Arrival – nei cinema da oggi – è un film di fantascienza con Amy Adams e Jeremy Renner, diretto da Denis Villeneuve, il regista di Prisoners, Enemy e Sicario: è uno dei film più attesi del periodo dell’anno in cui escono i film più attesi, cioè le settimane precedenti alla cerimonia di premiazione degli Oscar.
In Arrival ci sono gli alieni, ma di fatto ci sono piuttosto poco: protagonisti sono soprattutto i terrestri, e Adams interpreta una linguista che deve decifrare il linguaggio di una specie arrivata misteriosamente sulla Terra. Nonostante appartenga a un genere raramente premiato agli Oscar, Arrival è dato come uno dei film che potrebbe ottenere più nomination e magari anche qualche vittoria, in diverse categorie. In più è piaciuto molto sia al pubblico americano (ha già incassato più di tre volte il suo costo) che ai critici, malgrado una sua certa lentezza negli sviluppi che ne è anche l’atmosfera principale. Nell’attesa abbiamo messo insieme le cose utili per arrivare preparati al film, senza SPOILER.
Ted Chiang
È statunitense, ha 49 anni, è laureato in informatica ed è l’autore di Storia della tua vita, il racconto di circa 60 pagine da cui è tratto Arrival. Chiang non scrive molto – ha pubblicato 14 racconti e un romanzo breve, finora – ma è da tempo conosciuto, apprezzato e premiato nell’ambiente della letteratura di fantascienza. Parlando del film tratto dal suo racconto ha detto: «Penso sia uno dei rarissimi casi in cui è venuto fuori un buon film e un buon adattamento. E se consideriamo il passato degli adattamenti al cinema di storie di fantascienza, è quasi un miracolo».
Andando contro a una recente tendenza a costruire storie lunghe – a saghe o a puntate, magari pensate per diventare serie tv o film – Chiang scrive storie brevi, non collegate tra di loro e in genere poco spettacolari. Nel profilo che gli ha dedicato, il New Yorker ha scritto: «Chiang è stato descritto come uno scrittore di fantascienza umanista: molti lettori trovano che le sue storie siano commoventi e capaci di far sognare, anche se sono in realtà molto concrete». Nel frattempo, un’altra storia di Chiang che potrebbe diventare film è Understand, su un uomo che impara a riprogrammare la propria mente.
Sci-fi luminary Ted Chiang shines in Stories of Your Life and Others https://t.co/2BGSz7eySG [sponsored] pic.twitter.com/kHPSFyh5Bf
— Literary Hub (@lithub) July 20, 2016
L’anno di Villeneuve
A proposito di fantascienza: tra qualche mese il regista del film Denis Villeneuve – che è canadese e ha 49 anni – sarà in giro a promuovere anche Blade Runner 2049, il sequel del famoso film di fantascienza di Ridley Scott del 1982. Nel 2018 Villeneuve dovrebbe invece prendere una pausa dalla fantascienza per mettersi a dirigere un adattamento di Il confessore di Jo Nesbø.
E l’anno di Adams
Le cose stanno andando molto bene anche a Amy Adams, che tra l’altro (come ha ricordato Meryl Streep nel suo discorso ai Golden Globe) è nata a Vicenza, perché il padre stava facendo il militare in Italia. Prima ancora che per quella in Arrival – “da Oscar”, dicono in molti – Adams è stata molto lodata per la sua interpretazione in Animali notturni, un apprezzato film di Tom Ford, stilista diventato regista. Se, come sembra, dovesse essere nominata per l’Oscar, sarebbe la sua sesta nomination dal 2006. Nei prossimi mesi Adams interpreterà anche Lois Lane in Justice League e reciterà nella serie tv Sharp Objects. Avrebbe anche dovuto interpretare Janis Joplin in un film biografico, ma il progetto è da poco saltato.
