(ANSA/LUCA ZENNARO)
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Un po’ di dati sui treni in Italia

I nostri biglietti costano meno che nella maggior parte dei paesi europei e viaggiare è molto sicuro, ma ci sono meno servizi e molti più ritardi

(ANSA/LUCA ZENNARO)

Nei giorni scorsi i giornali britannici hanno parlato delle tariffe ferroviarie europee, dopo che il prezzo dei biglietti dei treni nel paese è stato aumentato: il Regno Unito è il paese europeo in cui i pendolari spendono di più per andare a lavorare nelle grandi città in treno, e dove in generale viaggiare da stazione a stazione costa di più. Le tariffe però non sono l’unico metro da usare per giudicare i servizi ferroviari: bisogna tenere conto anche della sicurezza e della qualità del servizio, in particolare della disponibilità di tratte e treni e della loro puntualità. Il Post ha messo insieme un po’ di dati europei da cui si vede che i treni in Italia costano meno e sono anche più sicuri rispetto a molti paesi europei, anche se ce ne sono meno e sono meno puntuali.

Quanto costano i treni in Europa

I più recenti dati dell’Unione Europea sul prezzo dei biglietti ferroviari nei diversi paesi membri sono quelli dello Study on the prices and quality of rail passenger services pubblicato nell’aprile del 2016. I treni italiani sono molto più economici non solo di quelli britannici, ma anche di molti altri paesi europei: e questo vale non solo per i treni a breve percorrenza ma anche per quelli a lunga percorrenza e ad alta velocità. Per esempio, i treni italiani sono più economici dei treni degli altri paesi europei più grandi – per dimensione e popolazione – cioè Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. Inoltre in Italia è possibile avere degli sconti sui treni ad alta velocità, cosa che non è possibile nel Regno Unito.

Per quando riguarda i soli treni ad alta velocità, il prezzo più basso in assoluto in Europa è quello di alcuni biglietti di Nuovo Trasporto Viaggiatori (NTV), la società dei treni Italo: acquistando alcuni biglietti una settimana prima del viaggio si spendono 0,05 euro al chilometro. Tra i sette paesi dell’Unione Europea che dispongono di linee di alta velocità (Belgio, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna) prezzi più bassi di quelli italiani si trovano in Belgio e, comprando andata e ritorno insieme, in Francia, ma in Italia basta comprare il viaggio una settimana in anticipo per spendere meno di quanto si spenderebbe in questi paesi.

Mettendo da parte il confronto con gli altri paesi europei, è vero che in Italia il costo dei biglietti dei treni è cresciuto negli ultimi anni quasi dappertutto. Il prezzo dei viaggi sui treni regionali dipende dalle regioni e quindi è aumentato in maniera diversa nelle varie zone d’Italia. Secondo Pendolaria, una campagna di Legambiente dedicata ai treni regionali e locali italiani, le regioni in cui i prezzi dei biglietti dei regionali sono aumentati di più dal 2010 al 2016 sono il Piemonte (più 47,3 per cento) e la Liguria (più 41,24 per cento); le regioni in cui sono aumentati meno sono la Sardegna (più 9 per cento), il Molise (più 9 per cento) e la Sicilia (più 7,7 per cento).

Quanto si usano i treni in Italia

La rete ferroviaria italiana è lunga 17mila chilometri: il rapporto tra ferrovie e rete autostradale è più alto che in Spagna e poco più basso che in Francia, quindi tenendo conto della conformazione territoriale italiana non abbiamo poche linee ferroviarie. Tuttavia gli italiani viaggiano in treno molto meno rispetto a tedeschi, francesi e britannici: nel 2014 – l’anno più recente per cui si dispone di dati per tutta l’Unione Europea – il numero di chilometri percorsi in media in treno da un cittadino britannico erano 1.005, per un cittadino tedesco 1.126, per un cittadino francese 1.359, mentre per uno italiano erano 804. Anche in Austria, Svezia e Danimarca si viaggia di più in treno rispetto all’Italia; in tutti gli altri paesi europei i treni sono usati meno in media.

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(Fonti: Railway Safety Performance in the European Union, ERF)

In Italia si viaggia molto di più in automobile e in pullman che in treno rispetto a Francia, Germania e Polonia (dove però si viaggia meno in generale): ci sono ragioni infrastrutturali ma anche culturali, visto che in Italia per molti anni lo Stato ha puntato sulla costruzione e l’ammodernamento di strade e autostrade invece che di ferrovie, e ha incentivato l’acquisto di nuove automobili con politiche come i contributi per la rottamazione.

