Questa non sembra destinata a essere la migliore settimana cinematografica dell’anno: le cose più interessanti sono Café Society, la nuova commedia di Woody Allen, e Indivisibili, il film su due gemelle siamesi del casertano, quello che Paolo Sorrentino avrebbe voluto candidare agli Oscar. È diretto da Edoardo De Angelis – il regista di Perez e Mozzarella Stories, due film di cui si parlò bene – e secondo alcuni ha saputo fare qualcosa di simile a quanto fece Lo chiamavano Jeeg Robot: trovare una strada originale per raccontare attraverso una metafora una parte di periferia italiana. In questi giorni sono arrivati nei cinema anche Al posto tuo, una commedia italiana con Luca Argentero e il nuovo Ben-Hur: un film che è andato malissimo e di cui si è parlato malissimo. Però, fate voi.
Café Society (da giovedì)
Quelli che hanno fatto i conti dicono che è il 47esimo film di Woody Allen, che ha 80 anni. È il primo, dai tempi di Radio Days (del 1987) in cui Allen fa il narratore e non l’attore ed è anche il primo film che Allen gira in digitale. Come molti altri suoi film dell’ultimo decennio è ambientato nel passato: a Hollywood e New York, negli anni Trenta. Gli attori protagonisti sono Jesse Eisenberg e Kristen Stewart (bravissima, dicono). Lui interpreta Bobby Dorfman e lei Vonnie: i due si conoscono e si innamorano. Dorfman è il figlio più giovane di una famiglia di origine ebraica: sua sorella è una maestra, suo fratello è un gangster e lui non vuole lavorare nella gioielleria di suo padre. Per questo si trasferisce in California per lavorare con suo zio Phil, che fa l’agente per gli attori del mondo del cinema. Tra gli attori che fanno parte del cast ci sono anche Blake Lively e Steve Carell.
Café Society è stato recensito benino: non è certo Manhattan o Io e Annie, ma sembra sia comunque una piacevole commedia. Ben Croll ha scritto su The Wrap che Café Society è «una commedia nostalgica perfettamente godibile», che sarà però criticata «per non essere niente di più rispetto a quello che è». È il problema di ogni film di Allen: li facesse un altro si direbbe “wow, questo è il nuovo Allen!”; visto che li fa lui non sono mai abbastanza, specie se paragonati ai capolavori di qualche decennio fa. In questi giorni è anche uscita – ma non in Italia – la nuova serie di Allen, di cui si parla malissimo. In Café Society Bobby e Vonnie vanno due volte al cinema: guardano The Woman in Red e La donna del giorno, una commedia sentimentale del 1936 con Jean Harlow, che morì un anno dopo.
Ben-Hur (da giovedì)
È il remake di quello del 1959, uno dei più famosi colossal della storia del cinema. Lo diresse William Wyler e il film, con Charlton Heston come attore protagonista, vinse 11 Oscar. Non era quindi solo uno di quei film che oggi chiameremmo blockbuster: era un gran bel film, da diversi punti di vista. Praticamente ogni importante critico di cinema dice invece che il nuovo Ben-Hur non solo non è al livello del primo (e ci sta), dice che è proprio pessimo, da ogni punto di vista. Il nuovo Ben-Hur è diretto da Timur Bekmambetov, il regista di Wanted – Scegli il tuo destino e La leggenda del cacciatore di vampiri: un film in cui si ipotizza che Abraham Lincoln fosse segretamente in lotta contro una folta schiera di vampiri. Il protagonista (interpretato da Jack Huston) è Giuda Ben-Hur, un nobile falsamente accusato di un tentato assassinio e che dopo essere stato ridotto in schiavitù cerca di vendicarsi. E poi, certo, tante corse sulle bighe, che – per farsi un’idea del film – fanno le scintille quando sfregano contro il marmo.
Ben-Hur è costato circa 100 milioni di dollari e – dopo essere già uscito in gran parte del mondo – ne ha incassati meno di 90: un fallimento. Il suo voto medio su IMDb è 5,7, e i votanti sono stati meno di 10mila: pochissimi per un film con questo budget. Todd McCarthy ha scritto su Hollywood Reporter che Ben-Hur è «sbagliato, rimpicciolito e fatto in modo scadente in ogni sua parte». Slate l’ha definito un fallimento di proporzioni bibliche e The Atlantic ha provato a spiegare i perché del fallimento: ha cercato di copiare elementi e tecniche promozionali usati da La passione di Cristo, non riuscendoci per niente. Magari invece poi il film di Bekmambetov vi piace; nel caso questo è quello con Lincoln e i vampiri.
