Una maratona in meno di due ore
Nike sta lavorando a un progetto con tre maratoneti per riuscirci in primavera, gli esperti si dividono tra possibilisti e scettici
di Kelyn Soong – The Washington Post
Sulla possibilità di correre una maratona in due ore, Ed Caesar ne sa più della maggior parte delle persone. Lo scrittore britannico ha passato quattro anni a fare ricerche per il suo libro Due ore. Alla ricerca della maratona perfetta, uscito nel 2016 in Italia, ottenendo dagli esperti che ha intervistato un consenso generale sul fatto che sarà possibile «nel giro dei prossimi vent’anni circa». Per questo la tempistica del progetto segreto annunciato da Nike lunedì, che si chiama Breaking2 e ha l’obbiettivo di formare il primo atleta in grado di correre una maratona in meno di due ore, lo ha colto alla sprovvista. Quando in autunno l’edizione americana di Wired gli aveva chiesto di seguire Breaking2, Caesar aveva pensato che Nike puntasse a fare la storia nel mondo delle corse entro il 2025, o magari il 2020. La corsa di prova del progetto, invece, è in programma per questa primavera.
«Era una cosa senza senso, dal mio punto di vista», ha detto Caesar al telefono dal Regno Unito, «avevo un sacco di domande: come stavano facendo il progetto, chi era coinvolto, per quanto sarebbe andato avanti». Nel mondo delle corse, finire una maratona in due ore equivale a scalare il monte Everest: un obiettivo che una volta sembrava impossibile e che i corridori ora cercano di raggiungere. Il numero di persone che ci sono andate vicino è stato sufficiente a far pensare agli esperti che la possibilità che un maratoneta riuscisse a correre 42 chilometri in meno di due ore fosse solo questione di tempo. Ma in pochi credevano che potesse succedere nei tempi rapidi previsti dal progetto di Nike. «Molte persone la considerano un’impresa impossibile», ha detto la società in un comunicato diffuso lunedì, «ma è esattamente il tipo di sfida che spinge Nike: l’impossibile è un’opportunità di immaginare il futuro dello sport».
Nike aveva iniziato a lavorare a una scarpa specifica per la maratona nel 2013, concentrando i suoi sforzi sull’obiettivo di infrangere la barriera delle due ore un anno dopo. Il progetto è guidato da un gruppo di 20 persone che comprende progettisti, ingegneri, allenatori, nutrizionisti, psicologi e fisiologi. Probabilmente la corsa in programma questa primavera avrà l’obiettivo di eliminare i fattori ambientali e includerà dei pacer, cioè quegli assistenti di gara che hanno il compito di aiutare i corridori. L’impresa è stata definita “moonshot marathon” (il termine “moonshot” in inglese si usa per indicare un obiettivo grandioso e difficile) da corridori e allenatori. Al progetto hanno aderito il 32enne kenyota Eliud Kipchoge, medaglia d’oro nella maratona alle Olimpiadi di Rio, il 26enne etiope Lelisa Desisa e il 34enne eritreo Zersenay Tadese, detentore del record mondiale nella mezza maratona, con un tempo di 58 minuti e 23 secondi. La data e il luogo esatti della corsa saranno comunicati l’anno prossimo. «So che un giorno si riuscirà ad andare sotto le due ore», ha detto Tadese, con l’aiuto di un interprete, alla rivista Runner’s World, «e voglio far parte dell’impresa».
Attualmente il record mondiale nella maratona è di due ore, due minuti e 57 secondi: è stato stabilito dal kenyano Dennis Kimetto alla maratona di Berlino del 2014. Per poter comprendere appieno questo tempo bisogna considerare che Kimetto ha tenuto una media di 2 minuti e 54 secondi al chilometro a una velocità media appena sotto i 21 chilometri orari. Verso la fine del suo libro, Caesar spiega dettagliatamente le difficoltà di un progetto del genere, che richiederebbe agli atleti di rinunciare a correre in gare redditizie, una società molto forte dal punto di vista finanziario, un periodo di qualche giorno con condizioni climatiche possibilmente ottimali (assenza di vento e giornate fresche) e una serie di pacer che aiutino i corridori lungo il percorso pianeggiante. Visitando la sede di Nike a Beaverton, in Oregon, nell’ambito del suo incarico per Wired, Caesar ha capito che si tratta di idee che la società potrebbe mettere in pratica. «Sono rimasto colpito dalla serietà del loro approccio», ha detto, «che ci riescano o meno è un conto, ma stanno prendendo sul serio il progetto, che considerano realizzabile dal punto di vista teorico e pratico».
Nel 1991 Michael Joyner, un esperto in prestazioni umane della Mayo Clinic di Rocherster, in Minnesota, pubblicò uno studio nel Journal of Applied Physiology, in cui sosteneva che per un maratoneta sarebbe fisiologicamente possibile correre una gara in un’ora, 57 minuti e 58 secondi. Quest’anno Joyner, che ha 58 anni, ha scritto sulla rivista Sports Illustrated che con un po’ di fortuna sarebbe riuscito a vedere un corridore capace di scendere sotto le due ore nel corso della sua vita. Alcune persone sono ancora più ottimiste. Nel 2012 David Martin, uno statistico e storico della maratona, disse a Runner’s World che nel 2015 qualcuno sarebbe stato in grado di completare una maratona in meno di due ore. Doug Casa, uno scienziato dello sport americano, ha detto a Caesar che secondo lui l’obiettivo sarà raggiunto nel giro di dieci anni.
Per altre persone, però, limare di quasi tre minuti il record del mondo nella maratona in così poco tempo è difficile da concepire. L’atleta olimpico americano Meb Keflezighi, uno dei migliori maratoneti americani e vincitore della medaglia d’argento ai Giochi di Atene del 2004, ha un record personale di 2 ore 8 minuti e 37 secondi, ottenuto alla maratona di Boston del 2014. Keflezighi, che oggi ha 41 anni, ha detto di essere stato in grado di chiudere una maratona in 2 ore e 5 minuti nel suo periodo migliore e ha dei dubbi sul fatto che i corridori di oggi siano pronti a infrangere la barriera delle due ore. Tra i corridori reclutati da Nike, Kipchoge è quello che ha ottenuto il tempo migliore in carriera, 2 ore 3 minuti e 5 secondi alla maratona di Londra di quest’anno. «Ai massimi livelli non ci dovrebbero essere corridori in grado di ridurre il proprio record personale di tre minuti», ha detto Keflezighi al telefono lunedì, «A New York ho corso in 2:09:10. Perché? Perché migliorare anche solo di qualche secondo – non minuti, secondi – è difficilissimo».
Nike comprende questi dubbi e sottolinea il caso del 1954, quando Roger Bannister divenne il primo uomo a scendere sotto i quatto minuti al miglio (circa 1,6 chilometri), un risultato che prima era considerato umanamente impossibile dal punto di vista atletico. Nike spera che la corsa che sta organizzando si riveli un momento simile. «Penso che sia difficile ma non impossibile», ha detto Caesar, «non saprei come esprimerla in termini di frazioni o probabilità, ma non credo sia impossibile che ce la facciano».
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