• Mondo
  • Sabato 23 luglio 2016

Le novità sulla strage di Monaco

L'attentatore è stato identificato come David S., un diciottenne nato a Monaco di origini iraniane che era in cura per problemi mentali: quasi tutte le persone uccise avevano meno di 20 anni

Un bambino con una candela per ricordare i morti della sparatoria di Monaco fuori dal centro commerciale OEZ, il 23 luglio 2016 (Joerg Koch/Getty Images)
Un bambino con una candela per ricordare i morti della sparatoria di Monaco fuori dal centro commerciale OEZ, il 23 luglio 2016 (Joerg Koch/Getty Images)

Nel pomeriggio di venerdì 22 luglio un ragazzo di 18 anni ha sparato contro la gente che si trovava nel centro commerciale Olympia a Monaco di Baviera, in Germania. Nove persone sono morte e 27 sono state ferite: 10, tra cui un ragazzino di 13 anni, sono ferite gravemente. Tre dei morti erano originari del Kosovo, altri tre erano turchi, uno era greco. Lo sparatore, un ragazzo tedesco di origine iraniana residente a Monaco, si è suicidato dopo l’attacco. Il suo nome non è stato detto ufficialmente, ma suoi giornali locali è stato chiamato David Ali Sonboly, Ali David Sonboly o più semplicemente David S.. Contrariamente a quanto aveva detto la stessa polizia tedesca nelle ore successive all’attacco, non ci sono altri attentatori. La polizia ha trovato il corpo di David S. a circa un chilometro dal luogo dei primi spari, avvenuti davanti a un McDonald’s vicino al centro commerciale. La polizia ha aggiunto che il ragazzo aveva ricevuto cure per problemi mentali e che per ora non è stato trovato alcun legame con lo Stato Islamico.

Una delle teorie della polizia è che l’attacco sia stato organizzato ieri perché era l’anniversario dei cinque anni dalla strage di Utøya compiuta dal norvegese Anders Breivik. Il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière ha detto in conferenza stampa che David S. proveniva da una famiglia musulmana sciita (come la maggioranza degli iraniani) ma che potrebbe essersi convertito al cristianesimo di recente, anche se i suoi genitori hanno detto che non era praticante.

Questa mattina la polizia ha perquisito l’appartamento in cui lo sparatore viveva con i suoi genitori nel quartiere di Maxvorstadt e ha interrogato suo padre. La polizia ha sequestrato i computer nell’appartamento e ha iniziato ad analizzarne il contenuto. Il ministro degli Esteri dell’Iran Bahram Ghasemi ha condannato l’attacco a nome del paese, ha riferito l’agenzia di stampa iraniana IRNA. Di seguito, le cose che sappiamo e quelle che ancora non conosciamo sull’attentato di ieri.

Cosa sappiamo dell’attacco

• Ieri sera il capo della polizia di Monaco Hubertus Andrä ha detto che David S. non aveva precedenti penali e non era noto alla polizia. Stamattina Andrä ha aggiunto che lo sparatore non era un rifugiato e che nessuno lo ha aiutato nell’attacco.

• Ieri per diverse ore i cittadini di Monaco sono stati invitati a rimanere in casa, i trasporti pubblici sono stati sospesi e la stazione ferroviaria principale della città è rimasta chiusa: la polizia pensava che ci potessero essere altri due attentatori a causa della segnalazione di un’automobile che si era allontanata dalla zona della sparatoria a gran velocità, e di successive notizie di altri spari, poi rivelatesi false. Alle 9 di questa mattina i mezzi di trasporto pubblici hanno cominciato a riprendere il normale servizio.

• Nelle ore successive all’attacco, sono circolati molto due video in particolare. Il primo video diffuso online mostra un uomo vestito di nero mentre spara di fronte al McDonald’s. L’autenticità del video non è stata confermata ufficialmente ma un confronto con altre immagini del posto induce a ritenerlo autentico. Si vede un uomo sul marciapiede – quasi certamente David S. – che estrae una pistola e spara diversi colpi verso i passanti.

• Un altro video mostra lo sparatore sul tetto del parcheggio del centro commerciale: non si sa quanto tempo sia passato da un episodio all’altro. Nel video si sentono anche alcune persone – tra cui quella che ha girato il filmato – che scambiano frasi in tedesco con l’assalitore. A un certo punto lo sparatore dice “Sono tedesco!” e poi aggiunge di venire da una Hartz IV, cioè da una famiglia che riceve un’indennità di disoccupazione. Nel video lo sparatore non dice nessuna frase che contenga riferimenti alla religione islamica, ma di essere “in terapia”.

• La polizia ha sparato all’attentatore ma non l’ha colpito. È morto per un singolo colpo alla testa: per questo la polizia pensa che si sia suicidato.

• Vicino al corpo dello sparatore la polizia ha trovato uno zaino rosso: secondo i giornali tedeschi la polizia ha usato un robot per controllare che dentro non ci fosse una bomba. All’interno della borsa c’era una pistola semi-automatica e 300 munizioni. Dopo l’attacco si era detto che l’attentatore fosse armato di un fucile: non è così, aveva solo una pistola (sebbene non avesse il porto d’armi).

• Nella perquisizione dell’appartamento dove viveva David S., la polizia non ha trovato nulla che indichi un legame con lo Stato Islamico, ma ha trovato un libro sui “mass shooting“, le sparatorie in cui molte persone vengono uccise negli Stati Uniti: si intitola Amok im Kopf: Warum Schüler töten, che significa “La follia omicida in testa: perché gli studenti uccidono”. Oltre a questo ha trovato anche ritagli di articoli di giornali sui “mass shooting“.

• La polizia sta indagando su un post pubblicato su Facebook dall’account di una giovane donna in cui le persone erano invitate ad andare al McDonald’s vicino al centro commerciale alle 16 di ieri per ricevere un pasto gratuito. La polizia pensa che David S. potrebbe aver hackerato l’account della donna per attirare persone nel ristorante, ma non c’è ancora nulla di sicuro in merito.

Cosa non sappiamo

• Le motivazioni dell’attacco. La polizia ha detto che David S. soffriva di problemi mentali, ma non ha specificato se abbia trovato o meno un’esplicita spiegazione dell’attacco.

• Non si sa ancora se lo sparatore fosse sotto l’effetto di alcol o droghe durante l’attacco.

•  Anche l’identità di tutti i morti e feriti non è stata comunicata. Si sa che i morti avevano tra i 13 e i 45 anni: sono tre donne e sei uomini. Tre di loro erano originari del Kosovo. Altri tre erano turchi, ha confermato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, e uno greco, ha confermato il Ministero degli Esteri greco. La polizia aveva chiesto alle persone di non pubblicare online fotografie dei morti e dei feriti in segno di rispetto.