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  • Sabato 20 agosto 2016

I bambini-soldato di Boko Haram

Negli ultimi tre anni 10mila ragazzini sono stati rapiti dagli estremisti islamisti in Nigeria e sono stati addestrati per combattere, racconta un'inchiesta del Wall Street Journal

Alcuni ragazzini nel campo di Kidjendi scappati durante un attacco di Boko Haram (ISSOUF SANOGO/AFP/Getty Images)
Alcuni ragazzini nel campo di Kidjendi scappati durante un attacco di Boko Haram (ISSOUF SANOGO/AFP/Getty Images)

Quando sui giornali internazionali si parla di Boko Haram, è quasi sempre per dare notizie di rapimenti e stragi. Negli ultimi tre anni il gruppo estremista islamista Boko Haram è diventato noto per le sue terribili violenze e per essersi affiliato allo Stato Islamico (o ISIS): ha compiuto attacchi violentissimi in diverse città nel nord-est della Nigeria e ha rapito e stuprato migliaia di ragazze e donne nigeriane. Uno degli aspetti di Boko Haram di cui si parla meno, ma che è molto rilevante, è l’addestramento di bambini-soldato.

In un articolo pubblicato sul Wall Street Journal e firmato dai giornalisti Drew Hinshaw e Joe Parkinson, si stima che negli ultimi tre anni Boko Haram abbia rapito 10mila tra ragazzi e bambini e che li abbia inseriti in un percorso preciso di indottrinamento, facendoli diventare giovani jihadisti. Non è un fenomeno nuovo in Africa, dove per decenni governi e organizzazioni umanitarie hanno denunciato l’estesa presenza di bambini-soldato: ed è un problema che non riguarda solo l’immediato; preoccupa anche per il futuro e sta costringendo il governo nigeriano a elaborare dei piani per reinserire nella società i bambini-soldato diventati pericolosi jihadisti.

Il Wall Street Journal ha intervistato 16 giovani nigeriani che sono riusciti a scappare da Boko Haram, oltre che diversi testimoni, militari, ricercatori, funzionari governativi e diplomatici in Nigeria e Camerun, altro paese che in passato è stato colpito dagli attacchi dei miliziani del gruppo. È emerso che i ragazzi rapiti vengono prima addestrati e poi mandati a combattere oppure a fare attentati, spesso sotto l’effetto di oppiacei. Molti vengono picchiati durante l’addestramento e finiscono per morire di fame o di sete. Non è stato possibile verificare i racconti dei ragazzi rapiti e poi scappati, ha scritto il Wall Street Journal; ma le loro testimonianze sono coerenti con le altre informazioni fornite da militari ed esperti di terrorismo in Africa occidentale.

Boko Haram cominciò a reclutare bambini e ragazzi fin dall’inizio delle sue attività, nella prima metà degli anni Duemila. Inizialmente li usava come spie e corrieri, senza impiegarli direttamente in battaglia. Negli ultimi anni il gruppo ha conquistato città sempre più grandi nel nord-est della Nigeria e il numero di nuove reclute – spesso sotto i 15 anni – è aumentato significativamente. Nel 2013 l’esercito nigeriano arrestò un ragazzino di 12 anni di nome Abba, che aveva ricevuto l’incarico di avvertire Boko Haram ogni volta che vedeva passare dei soldati. Nella conferenza stampa organizzata dalle autorità nigeriane per presentare Abba ai giornalisti locali, c’erano altri 34 bambini: in diversi raccontarono di avere ricevuto dal gruppo 30 dollari per appiccare degli incendi nelle loro scuole. Negli anni seguenti il livello di coinvolgimento dei bambini cominciò ad aumentare. Dal 2014 cominciarono a essere messi in piedi diversi campi di addestramento per migliaia di bambini rapiti, gestiti da addestratori adolescenti. Il Wall Street Journal ha riportato la testimonianza di Rachel, una ragazzina di 13 anni che trascorse un anno in un campo di Boko Haram prima di riuscire a scappare. Rachel ha raccontato che durante il suo primo giorno nel campo assistette a una decapitazione a cui parteciparono diverse decine di ragazzini provenienti dalla sua stessa città.

Mentre i bambini rapiti sono soggetti all’addestramento – e vengono picchiati a sangue anche per piccole infrazioni – le ragazzine vengono violentate. Una ragazzina di 13 anni ha raccontato di essere stata stuprata da un ragazzo della sua età, e di essere rimasta incinta: «Vogliamo che il governo li uccida tutti, anche i bambini, così queste cose non succederanno di nuovo», ha detto. Un bambino di 10 anni, Abubakar, ha raccontato invece di essere stato per un periodo il baby-sitter in un campo per neonati e bambini rapiti o concepiti durante uno stupro. Gli ospiti del campo non avevano più di 4 anni: passavano le giornate a guardare video di propaganda jihadista e a fare un gioco chiamato “kamikaze”, dove strappavano dei sacchi di sabbia legati al loro torace.

Negli ultimi anni i governi di Nigeria e Camerun sono diventati sempre più repressivi nei confronti dei bambini-soldato. Durante una battaglia recente combattuta nel nord del Camerun, decine di ragazzini reclutati da Boko Haram sono stati uccisi dall’esercito camerunense mentre cercavano di scappare, disarmati e a piedi nudi. Nelle tasche di molti di loro è stato poi trovato del tramadolo, un oppioide sintetico. Il governo nigeriano sta cercando di capire quale sia la maniera migliore per trattare i bambini-soldati di Boko Haram, rapiti, addestrati per fare attentati e impossibilitati a tornare nelle loro famiglie. Di recente le autorità nigeriane hanno avviato alcuni programmi di reintegro, offrendo amnistia e rifugio per coloro che decidono di abbandonare il gruppo, ma le difficoltà rimangono enormi. Mausi Segun, un ricercatore nigeriano per Human Rights Watch, ha detto: «C’è quasi un’intera generazione di ragazzi che è scomparsa. Io credo che la grande maggioranza di loro morirà nella guerra».