• Mondo
  • Martedì 10 gennaio 2017

Dylann Roof è stato condannato a morte per la strage di Charleston

Il 22enne suprematista bianco uccise nove persone afroamericane in una chiesa del South Carolina nel giugno del 2015, e non ha mai detto di essersi pentito

(Grace Beahm-Pool/Getty Images)
(Grace Beahm-Pool/Getty Images)

Dylann S. Roof, il 22enne suprematista bianco che il 17 giugno 2015 uccise 9 persone afroamericane in una chiesa cristiana metodista di Charleston, in South Carolina, è stato condannato a morte. Il mese scorso Roof era stato ritenuto colpevole di 33 capi di imputazione, tra cui omicidio, crimini d’odio razziale e tentato omicidio: martedì una giuria composta da nove persone bianche e tre afroamericane si è riunita per tre ore per decidere se Roof dovesse essere condannato a morte o all’ergastolo, decidendo all’unanimità per la prima pena.

Roof aveva confessato la propria responsabilità nella strage all’FBI, dicendo di voler scatenare una guerra razziale contro gli afroamericani. Martedì, nella sua difesa finale prima della decisione della giuria, ha però detto che la strage era stata dovuta all’odio verso gli afroamericani, aggiungendo che «nessuno sano di mente entrerebbe in una chiesa per uccidere delle persone». La dichiarazione di Roof è sembrata in contrasto con la sua decisione, portata avanti contro il parere dei suoi avvocati, di non chiedere l’attenuante dell’infermità mentale nel processo. Roof non ha mai chiamato testimoni in sua difesa, e ha sempre riservato un ruolo marginale ai suoi avvocati. Durante le udienze che hanno portato alla sua condanna, Roof non ha mai detto di essersi pentito per la strage, che anzi giustificò in una lettera scritta in carcere. I legali di Roof hanno detto che «la decisione di oggi significa che questo caso non si concluder ancora per molto tempo. Ci dispiace che, nonostante gli sforzi, i procedimenti legali abbiano chiarito così poco delle ragioni di questa tragedia».

Il 17 giugno 2015 Roof partecipò a una messa alla Emanuel African Methodist Episcopal Church, una chiesa metodista frequentata prevalentemente da afroamericani. Alla fine della cerimonia, mentre le persone nella chiesa stavano recitando una preghiera a occhi chiusi, iniziò a sparare, uccidendo sei donne e tre uomini. Tra di loro c’era anche Clementa Pinckney, pastore della chiesa e senatore statale democratico. Le altre persone morte nella strage erano Cynthia Hurd, Tywanza Sanders, Sharonda Singleton, Ethel Lance, Susie Jackson, Daniel Simmons e DePayne Doctor, tutti neri e di età compresa tra i 26 e gli 87 anni. Prima di andarsene dalla chiesa disse a una donna che l’avrebbe risparmiata perché raccontasse cos’era successo. Fu arrestato quattordici ore dopo, mentre guidava la sua auto in una strada di Shelby, in North Carolina, vicino al confine con il South Carolina.

Roof ha 22 anni ed è originario di Columbia, la capitale del South Carolina. Viveva a Eastover, a circa 160 chilometri di distanza da Charleston, e aveva lasciato la scuola. Alcuni suoi compagni di scuola dissero che Roof aveva spesso parlato delle sue idee razziste e della sua volontà di uccidere qualcuno. Prima della strage era già stato arrestato due volte: una per possesso di droga e una per violazione di domicilio. Sulla giacca che Roof indossava al momento dell’arresto c’erano diverse toppe ricamate: una era il simbolo della Rhodesia, la colonia britannica che poi divenne lo Zimbabwe, l’altra era una bandiera del Sudafrica nel periodo dell’apartheid.