• Libri
  • Sabato 31 dicembre 2016

I più bei libri del 2016 (da fuori)

Per chi giudica i libri dalle copertine, e in lode degli editori e dei designer che provano a inventarsi qualcosa

Da quando al Post abbiamo iniziato a raccontare, scegliere, mostrare, le copertine dei libri, ci sembrava che qualcosa fosse cambiato in meglio: le copertine sono un tratto essenziale del libro, sia come opera artistica complessiva, sia come arte a sé, sia come tratto prioritario del prodotto e del suo apprezzamento e successo. Ancora di più in tempi di crisi della lettura e dei libri, in cui chiunque lavori nell’editoria vi spiegherà il ruolo importantissimo dei fattori possesso-acquisto-gradimento dell’oggetto, nei meccanismi per cui le persone comprano i libri: per non dire di come cambiano le cose con gli ebook.

E insomma, in tutto questo, il design delle copertine italiane dei libri – che ha avuto qualità e attenzioni eccezionali nella storia del Novecento – sembra da molti anni pigro e timoroso, confrontato con quello di altri grandi paesi moderni: le raccolte di belle copertine soprattutto inglesi, americane, ma anche tedesche e francesi, sono una gioia per qualunque grafico, designer o semplice appassionato di bellezza e invenzione. Tra quelle italiane, bisogna cercare molto per trovare qualcosa che non sia la pigra ripetizione di un impianto sempre uguale o la speranza di attirare il compratore attribuendogli curiosità molto terra terra.

Negli anni scorsi, ci è sembrato che qualcosa iniziasse a cambiare e che esperimenti e invenzioni crescessero, tra i piccoli e grandi editori. Quest’anno abbiamo fatto più fatica a radunare una selezione di altrettanto valore. Dovessimo spiegare i criteri prevalenti della scelta diremmo: che non sia solo una bella immagine incollata su un libro; che ci sia un designer che abbia pensato e fatto qualcosa: perché se aveva già fatto tutto l’artista, e l’editore si è limitato a scegliere la sua immagine da un catalogo, non è una “bella copertina”, è una bella immagine messa su una copertina (e abbiamo fatto un paio di eccezioni).