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  • Lunedì 12 dicembre 2016

La storia del Sole 24 Ore peggiora

L'Espresso dice di aver visto dei documenti che confermerebbero i sospetti sulle manipolazioni dei dati di vendita del giornale

(ANSA/CARCONI)
(ANSA/CARCONI)

L’Espresso ha pubblicato in esclusiva alcuni stralci di documenti che sembrano mostrare come il Sole 24 Ore abbia compiuto operazioni economicamente poco convenienti nel tentativo di presentare dati di vendite del giornale superiori alla realtà. L’autore dell’articolo, Giuseppe Oddo, sostiene di aver avuto accesso ai verbali di alcune riunioni del consiglio di amministrazione del Gruppo Sole 24 Ore, controllato da Confindustria, e di cui fanno parte oltre al giornale anche Radio 24 e l’agenzia di stampa Radiocor.

Nei verbali visti da Oddo veniva discusso l’esito di un’indagine compiuta da una società di revisione indipendente sul numero di copie effettivamente vendute dal giornale. Secondo Oddo, i verbali mostrano come una parte della vecchia dirigenza della società stia cercando di minimizzare le pratiche scorrette compiute dai precedenti amministratori.

I verbali riguardano due riunioni in particolare: quella del 3 e quella dell’11 novembre 2016. Nella prima riunione, la società di consulenza Protiviti ha presentato i risultati dell’indagine che aveva lo scopo di accertare quante fossero e a che prezzo venissero vendute le copie del Sole 24 Ore, in particolare le più di centomila che vengono vendute a pacchetto a grandi clienti: banche, grandi imprese ed enti pubblici. In particolare, la relazione avrebbe dovuto accertare se negli scorsi anni la dirigenza del Sole 24 Ore aveva comunicato dati corretti ad ADS, la società che si occupa di rilevare le tirature dei giornali. Affinché una copia venga conteggiata come effettivamente venduta deve rispettare alcuni requisiti: deve risultare effettivamente consegnata o scaricata (se digitale) e pagata con un prezzo non inferiore al 30 per cento di quello di copertina.

Oddo non scrive di aver visto la relazione, ma riporta i commenti di Nicolò Dubini, all’epoca delle due riunioni consigliere indipendente (e successivamente non più rinnovato nella carica). Secondo Dubini, la relazione mostra che le copie vendute dichiarate dagli amministratori in passato non possono essere considerate copie “regolarmente vendute”: «Possiamo prendere atto che c’è un grandissimo scostamento tra il numero di copie dichiarate a ADS mediante autocertificazione e quelle che rispondono ai requisiti del regolamento». Secondo Dubini, gli amministratori del gruppo hanno dichiarato come vendute molte copie del giornale che in realtà venivano cedute con uno sconto così alto da produrre una perdita.

Dai verbali emerge che l’allora vicepresidente Luigi Abete (a lungo amministratore del gruppo e tuttora membro del consiglio d’amministrazione) riteneva incompleta l’analisi della società Protiviti. Nella riunione del 3 novembre aveva chiesto ulteriori indagini, i cui esiti sono stati presentati l’11 novembre. Dai verbali di questo secondo incontro emergono altre richieste di approfondimenti da parte di Abete, che non appare ancora del tutto convinto delle conclusioni dell’indagine. Il consigliere indipendente Dubini, invece, aveva ripetuto che secondo lui la relazione mostrava chiaramente come il giornale avesse speso soldi per mostrare una tiratura migliore di quella reale, vendendo abbonamenti a prezzi talmente scontati da generare perdite.

Il 14 novembre, tre giorni dopo la seconda riunione raccontata da l’Espresso, l’assemblea degli azionisti del Gruppo Sole 24 Ore si è riunita per nominare un nuovo consiglio di amministrazione e alcuni rappresentanti dei giornalisti del gruppo hanno chiesto di poter vedere la relazione di Protiviti, ma gli è stato risposto che il documento non era ancora pronto. A un mese dall’elezione del nuovo cda, scrive Oddo, «del rapporto di Protiviti abbiamo perso le tracce».

La questione della reale tiratura del Sole 24 Ore è emersa lo scorso settembre, quando l’allora amministratore delegato Gabriele Del Torchio aveva presentato una relazione sui conti del giornale nei primi sei mesi del 2016 che mostrava una perdita di 49,8 milioni di euro. Secondo i dati presentati da Del Torchio, in sette anni il giornale aveva perso circa 300 milioni di euro. In quei giorni, il comitato di redazione, l’organo di rappresentanza sindacale dei giornalisti del gruppo, aveva definito la situazione “sull’orlo del baratro”.

Da tempi gli addetti ai lavori conoscevano la difficile situazione del gruppo, ma fino a pochi mesi fa il giornale era spesso celebrato per i suoi ottimi risultati nel settore delle vendite digitali. Lo scorso maggio il direttore Roberto Napoletano e il presidente del gruppo dissero che in Italia il Sole 24 Ore era il giornale più venduto su internet. Quei dati, però, sono risultati gonfiati da alcune strategie promozionali molto aggressive: per esempio l’offerta di un abbonamento digitale fortemente scontato a chi deteneva già un abbonamento cartaceo.

Secondo un esposto presentato alla CONSOB dal giornalista e azionista del gruppo Nicola Borzi, il Sole 24 Ore potrebbe aver utilizzato strategie ancora meno limpide per aumentare i dati sulla tiratura. Borzi racconta la vicenda di Di Source Ltd, una società britannica che gestisce parte degli abbonamenti digitali del Sole 24 Ore. In una conversazione con Borzi, un dipendente di DI Source ha ammesso che la società gestisce un pacchetto di abbonamenti digitali per conto del Sole 24 Ore, ma non ha voluto specificarne la quantità. Il sospetto che emerge dal documento è che il management del Sole 24 Ore abbia utilizzato la società inglese per gonfiare il numero di abbonamenti digitali sottoscritti.

Dai verbali delle riunioni del consiglio di amministrazione consultati da Oddo e pubblicati dall’Espresso, sembra che questi sospetti siano in parte confermati. Nella riunione del 3 novembre, il consigliere indipendente Dubini ha parlato delle «copie da dedurre [dalla tiratura pubblicata negli scorsi anni] in quanto vendute sotto la soglia del 30 per cento del valore facciale che, nel caso di vendite verso intermediari (DI Source, ecc.), hanno in aggiunta generato significative perdite». Nella riunione dell’11 novembre ha parlato del «rischio che il costo connesso alle attività di marketing porti questo tipo di operazioni di vendita ad essere in perdita». In altre parole, dagli esposti di Borzi e dai verbali visti da Oddo sembra emergere il sospetto che il Sole 24 Ore abbia conteggiato nella tiratura del giornale anche un certo numero di copie scontate al punto da avere un valore inferiore rispetto alle “strategie di marketing” necessarie a venderle. In altre parole, il gruppo avrebbe pagato per gonfiare i dati sulla sua tiratura.

Il Sole 24 Ore è una società quotata in borsa e per questo tenuta ad essere molto trasparente sui suoi bilanci. Sul caso è attualmente in corso un’indagine della CONSOB e probabilmente la questione sarà chiarita nei prossimi mesi con la pubblicazione di nuovi documenti sulla situazione del gruppo.