Smettono di produrre i videoregistratori

La società giapponese che era l'ultima a farlo, la Funai, interromperà la produzione a fine luglio: e la faccia che state facendo ora dice molto sulla vostra età

(Ian Waldie/Getty Images)
(Ian Waldie/Getty Images)

Ci sono due notizie: la prima è che nel 2016 c’è ancora una società che produce videoregistratori; la seconda è che quella società – la giapponese Funai – smetterà di farlo tra pochi giorni. In un comunicato ufficiale del 21 luglio Funai – che si definisce l’ultima società al mondo a produrre videoregistratori – ha spiegato che produrrà il suo ultimo videoregistratore il 30 luglio. Il motivo principale citato da Funai è che è difficile «trovare le parti» necessarie a assemblare i suoi videoregistratori. C’è anche il fatto che le vendite sono in calo, ma sono comunque molte più di quelle che ci si aspetterebbe: 750mila unità nel 2015. Funai produce videoregistratori dal 1983: nel suo periodo migliore ne ha venduti circa 15 milioni l’anno e fino a un paio di anni fa vendeva più di un milione di videoregistratori all’anno.

I videoregistratori esistono dagli anni Cinquanta e (lo diciamo per i più giovani, non vi offendete subito) sono quella cosa che si usava per guardare in tv qualcosa che non era in diretta in quel momento; prima di Netflix, prima dello streaming e prima ancora di quella cosa già vintage che sono i DVD. Il primo videoregistratore fu prodotto nel 1956 dalla Ampex Electric and Manufacturing Company. Fred Pfost, uno degli ingegneri che se ne occupò, ha raccontato al New York Times di quando lo presentò ad alcuni dirigenti della CBS, uno dei più importanti network tv degli Stati Uniti. Pfost mostrò loro una registrazione che lui aveva fatto a loro insaputa durante una conferenza di pochi minuti prima: «Ci furono 10 secondi di silenzio prima che capissero improvvisamente cosa stavano vedendo. […] Scoppiò un pandemonio, con gente che applaudì e festeggiò per cinque minuti pieni. Era la prima volta nella storia in cui un gruppo di persone non di Ampex vide il replay istantaneo di un evento». I primi videoregistratori di Ampex costavano tantissimo – 50mila dollari l’uno – ma già solo nella prima settimana dalla messa in vendita ne furono ordinati 100, rappresentando per Ampex un guadagno pari a quello che di solito era il suo guadagno lordo in un anno.

I primi videoregistratori domestici (in inglese li si chiama VCR, da “videocassette recorder”) arrivarono negli anni Sessanta ma diventarono una cosa accessibile e abbastanza diffusa solo negli anni Settanta, gli anni in cui iniziò la competizione tra due formati di videocassette: quelle Betamax di Sony e quelle VHS di JVC. Il sistema Betamax fu sviluppato nei primi anni Settanta e messo in commercio – integrato in un televisore – nel 1975. Ebbe un grande successo per pochi anni, ma già dagli anni Ottanta iniziò a diventare minoritario e sempre meno diffuso, dopo aver perso la “guerra” per il formato dominante per le videoregistrazioni, vinta dalle VHS. La videocassetta dimostrativa e d’istruzioni fornita con il primo Betamax diceva: «Con il Betamax ai tuoi ordini non sarai mai più privato dalla possibilità di poter guardare qualsiasi programma tu scelga. Sarai libero dalle limitazioni del tempo. L’uso del Betamax sarà limitato solo dalle possibilità della tua immaginazione».

Anche JVC aveva studiato la tecnologia per la videoregistrazione negli anni Settanta, ma era arrivata sul mercato dopo Sony: le VHS avevano una qualità minore delle videocassette Betamax, ma ebbero fin da subito una durata maggiore, fino a quattro ore. La logica e gli interessi dei consumatori imponevano però che ci fosse un solo formato “standard” e non due formati concorrenti e tra loro incompatibili: le cassette di VHS non funzionavano nei registratori Betamax, e viceversa.

Già nei primi anni Settanta il governo giapponese provò a ottenere che ci fosse un solo formato standard. Il formato capace di imporsi in Giappone nei primi anni della nuova tecnologia avrebbe poi potuto facilmente imporsi anche come nel resto del mondo, dato che i principali produttori erano tutti giapponesi. La vera “guerra” tra formati si giocava quindi in Giappone, il resto sarebbe stato una conseguenza di quella “guerra”. JVC – la società delle VHS – fu più brava a convincere le principali aziende di elettronica a supportare il suo formato nei loro videoregistratori, e vinse contro Betamax, prima in Giappone e poi nel mondo. Le VHS si imposero come la norma. Betamax riuscì a non scomparire ma perse gran parte del suo mercato. L’anno della definitiva sconfitta e della conseguente “resa” di Betamax fu il 1988: in quell’anno Sony (la società che produceva Betamax) si mise a produrre videoregistratori VHS. I videoregistratori andarono avanti per circa un decennio. Poi arrivarono i DVD.

E poi l’on-demand; e poi Netflix, che nacque come servizio per il noleggio via posta di DVD.

NetflixDVD

I sistemi Betamax continuarono a essere dominanti in contesti di nicchia e più “tecnici”: per esempio restarono, anche negli anni Novanta, quelli principalmente usati negli studi di registrazione delle televisioni giapponesi. Sony ha smesso di produrre videoregistratori Betamax nel 2002, ma ha prodotto videocassette Betamax fino a pochi mesi fa.