Inventarsi gli alieni
Villeneuve ha raccontato di essere partito dal desiderio di fare un film di fantascienza e di essersi poi messo – con calma, negli anni – a cercare la storia giusta. A un certo punto Villeneuve incontrò lo sceneggiatore Eric Heisserer, che girava per Hollywood da tempo, proponendo senza successo una sceneggiatura tratta da Storia della tua vita di Chiang. Villeneuve si appassionò al testo e si mise a produrre il film, decidendo però di cambiare il titolo alla storia, che «altrimenti sarebbe sembrato quello di una commedia romantica». Vedendo il film vi accorgerete che oltre agli effetti speciali la produzione ha concentrato molti dei suoi sforzi sulla caratterizzazione degli alieni, molto dettagliata e originale. Sono stati consultati esperti di linguistica e fonetica e Villeneuve e Heisserer hanno creato un linguaggio alieno completo e plausibile in ogni sua parte.
Per la parte scientifica è invece stato consultato Stephen Wolfram, fisico e matematico britannico, noto per i suoi studi di fisica delle particelle, teoria della complessità, automi cellulari e algebra simbolica. Vorremmo entrare più nel dettaglio, ma varrebbe spoiler. Se invece avete tempo – mezz’ora circa – e volete leggere un interessante articolo (anche questo senza spoiler) Wolfram ha spiegato di quella volta in cui, per Arrival, gli diedero «una notte di tempo per inventare il viaggio interstellare», e non molto più tempo per pensare a come funzionerebbe realisticamente un’astronave aliena.
Produrre un film sugli alieni, ma diverso
Arrival è distribuito da un grande studio cinematografico che ne ha però comprato i diritti quando era già finito. I soldi necessari per produrlo sono arrivati dalla 21 Laps Entertainment, una casa di produzione relativamente piccola fondata e guidata da Dan Levine che, come ha spiegato un articolo del New York Times, fa il regista di film “pop” come Una notte al museo e i suoi seguiti, Gli stagisti, Una scatenata dozzina, ma che da produttore realizza cose più di qualità. È lui che dovete ringraziare, ad esempio se esiste Stranger Things, che finanziò dopo che molti altri si erano rifiutati. Levine ha spiegato che anche Arrival è una cosa strana perché «è fantascienza in superficie, ma poi ci sono cose molto più profonde, emotive», motivo per cui IndieWire ha scritto che questo film «con la sua sceneggiatura acuta e le sue immagini uniche» non sarebbe mai potuto essere prodotto da una grande casa cinematografica, perché considerato troppo rischioso. Sulla stessa lunghezza d’onda, Heisserer ha raccontato (qui c’è qualche spoiler, verso la fine, ma opportunamente segnalato) di averci messo più di 100 ri-scritture per riuscire a «pensare come un alieno».
Una scena del film
Villeneuve ha detto di aver voluto creare – insieme al direttore della fotografia Bradford Young – un’immagine da “fantascienza sporca”, imperfetta, come se stesse rappresentando qualcosa «successo un brutto martedì mattina, come quando sei bambino sul bus della scuola e guardi fuori dal finestrino mentre sta piovendo». Per una rubrica del New York Times ha anche analizzato nel dettaglio una scena del film. Parla del primo tentativo di contatto con gli alieni.
Insomma, è da vedere
Diciamo che se anche siete di quelli che vanno al cinema quattro volte l’anno, questo film è uno di quelli da prendere in considerazione: ma non se vi aspettate un film di astronavi che sfrecciano ed esplosioni spaziali. Rotten Tomatoes ha calcolato che il 94 per cento delle 287 recensioni di Arrival che ha preso in considerazione sono positive, e ha scritto: «Arrival è da vedere, soprattutto per gli amanti della fantascienza pensante e intelligente, che si collega a temi che fanno emozionare; il tutto con una grandissima interpretazione di Amy Adams».
Chris Tilly di IGN ha scritto che Arrival è «una lezione sul linguaggio travestita da blockbuster, ma è anche molto più capace di intrattenere di quanto si potrebbe pensare dalla premesse. Nel film ci sono tracce di Interstellar, Contact e Incontri ravvicinati del terzo tipo, ma non è un film che gli somigli. È fantascienza che pone GROSSE questioni, e riesce pure a dare alcune interessanti risposte. Il critico britannico Robbie Collin ha scritto che il film è «introspettivo, filosofico e esistenzialista». Christopher Orr dell’Atlantic ha messo Arrival al primo posto della sua classifica dei migliori film del 2016 (negli Stati Uniti è uscito già da tempo) e ha scritto che è «epico e intimo» allo stesso tempo e che fa pensare ed emozionare.