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  • Mercoledì 8 marzo 2017

L’Ungheria ha approvato una nuova legge molto dura coi migranti

Chi presenterà richiesta di asilo sarà costretto a vivere in un campo profughi fino alla decisione finale, di fatto diventando prigioniero del governo

(ANDREJ ISAKOVIC/AFP/Getty Images)
(ANDREJ ISAKOVIC/AFP/Getty Images)

Martedì il parlamento ungherese ha approvato una nuova legge sulla gestione dei richiedenti asilo, da subito molto criticata dall’ONU e da varie ONG internazionali che si occupano di diritti umani. La nuova legge impone che tutti i richiedenti asilo siano confinati in appositi campi profughi gestiti dal governo per tutto il tempo necessario ad esaminare la loro richiesta. Con la legge precedente, i richiedenti asilo non erano obbligati a risiedere nei campi profughi, e potevano spostarsi all’interno del paese per continuare il loro tragitto. È stato inoltre eliminato il periodo massimo di detenzione di un richiedente asilo, che era di quattro settimane: ogni persona che intende chiedere asilo, quindi, rischia di essere trattenuta per mesi contro la sua volontà, cosa che secondo alcuni viola il diritto internazionale in materia di diritti umani e rifugiati.

La legge approvata ieri è solo l’ultima di una serie di misure molto restrittive nei confronti di migranti e richiedenti asilo. L’Ungheria è uno dei paesi meno accoglienti per i migranti in tutta l’Unione Europea: due anni fa ha costruito un muro sul confine serbo per limitare il flusso di migranti dal Medio Oriente, le sue forze di sicurezza vengono regolarmente criticate per le violenze sui migranti, e più in generale sono pochissime le richieste di asilo che vengono effettivamente approvate. Secondo l’agenzia ONU per i rifugiati, nel corso del 2016 ne sono state approvate circa 500 sulle quasi 30mila presentate in territorio ungherese.

Le leggi internazionali in materia di rifugiati impediscono la detenzione prolungata e in assenza di motivi circostanziati: in Italia, ad esempio, si discute da un paio d’anni della legittimità giuridica degli hotspot, i centri di primissima accoglienza per migranti dove a volte vengono trattenuti per giorni finché non sono stati fotosegnalati (per la legge italiana è possibile trattenere una persona senza la convalida di un giudice fino a 48 ore). Cecile Pouilly, portavoce dell’agenzia ONU per i rifugiati, commentando la legge appena approvata in Ungheria ha fatto capire che in questo caso la situazione è ancora più grave: «in pratica, ogni richiedente asilo – compresi i bambini – verrà tenuto prigioniero in container circondati da filo spinato per un periodo prolungato. L’impatto fisico e psicologico su donne, bambini e uomini che hanno già sofferto molto sarà tremendo». Le autorità ungheresi, inoltre, fanno notare che i richiedenti asilo potranno uscire liberamente dal centro solo nel caso decidano di far decadere la propria richiesta e accettino di tornare in Serbia o Croazia, di fatto scoraggiandoli a presentarla o ad aspettare per mesi una risposta.

Il governo di destra guidato da Viktor Orbán ha gestito spesso l’immigrazione con un approccio ai limiti delle norme europee e internazionali sul rispetto dei diritti umani, secondo alcuni per ragioni perlopiù politiche (in Ungheria l’immigrazione è un tema molto sentito, e condiziona spesso le campagne elettorali). Nei prossimi mesi però la situazione potrebbe persino peggiorare: fra circa un anno si terranno le elezioni parlamentari, e il principale avversario del partito di Orbán è Jobbik, un partito di estrema destra che alle ultime elezioni ha preso più del 20 per cento dei voti totali. Sull’immigrazione Jobbik ha delle posizioni più estreme di Orbán, che quindi potrebbe decidere di adottare un approccio ancora più duro per evitare di perdere consensi. La nuova legge sulla detenzione obbligatoria per i richiedenti asilo, ad esempio, è passata anche grazie ai voti di Jobbik, nonostante si trovi all’opposizione. Gábor Gyori, un analista politico di una società di consulenza ungherese contattato dal Wall Street Journal, ha spiegato che la vittoria del governo attualmente in carica «dipende da quanto riuscirà a far rimanere i cittadini con la paura dei rifugiati: fino alle elezioni, su questo tema proveranno a tirare la corda il più possibile».

Guardando ai dati, è difficile sostenere che l’Ungheria sia oggetto di una “invasione” o sia “sotto assedio”, come ha detto Orbán in un recente discorso: il flusso è diminuito moltissimo con la chiusura della cosiddetta “rotta balcanica” nel marzo del 2016, i rifugiati ammessi nel paese sono pochissimi e quelli ricevuti da Italia e Grecia nell’ambito del programma volontario europeo di relocation sono stati 0 (zero). Sono molto pochi anche i richiedenti asilo a cui viene permesso di entrare in Ungheria per presentare la propria domanda, e a volte prima di farlo è necessario aspettare per diversi mesi in campi profughi “informali” al confine con la Serbia: fino a pochi mesi fa l’Ungheria ne ammetteva 30 al giorno, mentre secondo Politico da due mesi il limite è stato abbassato a 50 alla settimana.

In questi mesi, inoltre, l’Ungheria è al lavoro per completare una seconda barriera di recinzione, a rafforzamento di quella costruita nel 2015. Secondo euronews, la nuova recinzione sarà lunga quasi 150 chilometri, sarà elettrificata e sorvegliata da telecamere di sicurezza.