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  • Giovedì 26 gennaio 2017

Il Giappone ha un nuovo yokozuna, e che cos’è uno yokozuna

È il più alto titolo che può raggiungere un lottatore di sumo, e a un giapponese non succedeva da vent'anni: ci si aspetta che questo possa aiutare una disciplina da tempo in crisi

Kisenosato Yutaka regge un'orata di dieci chili durante la celebrazione per il titolo di yokozuna (AP)
Kisenosato Yutaka regge un'orata di dieci chili durante la celebrazione per il titolo di yokozuna (AP)

Mercoledì 25 gennaio, in un hotel di Tokyo, un incaricato della Nihon Sumō Kyōkai — l’associazione giapponese del sumo — ha comunicato a Kisenosato Yutaka, trentenne lottatore giapponese, che l’organo che governa la disciplina ha approvato all’unanimità la sua nomina a 72mo yokozuna, il titolo più alto che può essere conferito a un lottatore di sumo.

Kisenosato è alto 1 metro e 87 centimetri e pesa all’incirca 175 chilogrammi. Da mercoledì è il primo lottatore giapponese ad aver raggiunto il massimo grado del sumo a distanza di 19 anni dall’ultimo yokozuna giapponese. La sua nomina a “gran campione” è importante soprattutto perché da tempo il sumo giapponese ha attraversato una lunga crisi di popolarità, che ha portato a una drastica diminuzione del numero di praticanti. Uno yokozuna giapponese potrebbe essere quindi l’occasione per far uscire dalla crisi l’antica disciplina e riavvicinarla ai giovani.

Kisenosato Yutaka, nato con il nome di Yutaka Hagiwara, è originario di Ashiya, città della prefettura di Hyōgo, nel sud del Giappone. Iniziò a fare sport con la squadra di baseball delle scuole elementari che frequentava, nel ruolo di lanciatore. Ma Kisenosato era appassionato di sumo fin da piccolo, e decise di provarlo quando si rese conto di non essere portato per il baseball. Il suo primo maestro fu Takanosato Toshihide, un vecchio yokozuna che all’epoca gestiva una heya, una palestra in cui, oltre ad allenarsi, gli aspiranti lottatori vivono e vengono introdotti alla tradizione della lotta giapponese. Toshihide riconobbe in lui una predisposizione particolare per il sumo. Dopo aver convinto i suoi genitori, riuscì a portarlo nella sua heya.

Nel 2002 debuttò nel sumo professionistico. Fin dagli inizi si fece notare per la sua compostezza nel corso degli incontri e per l’inespressività del suo volto all’interno del Dohyō, il quadrato in cui si combatte. Kisenosato ha raggiunto lentamente i livelli più alti del sumo, stabilendo alcuni record ancora imbattuti nella disciplina e ottenendo diversi riconoscimenti per le sue “prestazioni straordinarie” e il suo “spirito combattivo”. Dopo essere stato candidato al titolo di yokozuna per quattro volte fra il 2013 e il 2016, senza però mai ottenere il numero di vittorie necessarie, l’anno scorso è stato il lottatore che ha vinto più incontri, senza però mai riuscire a vincere un trofeo: l’unico risultato che gli mancava per poter essere nominato yokozuna. La nomina è infine arrivata automaticamente dopo aver vinto il primo torneo del 2017.

Dopo aver ricevuto il titolo di yokozuna, Kisenosato ha detto: «Ho ancora molte debolezze, ma sono stato scelto e so di dover fare del mio meglio. Uno yokozuna viene considerato come l’uomo più forte. Sarò certamente al centro dell’attenzione quando salirò sul dohyō e il mio comportamento sarà giudicato anche lontano dai combattimenti. Per questo voglio crescere di più come uomo: allora otterrò anche il rispetto».

Kisenosato è l’unico lottatore giapponese in attività ad avere raggiunto il titolo di yokozuna. Gli altri tre lottatori che hanno ottenuto il riconoscimento e sono ancora in attività, Kakuryu Rikisaburo, Harumafuji Kohei e Hakuho Sho, sono tutti di origine mongola. L’ultimo yokozuna giapponese è stato Wakanohana Masaru, nominato nel 1998. Il suo successore, Musashimaru Koyo, era samoano con cittadinanza statunitense, e venne naturalizzato giapponese solo nel 1999, dopo essere diventato yokozuna.

Il titolo di “grande campione” non può essere revocato: chi lo riceve lo mantiene a vita, ma ci si aspetta che si ritiri dall’attività agonistica nel momento in cui non riesca più a ottenere il numero vittorie richieste. Non è un titolo che viene assegnato ogni anno, ma solo quando un lottatore viene ritenuto degno di tale titolo: negli ultimi anni solo quattro lottatori, compreso Kisenosato, sono stati nominati yokozuna.

Il sumo è legato ad alcuni valori centrali nella cultura giapponese, come la disciplina, la rettitudine e l’onore. Dopo la nomina, Kisenosato ha parlato soprattutto di rispetto e di comportamento appropriato, due cose richieste ai lottatori e in particolare agli yokozuna. Hakuho Sho, uno dei tre yokozuna in attività, è tuttora uno dei lottatori più rispettati in Giappone per via del suo comportamento, composto e molto rispettoso delle usanze e delle tradizioni giapponesi.

Negli scorsi anni diversi lottatori di sumo sono stati scoperti a truccare le partite e a scommettere clandestinamente, cosa che ha contribuito al declino della disciplina. In Giappone il sumo era lo sport nazionale, ma la sua popolarità è calata, assieme alle sue tradizioni. I ragazzi giapponesi da tempo si appassionano sempre di più al baseball, che al contrario del sumo gode di molto spazio televisivo in prima serata. La partecipazione al torneo Wanpaku – il più importante torneo di sumo per bambini in Giappone – è calata di circa la metà dal 1994 al 2014. Ventuno anni fa parteciparono al torneo 70.000 bambini, nel 2014 solo 33.000.

A conferma della crisi del sumo in Giappone c’è il fatto che di recente la disciplina è stata dominata da lottatori stranieri, tra cui alcuni molto forti provenienti da Mongolia, Bulgaria, Hawaii, Egitto e Georgia. In Giappone il declino del sumo è stato causato anche da un progressivo calo di interesse verso alcune tradizioni legate alla disciplina, soprattutto per alcune regole molto rigide legate alla vita di un lottatore: gli aspiranti professionisti devono infatti lasciare la scuola a 15 anni e frequentare un collegio dove tutto viene regolamentato, dalla dieta al taglio di capelli, e gli insegnamenti sono estremamente rigidi.

I dirigenti della federazione giapponese hanno tentato di promuovere maggiormente il sumo nelle scuole e fra i bambini di età compresa fra i 6 e i 10 anni, senza però ottenere grande successo. Ora con Kisenosato, un nuovo yokozuna giapponese e tutto sommato giovane, la popolarità del sumo in Giappone potrebbe riprendersi dopo un decennio complicato. Uno dei dirigenti della federazione, nel corso delle celebrazioni ha detto: «Il sumo fa parte della tradizione e molti cittadini aspettavano da tempo un grande campione nipponico. Questo traguardo porterà sicuramente a un maggior entusiasmo per il sumo».