Questi sono i fossili più antichi del mondo?

Un gruppo di ricercatori dice di avere trovato tracce di vita sul nostro pianeta risalenti ad almeno 3,77 miliardi di anni fa, ma non tutti sono convinti

Le microscopiche strutture tubolari osservate dai ricercatori nelle rocce di 3,7 miliardi di anni fa (Matthew Dodd)
Le microscopiche strutture tubolari osservate dai ricercatori nelle rocce di 3,7 miliardi di anni fa (Matthew Dodd)

Un gruppo di ricercatori dice di avere scoperto i fossili più antichi del mondo, risalenti ad almeno 3,77 miliardi di anni fa, che potrebbero dare nuovi indizi su come si formò la vita sul nostro pianeta. Nel loro studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, scrivono di avere esaminato alcune rocce e di avere identificato strutture fossili microscopiche simili a quelle che si trovano ancora oggi nei pressi delle sorgenti idrotermali nelle profondità oceaniche, le fratture da cui esce acqua riscaldata e sfruttate da numerosi esseri viventi per sopravvivere in mancanza della luce solare. Se confermata da altre ricerche, la notizia dei fossili cambierebbe molte cose nello studio delle prime fasi di evoluzione della vita, considerato che parliamo di reperti più antichi di 300 milioni di anni rispetto ai fossili delle stromatoliti, le strutture sedimentarie che si pensa abbiano ospitato le prime forme di vita nelle acque superficiali. L’annuncio del ritrovamento sta facendo discutere e non tutti sono convinti dell’origine così antica dei fossili citati nello studio.

Da molto tempo i ricercatori cercano prove e indizi per capire quando iniziò esattamente a formarsi la vita sulla Terra, ma identificarne di nuovi non è per nulla semplice perché il nostro pianeta esiste da almeno 4,55 miliardi di anni, un periodo nel quale la crosta terrestre è cambiata di continuo fondendo e riciclando il materiale roccioso. Solo in alcune aree del mondo, come la Isua Greenstone Belt, si riescono ancora a trovare rocce più antiche di 3 miliardi di anni, molte delle quali hanno però subìto variazioni a causa della temperatura e dell’alta pressione cui sono sottoposte negli strati più profondi della crosta. Trovarne di intatte e con tracce fossili microscopiche è molto complicato.

Lo scorso anno fu annunciata l’osservazione di alcuni dati fuori scala all’interno di rocce risalenti a 3,7 miliardi di anni fa, trovate in Groenlandia, che avrebbero indicato un’attività ormai fossilizzata delle stromatoliti. Anche in quel caso la notizia fu accolta con scetticismo, considerato che le uniche tracce delle prime forme di vita ritenute affidabili sono quelle trovate in sedimenti rocciosi risalenti a 3,4 miliardi di anni fa in Australia, che suggeriscono che la vita si formò in acque poco profonde ed esposte alla luce solare. Tuttavia, negli ultimi anni diversi ricercatori hanno messo in dubbio questa ipotesi, teorizzando che la vita sulla Terra si sia sviluppata nelle profondità oceaniche in prossimità delle sorgenti idrotermali.

Nel nuovo studio pubblicato su Nature, Dominic Papineau dello University College London, che ha guidato il gruppo di ricerca, dice di avere trovato le prove di forme primordiali di vita intorno alle sorgenti idrotermali che esistevano sul pianeta tra i 3,77 e i 4 miliardi di anni fa. Le tracce fossili sono state trovate in alcuni sedimenti rocciosi nella parte settentrionale del Quebec, in Canada: per la loro osservazione sono stati analizzati al microscopio strati minuscoli e sottilissimi di roccia, con uno spessore pari a quello di un sopracciglio. Le analisi hanno portato all’identificazione di piccole strutture tubolari di ematite, minerale composto per lo più da ossido ferrico, e di filamenti piuttosto elaborati: entrambi ricordano per forma e caratteristiche le tracce lasciate in fossili molto più recenti da alcuni tipi di batteri nei pressi delle sorgenti idrotermali sottomarine.

Sono state trovate anche tracce di altre strutture, note per contenere carbonio, calcio e fosforo, elementi importanti per la formazione della vita. Il problema è che alcune di queste strutture, come le “rosette”, si possono formare anche in processi che non implicano la presenza di esseri viventi. Tuttavia, nel loro studio i ricercatori scrivono di avere identificato la presenza di un minerale a base di fosfato di calcio (“apatite”) che si presenta di solito in concomitanza con i microrganismi.

Il nuovo studio di Papineau e colleghi sta attirando molte attenzioni perché potrebbe contribuire a comprendere meglio come si originò la vita, all’incirca entro il primo miliardo di anni della Terra. La possibilità che alcuni microrganismi si siano formati nei pressi delle sorgenti idrotermali sottomarine non esclude comunque che, più o meno in contemporanea, si siano sviluppate anche forme di vita nelle acque superficiali come ritenuto ormai altamente probabile dalla maggior parte dei ricercatori. Studi di questo tipo potrebbero anche aiutarci a comprendere i meccanismi alla base della formazione della vita, per come la conosciamo, su pianeti diversi dal nostro e non necessariamente nel solo sistema solare. Saranno comunque necessari altri approfondimenti e ricerche per confermare o meno la scoperta.