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  • Giovedì 12 gennaio 2017

L’incendio nel capannone a Sesto Fiorentino

Ci vivevano decine di persone senza fissa dimora: un uomo somalo di 35 anni è morto intossicato dal fumo

(ANSA/ PAOLA CATANI)
(ANSA/ PAOLA CATANI)

Un uomo di 35 anni è morto nell’incendio di un capannone a Sesto Fiorentino, a pochi chilometri da Firenze, nel quale viveva con decine di altre persone senza fissa dimora. Aveva origini somale ed è stato trovato dai soccorritori che sono intervenuti dopo le 22 nell’area che un tempo ospitava il mobilificio Aiazzone: è morto intossicato a causa del fumo prodotto dall’incendio. Gli altri occupanti dell’edificio, quasi tutti migranti, sono riusciti a scappare per tempo. Il 118 ha soccorso diverse persone lievemente intossicate dal fumo, ma non ci sono notizie di feriti gravi.

I soccorsi sono proseguiti per buona parte della notte, con i vigili del fuoco che hanno impiegato quasi 4 ore per perlustrare tutti gli ambienti del capannone. Il fumo ha rallentato le ricerche tra le tende, le coperte, i materassi e i materiali con i quali erano stati costruiti rudimentali divisori. Le cause dell’incendio non sono ancora note, ma è probabile che siano accidentali: diversi migranti utilizzavano fornelli a gas, stufette elettriche e bracieri per scaldarsi. L’ipotesi è che una fiamma libera, o un cortocircuito, abbia incendiato alcune coperte o cartoni, producendo molto fumo.

La Protezione Civile locale ha allestito alcune tende per consentire alle persone che vivevano nel capannone di trascorrere la notte in un posto coperto, e un minimo riscaldato. Non è chiaro dove saranno trasferiti i migranti, considerato che la vicenda dell’occupazione del capannone si trascinava ormai da tempo. All’inizio dello scorso anno le forze dell’ordine avevano provato a sgomberare l’edificio in seguito a un ordine del prefetto, ma ci furono proteste piuttosto violente. All’epoca nel capannone vivevano almeno 150 persone tra migranti irregolari, richiedenti asilo e qualche italiano. L’occupazione della zona risale almeno al 2014, quando un primo gruppo di richiedenti asilo si trasferì nel capannone, dopo avere perso la possibilità di restare in altre strutture di accoglienza.