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  • Mercoledì 8 giugno 2016

Come se la passa Dilma Rousseff

Era pronta ad essere la regina della festa alle Olimpiadi e ad accogliere i leader mondiali, invece è finita reclusa nella torre del castello: va in bici, osserva che succede, prepara la sua difesa

Dilma Rousseff in bicicletta nel Palácio da Alvorada, Brasilia, 29 marzo 2016 (EVARISTO SA/AFP/Getty Images)
Dilma Rousseff in bicicletta nel Palácio da Alvorada, Brasilia, 29 marzo 2016 (EVARISTO SA/AFP/Getty Images)

Tra meno di due mesi a Rio de Janeiro cominceranno le Olimpiadi. Il Brasile è il primo paese del Sud America ad ospitare un’edizione delle Olimpiadi estive, ma quando venne scelto la situazione era molto diversa da com’è oggi. L’allora presidente Luiz Inácio Lula da Silva era visto come una specie di superstar dei paesi in via di sviluppo, si parlava del “modello Brasile” o semplicemente del “modello Lula” e grazie alla crescita economica milioni di brasiliani erano usciti dalla povertà. Oggi, invece, la situazione è completamente diversa: l’economia del paese sta attraversando la crisi peggiore dagli anni Trenta, si è diffusa un’epidemia del virus Zika, da due anni è in corso una vasta indagine per corruzione legata alla compagnia petrolifera statale Petrobras e il governo è guidato da un presidente ad interim.

Il prossimo 5 agosto non sarà Dilma Rousseff ad accogliere i leader del mondo che arriveranno per la cerimonia di apertura dei Giochi. La prima presidente donna del paese, eletta nel 2011 e poi per un secondo mandato nel 2014, è stata sospesa dal suo incarico lo scorso 12 maggio a causa di una procedura di impeachment ed è stata sostituita temporaneamente (per 180 giorni) dal vice presidente Michel Temer. In attesa che arrivi il momento del processo, che potrebbe portare a una destituzione definitiva, a Rousseff è stato concesso di poter continuare a vivere a Palácio da Alvorada, residenza ufficiale del Presidente che si trova a Brasilia e che è stata progettata dall’architetto Oscar Niemeyer. Il New York Times ha pubblicato un articolo in cui spiega come vanno le cose per Rousseff, in queste ultime settimane, e racconta del senso di impotenza e di indignazione che «pervade il Palácio da Alvorada», che sembra essersi trasformato da lussuosa residenza a bunker.

Dal suo palazzo di Brasilia, Rousseff si sta innanzitutto preparando al processo: a differenza di altri importanti esponenti del suo partito, il Partito dei Lavoratori, Rousseff non è direttamente coinvolta nella vicenda Petrobras ma è accusata di aver “truccato” il bilancio dello stato nel 2014 per nascondere la reale cattiva condizione economica del paese, e quindi condizionare la campagna elettorale per le elezioni presidenziali con cui era stata poi rieletta. Si consulta con gli assistenti, valuta le diverse strategie legali, «a volte, il suo gruppo di avvocati si riunisce nella tranquilla cappella del palazzo», dice il New York Times. «Hanno sempre voluto che mi dimettessi, ma non lo farò», ha confermato Rousseff spiegando anche che Temer e i suoi alleati (che lei definisce «parassiti») stanno portando avanti un colpo di stato. Sulla situazione economica del paese ha detto che l’economia sarebbe già in ripresa se il Congresso non avesse ostacolato una serie di misure che lei aveva proposto.

Ma da Palácio da Alvorada, Rousseff osserva anche come stanno andando le cose al nuovo governo di coalizione guidato da Michel Temer: il Brasile è una Repubblica presidenziale, e Temer ha potuto scegliere dei nuovi ministri senza dover ricevere un voto di fiducia dal Parlamento. Il governo Temer ha ricevuto delle critiche già per la composizione del nuovo governo: non ci sono donne e non ci sono nemmeno neri in posizioni importanti («È un governo provvisorio di ricchi uomini bianchi. Non avrei mai immaginato di vedere in Brasile un governo conservatore come questo» ha detto Rousseff al New York Times). Soprattutto, alcuni suoi importanti esponenti, ministri e alleati sono direttamente coinvolti nell’indagine Petrobras. Eduardo Cunha, una delle figure più influenti del centrodestra brasiliano e il principale sostenitore dell’impeachment di Rousseff, è stato sospeso dalla carica di presidente della Camera per ordine della Corte suprema poche settimane dopo il voto sull’impeachment. A fine maggio il nuovo ministro della Pianificazione Romero Jucá si è dimesso dopo la diffusione di un’intercettazione telefonica in cui cercava di fermare le inchieste giudiziarie su Petrobras. Qualche giorno fa i media brasiliani hanno scritto che il procuratore capo del paese sta cercando di incriminare alcune altre figure di spicco del partito di Temer, compreso il nuovo presidente del Senato, a seguito di nuove intercettazioni.

Rousseff e i suoi alleati, commenta il New York Times, «sperano che i recenti colpi alla legittimità del governo Temer possano compromettere il voto di impeachment in loro favore». Basterebbero infatti solo pochi voti per cambiare l’esito del processo e far tornare Rousseff al suo posto: per la destituzione definitiva sarà necessaria in Senato una maggioranza dei due terzi, 54 voti su 81 se tutti i senatori saranno presenti. Il resto del tempo Rousseff cerca di vivere la quotidianità in modo normale. Va in bicicletta al mattino e legge durante la notte: la versione digitale della New York Review of Books e ultimamente SPQR: A History of Ancient Rome della studiosa classica Mary Beard. Rousseff ha detto di aver iniziato il libro perché ha trovato un certo divertimento nel leggere sui giornali che Eduardo Cunha, che ha guidato la campagna di impeachment contro di lei, è stato paragonato a Catilina, il senatore romano accusato da Cicerone di aver cospirato contro la Repubblica di Roma.