La scuola di design dei vibratori

Come la più competente progettista al mondo di sex toys sta cercando di cambiarne forme e percezione culturale

Judith Glover è una designer, insegna presso il Royal Melbourne Institute of Technology nello stato di Victoria, in Australia, e probabilmente è la più competente progettista e conoscitrice al mondo di sex toys (letteralmente “giocattoli sessuali”), come vibratori, dildo e palline vaginali. Oltre ad averne studiato la storia, Glover da anni lavora per sviluppare, insieme ai suoi studenti, nuovi tipi di prodotti per la masturbazione che si differenzino dai modelli attuali e stereotipati, legati al mondo della pornografia e quasi sempre inventati dai maschi. Oltre a essere un’opportunità per superare certi luoghi comuni, le ricerche in questo campo sono l’occasione per guadagnare molti soldi, con prodotti che rispondono meglio alle esigenze dei clienti.

Da dove arriva il vibratore
Il primo vibratore elettromeccanico, quindi in grado di produrre autonomamente vibrazioni, fu ideato più di un secolo fa nell’Inghilterra vittoriana come “cura” per un insieme di disagi fisici, psicologici e psichiatrici all’epoca chiamato “isteria”. Si riteneva che fosse una malattia tipica delle donne (hysteron in greco significa utero): considerate inferiori agli uomini sul piano fisico ed emotivo, più deboli e disposte alla malattia, la maggior parte delle patologie di cui soffrivano era ricondotta a qualche forma di malfunzionamento degli organi genitali e dell’utero. Le donne che soffrivano di questa condizione si sottoponevano a sedute “mediche” nelle quali veniva praticato loro il “massaggio pelvico”. L’introduzione del vibratore rese più rapida la pratica, risolvendo alcune complicazioni durante le sedute.

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, furono prodotte decine di versioni di vibratori, compreso uno dei primo modelli per uso domestico realizzato dall’azienda statunitense Hamilton Beach. I prodotti di questo tipo da usare in casa erano pubblicizzati come generici “massaggiatori per sciogliere la tensione muscolare”. A partire dagli anni Venti iniziarono a essere utilizzati nell’industria pornografica e diventò sempre più complicato pubblicizzarli come strumenti medici, perché associati a pratiche contro la morale dell’epoca.

Sex toys e pornografia
Glover spiega che, nonostante la rivoluzione sessuale nel Novecento, ancora oggi i vibratori e gli altri sex toys sono legati nell’immaginario all’industria pornografica, che ne ha quindi condizionato lo sviluppo e le sorti commerciali. A parte qualche eccezione, vibratori e dildo (che non vibrano) riprendono forme e particolari anatomici del pene, ma in modo grossolano e senza tenere conto dell’anatomia e dei gusti delle donne. Per questo motivo Glover si è interessata al settore, convinta del fatto che si possano rompere pregiudizi e stereotipi, offrendo prodotti migliori e più sicuri: «L’industria del porno controlla ancora buona parte del design di questi prodotti, e la maggior parte sono di scarsa qualità, roba fatta in Cina a basso costo e talvolta pericolosa».

Secondo un’indagine di mercato realizzata dall’azienda di analisi Hewson Group, il mercato dei sex toys è molto grande e potrebbe esserlo ancora di più, con prodotti studiati meglio e realizzati con materiali di qualità. La ricerca stima che rispondendo in modo più organizzato e professionale alla domanda, il mercato di questi prodotti potrebbe aumentare dell’equivalente di 26 miliardi di euro in un anno. Glover ha studiato il settore durante gli anni del suo dottorato, arrivando alla conclusione che il modo migliore per cambiare le cose fosse applicare a questo settore i principi della buona progettazione e del design in generale: «La mia idea era di applicare i principi classici del design industriale all’industria del sesso, sfidando i grandi produttori che riciclano sempre le stesse idee trite con gli stessi prodotti. È un po’ frustrante quando vai al Salone del mobile di Milano e non trovi altro che migliaia di sedie ma nessun prodotto per la disfunzione erettile, che è alla base della fine di molte relazioni».

Future Sex studio
Insieme con la sua studentessa Victoria Cullen, Glover ha fondato il Future Sex, uno studio di design che si occupa di questi temi e che organizza lezioni e corsi per gli studenti universitari. Nel 2015 il corso è stato seguito da 12 persone, che hanno studiato la storia dei sex toys, la loro evoluzione e hanno progettato nuovi prodotti. Glover e Cullen li hanno incoraggiati a inventarsi cose nuove e slegate dalle solite forme falliche. Alcuni hanno ideato strumenti per esercitare i muscoli dell’area pelvica, altri vibratori progettati per le donne sopra i 50 anni, che secondo Glover sono quelle più trascurate dall’industria dei sex toys nonostante siano le clienti ideali: «I soldi li trovi nella fascia di mercato delle donne intorno ai 50 anni, ma non è sfruttata perché la società non vuole associarle al sesso, quando raggiungono quell’età».

La stessa Glover ha progettato e realizzato in questi anni diversi sex toys. Il loro design è molto lineare e pulito e privilegia materiali resistenti, ma al tempo stesso comuni e vicini alle esperienze di tutti i giorni come la ceramica. Esteticamente ricordano le forme e i principi teorizzati e messi in pratica dal designer tedesco Dieter Rams, a partire dal famoso “Weniger, aber besser” (“Meno, ma meglio”), e che possono essere ritrovati nei prodotti che realizzò per la Braun e che hanno influenzato molti altri designer come Jonathan Ive di Apple.

Nonostante l’impegno di Glover e di altri designer, soprattutto nell’Europa nord-occidentale, le grandi aziende continuano a commercializzare prodotti di bassa qualità e talvolta grotteschi. I dati non sono molto aggiornati, ma nel 2008 i sex toys dei designer costituivano solamente l’8 per cento dell’intero mercato. La difficoltà sta nel competere con le società più grandi, che esistono dagli anni Settanta e non hanno cambiato molto il loro approccio commerciale, mantenendolo appaiato con quello dell’industria del porno. Negli ultimi anni altri produttori, come quelli di preservativi, hanno iniziato a sperimentare la vendita di sex toys dal design più discreto, recuperando l’aspetto giocoso e per conoscersi e stare meglio.