Indivisibili
È il nuovo film di Edoardo De Angelis, quello che Paolo Sorrentino avrebbe voluto candidare all’Oscar per il Miglior film in lingua straniera, e invece hanno scelto Fuocoammare. Indivisibili parla di Dasy e Viola, due gemelle siamesi che vivono nella provincia di Caserta, hanno quasi 18 anni e per lavoro si esibiscono a festicciole e matrimoni. Sono bravissime e molto richieste, soprattutto per la loro particolare condizione (gran parte della gente che le invita crede, per esempio, che il loro essere unite per una parte del corpo porti fortuna). Daisy e Viola sono interpretate da Angela e Marianna Fontana, entrambe al loro primo film: sono davvero gemelle, ma non siamesi. Nel cast ci sono anche Peppe Servillo – cantante degli Avion Travel e fratello di Toni – e Antonia Truppo, che ha vinto un David di Donatello grazie a Lo chiamavano Jeeg Robot. A un certo punto le due gemelle scoprono di potersi dividere: la loro famiglia – che grazie a loro guadagna molto soldi – è però contraria.
Claudio Trionfera di Panorama, ha scritto che Indivisibili è «un film che spezza l’andare di un cinema italiano a volte un po’ esangue e ripetitivo» e sta «in una dimensione sospesa tra la limpidezza del cinema come arte e la materia cruda, la bellezza assoluta e l’orrore del disagio». Indivisibili è piaciuto molto anche a Mattia Carzaniga, che su Studio l’ha definito «il più bel film italiano della stagione». I nomi delle due gemelle di Indivisibili richiamano quelli di Daisy e Violet Hilton, due gemelle siamesi statunitensi, morte nel 1969. Recitarono in Freaks: un film del 1932 diretto da Tod Browning, che l’anno prima fece il film Dracula. Parla di un circo e dei molti personaggi strani che ci si esibiscono, molti dei quali sono “fenomeni da baraccone”.
Al posto tuo (da giovedì)
È una commedia italiana diretta da Max Croci – il regista di Poli opposti, una commedia del 2015 – e con protagonisti Luca Argentero e Stefano Fresi. Parla di un architetto – creativo e giovanile – e di un geometra – rigoroso e per nulla sportivo – che fanno i direttori creativi di due aziende che stanno per fondersi tra loro. Uno dei due dovrà diventare il capo della nuova azienda e chi deve scegliere due decide di far vivere per un po’ ognuno nella famiglia dell’altro, al suo posto. È quindi una di quelle commedie in cui la comicità sta nel vedere un personaggio fuori dal suo contesto, con tutte le relative gag. I critici ne parlano così-così: buona alchimia tra gli attori, qualche trovata carina ma in generale un film piuttosto piatto, con una trama generalmente prevedibile.
I film in cui qualcuno prende il posto di un altro – per caso, per sbaglio o per gioco – sono tantissimi: uno dei migliori è Una poltrona per due, un famoso film uscito nel 1983 con Eddie Murphy e Dan Aykroyd che riprende la storia del principe e il povero di Mark Twain. Il film racconta la storia di un agente di borsa, Luois Winthorpe (Dan Aykroyd), e di un mendicante, Billie Valentine (Eddie Murphy). Se la settimana prima di Natale fate un po’ di zapping è sicuro che lo troviate. Se invece l’avete già visto o lo farete presto, potrebbe venirvi qualche dubbio sul finale: ne abbiamo parlato qui.
Liberami
È la cosa di nicchia – molto di nicchia – della settimana. Lo si troverà per poco giusto in pochissimi cinema di città ed è un documentario di Federica Di Giacomo, che parla di Padre Catalano, “uno degli esorcisti più famosi di Sicilia”. È stato presentato durante il Festival di Venezia, nella sezione Orizzonti, quella dedicata ai film più strani e particolari.
Intanto nei cinema
Questa settimana sono usciti anche Le ultime cose (un film sulle vite di alcune persone, che si intrecciano a un banco dei pegni di Torino), Abel – Il figlio del vento (un film austriaco, che parla di un ragazzo e una piccola aquila: potrebbe piacervi se vi è piaciuto Belle e Sebastien) e Se permetti non parlarmi di bambini, una commedia argentino-spagnola che parla di un uomo (che ha una figlia) che conosce una donna che odia i bambini, e alla quale deve quindi nascondere di avere una figlia. Se nelle ultime settimane avevate da fare, e questo weekend volete rimettersi in pari con i film delle ultime settimane, le opzioni più interessanti sono: Alla ricerca di Dory – che è stato visto da quasi due milioni di italiani – e I magnifici sette, un remake ben fatto, mica come Ben-Hur.