A cosa serve il Comic-Con

È la più importante fiera di settore per chi si occupa di film, fumetti e serie tv, e viene usata per costruire attesa e attenzione attorno alle ultime novità

Josh Hutcherson, Jennifer Lawrence e Liam Hemsworth al San Diego Comic-Con del 2015 (Kevin Winter/Getty Images)
Josh Hutcherson, Jennifer Lawrence e Liam Hemsworth al San Diego Comic-Con del 2015 (Kevin Winter/Getty Images)

Oggi, a San Diego, in California, inizia il Comic-Con: quell’evento che la maggior parte delle persone conosce solo per via delle foto e dei video di migliaia di persone vestite da personaggi di fumetti, cartoni e serie tv: i Comic-Con, però, sono in primo luogo degli incontri in cui chi produce fumetti, videogiochi, film e serie tv presenta le novità del settore ai fan e anche se negli anni sono cresciuti e cambiati quell’aspetto è ancora molto importante per chi lavora nel settore. Comic-Con è una contrazione delle parole “comic convention” e quello di San Diego è il più importante e famoso: esiste dal 1970, è organizzato d’estate – una volta l’anno – ed è così più famoso degli altri che quando se si dice Comic-Con senza specificare quale, si da per scontato che si sta parlando del San Diego Comic-Con. Per chi non ne è particolarmente appassionato alla questione il Comic-Con è solo una cosa per nerd e appassionati di fumetti e fantascienza ma nel tempo è diventato una conferenza di settore, che sta al cinema come la fiera dell’auto di Francoforte sta al settore automobilistico, o il Salone del Libro all’editoria italiana.

L’edizione del 2016 del Comic-Con di San Diego è dal 21 al 24 luglio, con un giorno di pre-conferenza il 20 luglio: The Verge l’ha definito il luogo in cui «Hollywood incontra la cultura geek, nel modo più rumoroso e folle possibile». Come ogni anni al Comic-Con ci sono cose programmate e cose a sorpresa: si sa già da tempo che ci saranno dei panel – delle conferenze a cui attori, registi o produttori parlano tra di loro e rispondono alle domande del pubblico o degli intervistatori – ma anche delle cose – annunci, immagini e trailer – che arriveranno più o meno a sorpresa.

Tra gli eventi più attesi di quest’anno ci sono quelli dedicati alle serie tv Game of Thrones, Mr. Robot e The Walking Dead e quelli dedicati ad alcuni film che usciranno nei prossimi mesi: Guardiani della Galassia 2, Doctor Strange, Suicide Squad e Animali fantastici e dove trovarli. Al Comic-Con del 2015 si parlò invece moltissimo di Star Wars: Il risveglio della Forza, di Batman v Superman e di The Hateful Eight, il film che il regista Quentin Tarantino presentò proprio lì.

Al primo Comic-Con, 46 anni fa, parteciparono più o meno di 300 persone, ma negli ultimi anni la sua importanza e la partecipazione del pubblico è aumentata moltissimo: le sale per gli incontri più importanti possono ospitare circa 6.500 persone e l’eco mediatico di ogni incontro è sempre molto grande. Negli ultimi anni chi produce serie tv, film o fumetti ha capito che essere al Comic-Con serve a far salire l’attesa degli spettatori più affezionati e, allo stesso tempo, “usarli” per rendere il proprio prodotto qualcosa per cui vale la pena aspettare, qualcosa che non si vede l’ora che arrivi, qualcosa di cui si vuole sapere ogni cosa possibile. È una cosa che Tom Bond ha spiegato piuttosto bene su Little White Lies:

Siamo abituati a proiettare le nostre aspettative e i nostri sogni su certi film, in base allo scheletro [del film] che le case cinematografiche costruiscono davanti ai nostri occhi. Finché un film esiste negli intensi due minuti di un trailer o in ghiotte rivelazioni attentamente gestite, il suo potenziale per essere spettacolare è infinito. Perché se c’è una cosa che si può dire sui fan, è che sono ottimisti.

Bond ha anche spiegato che «è ovvio che non tutti i blockbuster sono destinati a confermare il loro potenziale» e che «la strategia dell’hype [che mira a far crescere l’attesa per qualcosa prima che quel qualcosa arrivi] finisca per svalutare l’esperienza di andare al cinema». Finora si tratta però di un rischio che chi fa film, fumetti o serie tv sembra voler correre: può succedere che un panel deluda gli spettatori o che dare loro troppe cose finisca per rovinare l’attesa, anziché farla crescere; ma è più comune che un panel sia ben accolto e lasci un buon ricordo in chi l’ha visto (e un buon numero di articoli, video, link e recensioni in giro per internet).

Al Comic-Con del 2001 parteciparono 50mila persone e negli ultimi 15 anni circa chi produce film, fumetti e serie tv ha guardato all’evento come a un’importante occasione promozionale, e tutto è diventato ancora più importante con la crescita di internet e dei social network. Si stima che al Comic-Con del 2015 abbiano partecipato 160mila persone: The Verge ha però spiegato che uno degli eventi più atteso dell’anno scorso – uno di quelli per cui la gente ha fatto molte ore di coda – era quello per Batman v Superman, un film che poi ha incassato meno del previsto, ricevendo recensioni in genere piuttosto negative. Il problema del Comic-Con è quindi che non è detto che una grande attesa corrisponda a un grande risultato economico e che, in più, è difficile quantificare il ritorno economico di un evento promozionale di questo tipo, in cui si da molto a pochi fan molto appassionati. The Verge ha scritto: «Una casa cinematografica non funziona in base alle “buone sensazione”, serve iniziare a capire se c’è un chiaro ritorno economico da una presenza al Comic-Con».