Cosa succede col petrolio a Genova

Sabato mattina si è rotta una delle dighe di contenimento, ma le autorità dicono che in mare non è finito altro petrolio

(ANSA/ CHIARA CARENINI)
(ANSA/ CHIARA CARENINI)

Sabato mattina intorno alle 9 ha ceduto una delle dighe costruite per proteggere il mare davanti a Genova dal petrolio che la settimana scorsa era finito per errore nel torrente Polcevera. La diga, costruita con terra e sacchi di sabbia, ha ceduto a causa delle forti piogge cadute in zona già dalla sera di venerdì. Sia il sindaco di Genova che la Guardia costiera hanno precisato che le altre dighe costruite per impedire che il petrolio raggiunga il mare sono regolarmente funzionanti. Nel pomeriggio le autorità hanno confermato che la rottura della diga non ha causato lo sversamento di altro petrolio in mare. Domenica la diga è stata ricostruita e lunedì 25 aprile, secondo quanto scrive il Secolo XIX, in mare resta solo qualche piccolo residuo.

Sabato, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, aveva scritto su Twitter che a Genova la situazione è «delicata, ma sotto controllo». Anche l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure aveva detto che il fenomeno risultava in fase di ridimensionamento». Domenica si è riunito il tavolo presieduto dal prefetto Fiamma Spena e secondo i dati forniti durante la riunione è stato recuperato circa il 95 per cento del materiale inquinato sversato. Uno dei responsabili dell’azienda Iplom, che gestisce l’oleodotto che si è rotto, ha detto che «la prima fase post emergenza è di fatto finita» e che gli interventi di messa in sicurezza dovrebbero terminare «nel giro di sei settimane». Dopodiché verrà preparato un piano di bonifica «da presentare alle autorità».

Lo sversamento di petrolio nel torrente Polcevera è avvenuto domenica 17 aprile, quando un oleodotto che va dall’entroterra ligure a Genova e gestito dall’azienda Iplom si è rotto all’altezza di Fegino, un quartiere di Genova. Sullo sversamento è stata aperta un’indagine per disastro ambientale colposo, ma dalle prime notizie sembra che la fuoriuscita sia proseguita per diversi minuti perché i tecnici che sorvegliavano il funzionamento dell’oleodotto hanno realizzato solo dopo 20 minuti cosa stesse succedendo. Sabato 23 l’assessore regionale all’Ambiente, Giacomo Giampedrone, ha detto che complessivamente sono finite nel Polcevera circa 500 tonnellate di petrolio.

Il Corriere della Sera ha scritto che «il greggio, dopo essere finito sulla spiaggia di Pegli, venerdì è comparso anche nel mare del Savonese». Dopo la rottura di una delle dighe di emergenza, il pericolo era che il petrolio finisse in mare: circa tre ore dopo la Capitaneria di porto di Genova ha spiegato che la rottura della diga «non ha determinato una maggiore fuoriuscita di greggio in mare. Anche perché a valle di tale barriera sono presenti e operanti e integri altri presidi di contenimento». Anche il sindaco di Genova Marco Doria ha confermato che le altre dighe hanno retto e che «presumibilmente il petrolio in mare è quello che era uscito nelle prime ore dell’incidente alla Iplom». Giampedrone ha stimato che delle 500 tonnellate di petrolio coinvolte nell’incidente, circa il 10 per cento siano finite in mare.

Stamattina Repubblica ha scritto che «la raccolta di greggio galleggiante è quasi terminata, è iniziato il decorticameno [asportazione] del fondale del rio Fegino e ieri sono partiti i lavori di ripulitura delle spiagge di Pegli e Multedo». Nel tratto di mare interessato dall’arrivo del petrolio lavorano già da tempo alcune barche che si occupano di ripulire l’acqua, mentre il ministero dell’Ambiente ha fatto sapere che altre due navi antinquinamento arriveranno a Genova nel primo pomeriggio da Livorno e Civitavecchia.