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  • Venerdì 24 febbraio 2017

Il caso sulla corruzione in Brasile è tracimato

L'indagine che ha portato all'impeachment della presidente Dilma Rousseff sta coinvolgendo molti altri paesi dell'America Latina, con gravi accuse a personaggi importanti

di Simeon Tegel – The Washington Post

Uno sciopero sindacale contro la corruzione a Panama City, il 10 febbraio 2017 (AP Photo/Arnulfo Franco)
Uno sciopero sindacale contro la corruzione a Panama City, il 10 febbraio 2017 (AP Photo/Arnulfo Franco)

Da oltre due anni il Brasile è agitato da un vastissimo scandalo sulla corruzione noto come “Car Wash” che ha coinvolto Odebrecht, la più grande società edile dell’America Latina. Lo scandalo ha contribuito a portare tra le altre cose all’impeachment del presidente brasiliano Dilma Rousseff, all’incarcerazione di diverse persone importanti, a rallentare la nona economia del mondo e ha portato a una sanzione da circa 3,2 miliardi di euro, la più alta mai comminata per un caso di corruzione. Adesso lo scandalo si sta diffondendo in tutta l’America Latina, dove Odebrecht aveva ottenuto diversi appalti per realizzare enormi progetti infrastrutturali in dieci paesi, dall’Argentina al Messico.

Giovedì le autorità del Perù hanno diffuso un mandato d’arresto internazionale nei confronti di Alejandro Toledo – che è stato presidente del Perù dal 2001 al 2006 – offrendo anche una ricompensa di 100mila sol (circa 28mila euro) per chi avesse fornito informazioni utili alla sua cattura. Si sospetta che Toledo abbia ricevuto tangenti per circa 19 milioni di euro per assegnare a Odebrecht il progetto per la costruzione di alcune parti dell’Interoceanic Highway, un’autostrada che collega il Brasile con i porti sul Pacifico del Perù. Toledo, che si pensa sia a San Francisco o in Israele, ha negato di aver commesso reati.

I problemi di Toledo, tuttavia, potrebbero segnare l’inizio di una nuova fase nello scandalo Odebrecht: i dirigenti della società incriminati stanno infatti rivelando le complesse attività della “Divisione delle operazioni strutturate” di Odebrecht, a tutti gli effetti un reparto di corruzione, che stando alle accuse avrebbe gestito pagamenti illeciti per circa 746 milioni di euro. La settimana scorsa hanno iniziato a circolare delle accuse secondo cui il comitato elettorale del presidente della Colombia Juan Manuel avrebbe ricevuto da Odebrecht finanziamenti illeciti per quasi un milione di euro. La polizia di Panama, inoltre, ha fatto irruzione nella sede di Mossack Fonseca, lo studio legale panamense al centro dei cosiddetti “Panama Papers”. Santos ha detto di essere innocente e ha chiesto che venga svolta un’indagine approfondita, mentre Mossack Fonseca ha negato di avere legami con Odebrecht.

Nel frattempo Gustavo Arribas, considerato la spia più importante dell’Argentina e stretto alleato del presidente Mauricio Macri, è sotto indagine, come l’ex presidente di Panama Ricardo Martinelli; entrambi negano di aver commesso reati. Altre indagini sulla corruzione stanno proseguendo lentamente anche in Ecuador e Venezuela, due paesi in cui stando ai critici il sistema giudiziario è, in varia misura, sotto il controllo di presidenti autoritari.

Lo scandalo Car Wash, che prende il nome da una stazione di servizio di Brasilia usata per riciclare delle tangenti, sta generando molte proteste in Perù, dove a partire dagli anni Novanta Odebrecht si è aggiudicata una decina di appalti pubblici dal valore complessivo di circa 23 miliardi di euro, secondo le stime. Stando al ministro dell’Economia peruviano le ripercussioni dell’indagine – tra cui la necessità di trovare un’altra impresa che completi la costruzione di un gasdotto da circa 6,6 miliardi di euro, che è stato abbandonato da Odebrecht in seguito allo scandalo – potrebbero portare a un calo dell’un per cento della crescita del paese nel 2017.

Oltre che su Toledo, ci sono sospetti anche intorno ad altri tre ex presidenti del Perù. Il più importante è Alan García, sotto il cui secondo mandato Odebrecht ha ottenuto un numero record di appalti nel paese. Come “ringraziamento” pubblico a García, la società ha donato circa 758mila euro per la costruzione di una controversa replica di 36 metri in resina poliestere della statua del Cristo Redentore di Rio de Janeiro, che si affaccia sul Pacifico. Parlando del progetto, García lo ha descritto come la realizzazione di un «sogno personale». Il viceministro delle Comunicazioni ai tempi di García e diverse altre persone legate al suo partito, APRA, sono state arrestate con l’accusa di aver ricevuto tangenti per la costruzione del gasdotto.

«Com’è possibile che questi funzionari di medio livello siano stati gli unici a ricevere dei soldi, considerando il rapporto di alto profilo che García aveva con Odebrecht?», ha detto al Washington Post Julio Arbizu, l’ex procuratore anti-corruzione che ha avviato l’indagine sulle finanze di Toledo. García, che ha negato con forza le accuse contro di lui, ha reagito alla notizia dei problemi legali di Toledo, suo storico e grande rivale, scrivendo su Twitter: «Farisei. Ipocriti. Si riempono la bocca di discorsi sulla corruzione e poi salta fuori che sono loro i veri grandi corrotti».

Nonostante tutto, c’è chi considera l’allargarsi dello scandalo un segno positivo, che rivela la maggiore attenzione da parte di procuratori, cittadini e mezzi di informazione. «Tutto questo dimostra che la corruzione viene tollerata sempre meno», ha detto durante un’intervista Andrés Hernández, capo della sede colombiana dell’organizzazione anti-corruzione Transparency International, «le istituzioni democratiche dell’America Latina sono ancora giovani ma i cittadini si sono stancati, e il fatto che questi reati stanno venendo alla luce dimostra che stiamo progredendo».

© 2017 – The Washington Post