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  • Venerdì 17 marzo 2017

È morto Derek Walcott

Aveva raccontato l'identità dei Caraibi, tra raccolte di poesie, opere teatrali e una trasposizione dell'Odissea: e ci vinse il Nobel

Derek Walcott nel 2014
(AP Photo/ Berenice Bautista, File)
Derek Walcott nel 2014 (AP Photo/ Berenice Bautista, File)

Derek Walcott, poeta e drammaturgo santaluciano e premio Nobel per la Letteratura nel 1992, è morto oggi a Cap Estate, sull’isola di Santa Lucia, a 87 anni. Il suo lavoro più famoso è Omeros, un poema epico di 300 pagine pubblicato nel 1990, che traspone la storia e i personaggi dell’Odissea di Omero a Santa Lucia, tra pescatori e un autista di taxi, ripercorrendo allo stesso tempo la storia del colonialismo e la tratta degli schiavi nei Caraibi. William Grimes lo racconta sul New York Times dicendo che la sua «poesia di metafore intricate ha catturato la bellezza fisica dei Caraibi, l’eredità del colonialismo e le complessità di vivere e scrivere in due mondi culturali».

L’opera di Walcott ruota soprattutto attorno alla definizione dell’identità caraibica e del suo denso e difficile multiculturalismo: lui stesso veniva da una famiglia di origini africane ed europee, come racconta nella poesia The Schooner Flight.

«I’m just a red nigger who love the sea,
I had a sound colonial education,
I have Dutch, nigger, and English in me,
and either I’m nobody, or I’m a nation»

«Sono solo un nero caraibico che ama il mare
ho avuto una solida istruzione coloniale
in me c’è dell’olandese, del nero, e dell’inglese
e o sono nessuno o sono una nazione»

La difficoltà di far parte di mondi diversi e contrastanti viene fuori continuamente, nell’opera e nella vita di Walcott, come quando fu duramente criticato dal movimento dei diritti civili afroamericani delle Pantere nere per aver scritto soprattutto in inglese anziché in creolo, la lingua di Santa Lucia: «Non ho nessuna nazione se non l’immaginazione. Dopo l’uomo bianco, anche i negri non mi vogliono», commentò lui.

Il tema dell’identità e la volontà di costruirsi un canone letterario personale si ritrova anche nelle sue raccolte di poesie: pubblicò la prima a 19 anni ma la più famosa, dopo aver lavorato come critico, giornalista e insegnante, è In a Green Night: Poems 1948–1960, del 1962, che lo fece conoscere in tutto il mondo. Walcott scrisse anche un’autobiografia in versi – Another Life – e un’ottantina di opere teatrali: la più celebre è Dream on Monkey Mountain (1970), prodotta da NBC negli Stati Uniti e poi messa in scena a Broadway a New York.

Il lavoro di Walcott unisce la musicalità del testo a una densa ricerca letteraria e storica. Lui stesso raccontò in un’intervista del 1985 alla Paris Review il rapporto tra il carattere del suo paese e del suo lavoro: «Vengo da un posto a cui piace la grandeur e i gesti ampi, che non è inibito dalla fioritura: è una società retorica, è una società di prestanza fisica, è una società con stile». Nell’assegnargli il Nobel – era stato il secondo scrittore caraibico ad averlo ricevuto, dopo Saint-John Perse del Guadalupe – la giuria lo motivò dicendo che la sua è «un’opera poetica di grande luminosità, sostenuta da una visione storica, il risultato di un impegno multiculturale».

In Italia la casa editrice Adelphi ha pubblicato alcuni suoi lavori, tra cui Mappa del nuovo mondo, Isole. Poesie scelte (1948-2004), e La voce del crepuscolo