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(Fonti: Railway Safety Performance in the European Union, Eurostat, DESTATIS)

Negli ultimi anni si viaggia di più in treno in Italia, soprattutto grazie ai treni ad alta velocità. I servizi disponibili sugli altri tipi di tratte invece sono diminuiti, secondo Pendolaria: in 15 regioni è diminuito il numero di treni InterCity e regionali in servizio. Mettendo le cose in un contesto più ampio, considerando la frequenza dei treni secondo le tabelle orarie del gennaio 2016, lo Study on the prices and quality of rail passenger services dice che l’Italia ha il primato europeo per la frequenza di treni disponibili ogni giorno, sia sulle tratte ad alta velocità che su quelle per treni a lunga percorrenza. Il modo in cui è fatto lo studio però non permette di capire se tali frequenze siano comuni tra tutte le stazioni: è vero che oggi le città di Roma e Milano sono molto ben collegate e i treni dall’una all’altra sono molto frequenti, ma non si può dire lo stesso per tutti i capoluoghi di regione, specialmente nel sud Italia. Lo stesso studio dice anche che per quanto riguarda i treni regionali la frequenza è molto più bassa in Italia rispetto alla maggior parte dei paesi dell’Unione Europea: sono in media meno di 20 al giorno tra due stazioni, mentre in Svezia, dove sono più frequenti, possono essere più di 80. In Germania più di 40.

La puntualità dei treni europei e i ritardi di quelli italiani

Secondo l’ultima Relazione sulla qualità dei servizi di Trenitalia, relativa al 2015, anche se i treni con più di un’ora di ritardo sono stati meno dell’1 per cento per tutte le categorie di treni, la stragrande maggioranza dei treni italiani sono puntuali ma secondo il criterio per cui sono ritenuti puntuali tutti i treni che arrivano entro 15 minuti dall’orario di arrivo previsto. Il 91,6 per cento dei treni di media e lunga percorrenza (quindi tutti i Frecciarossa, i Frecciargento, i Frecciabianca, gli InterCity e InterCity Notte) del 2015 sono arrivati puntuali in questa accezione. Se si considerano i soli regionali, la percentuale sale al 97,9. Per capire se significa che i treni italiani sono puntuali o meno è utile fare un confronto con i treni europei.

Tra i vari paesi europei, ci sono meno ritardi dove le reti ferroviarie hanno una dimensione minore. La Spagna è uno dei paesi con una grande rete – anche se piccola in rapporto al suo territorio – ed è quello in cui si verificano meno ritardi: più del 95 per cento dei treni è puntuale. Secondo lo Study on the prices and quality of rail passenger services, sempre tra i paesi con grandi reti ferroviarie, la Germania e l’Italia sono quelli in cui ci sono più ritardi sui treni a lunga percorrenza: in entrambi i paesi meno del 75 per cento dei treni sono stati puntuali nel 2014. Ma i ritardi italiani e quelli tedeschi sono diversi: in Germania un treno è considerato in ritardo se raggiunge la stazione d’arrivo dopo 5 minuti e 59 secondi o più rispetto all’orario previsto, in Italia la soglia è, come detto, 15 minuti. A giudicare dai dati di Trenitalia per il 2015 sembra che la puntualità sia poi aumentata, anche se ancora non ci sono dati per il 2016. Nel 2014 solo in Ungheria e in Slovenia i treni regionali e locali sono stati più in ritardo che in Italia. Lo studio rivela anche che dal 2012 al 2014 la frequenza dei ritardi dei treni italiani, di tutti i tipi, è molto aumentata in percentuale. Un altro demerito dei treni regionali e locali italiani è che sono stati tra i più cancellati in Europa nel 2014, dopo quelli ungheresi e lituani.

Dove sono i treni più sicuri

Un merito delle linee ferroviarie italiane è invece quello della sicurezza. Secondo Eurostat, che dispone di dati relativi al 2015, la sicurezza dei trasporti ferroviari in Europa è sempre aumentata negli ultimi anni, almeno fino al 2013; il numero di morti e feriti annuali in incidenti ferroviari (esclusi i suicidi) è tuttora in calo. Nel 2014 e nel 2015 è però aumentato il numero degli incidenti. Tralasciando i morti per suicidio, più del 60 per cento delle persone morte in un incidente ferroviario in Europa tra il 2012 e il 2014 si trovavano accidentalmente vicino alle rotaie nel momento sbagliato. Il 29 per cento erano persone che stavano usando un passaggio a livello. I suicidi sono la stragrande maggioranza delle persone morte a causa di un treno: il 72 per cento tra il 2012 e il 2014 nei paesi europei.

Nel 2015 il paese in cui si sono verificati più incidenti in termini assoluti è la Polonia (639), seguita da Germania (363), Ungheria (158), Francia (150), Romania (141) e Italia (121).

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(Fonte: Railway Safety Performance in the European Union)

Se però si mettono in relazione il numero di incidenti e i chilometri percorsi dai treni nei diversi paesi si vede che i treni tedeschi, francesi e italiani sono molto sicuri, e più sicuri rispetto alla media dei treni dell’Unione Europea.

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(Fonte: Study on the prices and quality of rail passenger services)

Secondo il rapporto sulla sicurezza delle linee ferroviarie europee Railway Safety Performance in the European Union del 2016, messo insieme dalla Agenzia per le Ferrovie dell’Unione Europea e pubblicato lo scorso settembre, i treni italiani risultano molto sicuri anche se si considera il numero di persone morte negli incidenti; anche in questo caso, come per Francia e Germania siamo sotto la media europea.