Caterina Soffici

La storia poco nota di cosa accadde agli italiani che si trovavano nel Regno Unito quando l'Italia dichiarò guerra alla Gran Bretagna, e della nave su cui morirono mentre venivano deportati in Canada

Una foto dell'Arandora star nel 1939 (AP Photo)
Una foto dell'Arandora star nel 1939 (AP Photo)

Sulla Stampa di oggi la scrittrice Caterina Soffici ha raccontato di cosa parla il suo nuovo libro Nessuno può fermarmi: cioè la storia non molto nota – che lei stessa ha scoperto per caso – di quello che accadde ai molti italiani che si trovavano nel Regno Unito quando Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna, e a quelli che morirono sul transatlantico Arandora Star mentre venivano deportati in Canada.

Questa storia mi è venuta a cercare. Come gli amori che ti capitano addosso quando meno te l’aspetti e non puoi evitarli. Così è successo a me con la vicenda che racconto in Nessuno può fermarmi. Mi ci sono imbattuta per caso, camminando per Clerkenwell Road, una strada di Londra dove i turisti non si spingono, anche se è vicinissima a Soho. Questo era il cuore di Little Italy, il quartiere degli immigrati italiani: qui arrivavano per scappare dalla miseria, sognando una nuova vita di benessere e prosperità. In Clerkenwell Road c’è la chiesa italiana di St Peter, dove ho visto la targa dedicata alle vittime dell’Arandora Star: 446 italiani morti in una tragedia di cui non avevo mai sentito parlare.
Quante targhe del genere si vedono nelle chiese? Perché non sono passata oltre, anche quella volta? Non lo so. O meglio, l’ho capito dopo, quando questa grande epopea popolare ha iniziato a spiegarmisi di fronte. All’inizio è stato solo un intuito, una mosca nell’orecchio. La storia mi è venuta a cercare e mi ha portato dentro le sue pagine. Un po’ come il giovane Bartolomeo nel romanzo, ho iniziato la mia personale ricerca.

La vicenda
I fatti sono questi: il 10 giugno 1940, quando Mussolini dichiara guerra alla Gran Bretagna e alla Francia, la reazione degli inglesi alla pugnalata alle spalle è violenta. Churchill ordina «Collar the lot!». Acchiappateli tutti, prendeteli per la collottola, come si dice di ladruncoli. Il giorno stesso, negozi e caffè italiani vengono presi d’assalto. Vetrine distrutte, sassate e spranghe. Scatta la caccia all’uomo. La notte iniziano gli arresti, 4 mila italiani tra i 16 e i 70 anni sono arrestati e chiusi dietro il filo spinato in campi di internamento. Italiano diventa sinonimo di fascista. I servizi segreti hanno un elenco di personaggi ritenuti pericolosi, sobillatori e collaborazionisti, spie in sonno pronte a scattare su ordine di Hitler. Devono essere allontanati subito dall’isola. Così vengono imbarcati sull’Arandora Star, un transatlantico requisito dalla marina britannica, che in tempo di pace era il sogno delle crociere di prima classe: piscina, campo da tennis, saloni di stucchi dorati, specchi e camerieri in livrea, che solca gli oceani dai Caraibi alle Indie, pieno di ricchi e aristocratici.
Stavolta invece il carico è ben diverso. La nave salpa da Liverpool diretta in Canada. Il 2 luglio 1940, dopo appena un giorno di navigazione, al largo delle coste della Scozia viene affondata da un siluro nazista. A bordo ci sono prigionieri tedeschi, soldati britannici di guardia, e circa 800 civili italiani.

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