Una scena del nuovo film su Jason Bourne

Si chiama "Jason Bourne" e uscirà l'1 settembre: ci sono di nuovo Matt Damon e Julia Stiles, ma anche Alicia Vikander

Matt Damon e Julia Stiles in una scena di Jason Bourne, che uscirà l'1 settembre (Universal Pictures)
Matt Damon e Julia Stiles in una scena di Jason Bourne, che uscirà l'1 settembre (Universal Pictures)

L’1 settembre uscirà nei cinema italiani Jason Bourne, il nuovo film con protagonista l’ex agente della CIA Jason Bourne, interpretato da Matt Damon. Il film è diretto da Paul Greengrass, che ha girato anche il secondo e il terzo film della serie, The Bourne Supremacy e The Bourne Ultimatum. Nel cast di Jason Bourne ci sono anche Julia Stiles, Alicia Vikander, Tommy Lee Jones e Vincent Cassel nel ruolo dell’antagonista. La storia raccontata nel film inizia quando l’ex agente della CIA Nicky Parsons (il personaggio di Julia Stiles) va in Grecia per dire a Bourne che ha trovato dei documenti sul lavoro di suo padre, Richard Webb, per la CIA: Parsons collabora con l’hacker e “whistleblower” Christian Dassault con cui si è introdotta in un server della CIA, scoprendo così i documenti sul passato di Bourne e della sua famiglia. Nel film si parla di terrorismo e dello spionaggio portato avanti dai servizi segreti sulle persone comuni attraverso internet; Edward Snowden, l’ex consulente della NSA (National Security Agency, l’agenzia per la Sicurezza degli Stati Uniti) e fonte della lunga inchiesta che ne ha rivelato i programmi di sorveglianza, è citato alcune volte.

Jason Bourne è ambientato in diverse capitali europee, Reykjavík, Atene, Berlino e Londra, e finisce a Las Vegas. In questa scena Bourne si trova a Berlino e parla al telefono con Heather Lee, l’agente a capo del settore informatico della CIA, interpretata da Alicia Vikander, e con Robert Dewey, direttore della CIA, interpretato da Tommy Lee Jones, che lo hanno intercettato e lo spiano dagli Stati Uniti. Bourne ha appena scoperto il legame tra suo padre e la CIA; Lee e Dewey cercano di convincerlo a tornare a lavorare con l’agenzia, o almeno a non danneggiarla. Bourne non dice nulla né sorride – come in tutto The Bourne Ultimatum.

I primi tre film della serie cinematografica su Jason Bourne sono stati tratti dagli omonimi romanzi dello scrittore americano Robert Ludlum (1927-2001), che in italiano sono stati pubblicati con i titoli Un nome senza volto, Doppio inganno e Il ritorno dello sciacallo. La serie di romanzi è stata proseguita a partire dal 2004 da Eric Van Lustbader, con 10 ulteriori libri. Il primo di questi è The Bourne Legacy (in italiano, L’eredità di Bourne), che ha ispirato il quarto film della serie cinematografica, uscito nel 2012 che ha lo stesso titolo: è l’unico in cui non compaiono né Matt Damon né Julia Stiles, se non con delle immagini dei film precedenti.

Il film è uscito negli Stati Uniti il 29 luglio e sul sito di cinema IMDb (Internet Movie Database) ha un voto medio di 7,3 su 10, calcolato su 18.735 voti. Invece su Rotten Tomatoes, un altro famoso sito di informazioni e recensioni su film e serie tv, Jason Bourne è stato votato da 33.577 persone finora, con una media di 3,6 su 5. Il 56 per cento dei critici il cui giudizio viene preso in considerazione da Rotten Tomatoes hanno recensito positivamente il film. Nel primo weekend al cinema il film ha incassato 60 milioni di dollari negli Stati Uniti (circa 54 milioni di euro), 110 in tutto il mondo.

Di Jason Bourne il critico cinematografico del New York Times A. O. Scott ha scritto:

«Come Jigglypuff o Snorlax [due Pokémon], Bourne è un personaggio abbastanza amato della cultura pop che torna dal passato ed è stato rimesso in circolazione perché… be’, perché no? È estate. Le persone hanno bisogno di qualcosa da fare e al momento due ore di fantasia paranoica possono fornire una tregua rassicurante dalla realtà».

Scott però ha scritto anche che gli spettatori più giovani potrebbero trovare Jason Bourne “noioso e insignificante” perché il film non è veramente un thriller di spionaggio, né un film d’azione in cui tutti si picchiano, ma piuttosto una meditazione sulla crisi di mezza età dei nati tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, la cosiddetta “Generazione X”. La maggior parte delle critiche americane comunque elogia la performance di Matt Damon: ad esempio, su Rolling Stone Peter Travers ha scritto che Damon “tiene incollati gli spettatori alla guerra che va avanti nella testa di Bourne”.