Lo sversamento del petrolio vicino a Genova

È avvenuto tra domenica e lunedì: si sta cercando di contenere la perdita e capire cosa l'abbia causata

Le operazioni per contenere la perdita sul fiume Polcevera (ANSA/LUCA ZENNARO)
Le operazioni per contenere la perdita sul fiume Polcevera (ANSA/LUCA ZENNARO)

Intorno alle 19.45 di domenica 17 aprile un oleodotto sotterraneo che va da Busalla, che si trova nell’entroterra della Liguria a circa 30 chilometri da Genova, fino al porto di Multedo si è guastato all’altezza di Fegino causando uno sversamento di decine di migliaia di litri di petrolio, che hanno raggiunto il torrente Polcevera, che sfocia a Genova. L’oleodotto è gestito dalla società Iplom che possiede le raffinerie di Busalla: sullo sversamento è stata aperta un’indagine per disastro ambientale colposo ma dalle prime notizie sembra che per circa 20 minuti la fuoriuscita non sia stata interrotta perché i tecnici che sorvegliavano il funzionamento dell’oleodotto non hanno capito immediatamente cosa stesse succedendo.

Su cosa abbia causato il guasto non ci sono informazioni precise, anche la Iplom dice di non averlo ancora capito ma di essere al lavoro per farlo e per aiutare con le operazioni di contenimento e bonifica della zona. Lo sversamento è avvenuto mentre l’oleodotto veniva usato per caricare del petrolio su una nave ormeggiata nel porto di Multedo e i tecnici Iplom hanno detto di aver interrotto il flusso appena notato il calo di pressione nell’impianto dovuto alla fuoriuscita. Il Secolo XIX ha raccontato quello che si sa per ora dell’incidente:

Secondo una prima ricostruzione, l’esplosione del tubo viene sentita da alcuni residenti già intorno alle 19. Nella mezz’ora si susseguono le chiamate alla centrale operativa dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Nel frattempo al porto petroli i sensori indicano un forte calo di pressione, che porta i responsabili a interrompere il rifornimento, effettuato dalla nave battente bandiera maltese “Sea Dance”.

Tra domenica notte e lunedì i Vigili del fuoco hanno lavorato per contenere il petrolio, raccoglierne quanto possibile e impedire che raggiungesse il mare (solo una piccola parte del petrolio è riuscita a farlo). Sono state costruite delle barriere intorno al Rio Fegino, un torrente che arriva fino al Polcevera, ed è stata spruzzata schiuma sul petrolio per evitare che potesse prendere fuoco. L’intervento dei Vigili del fuoco ha avuto come primo scopo quello di arginare il petrolio, e come secondo quello di dividerlo dall’acqua del fiume per poterlo aspirare. Non sembra che ci siano stati rischi diretti per la salute delle persone, ma i residenti delle aree coinvolte dallo sversamento hanno detto che per ore l’aria aveva un odore terribile. Il presidente della Liguria Giovanni Toti ha parlato di “un disastro di livello nazionale”.

Non è ancora chiaro con precisione quanto petrolio sia uscito nella perdita. Scrive Repubblica che “ieri mattina si parlava di meno di 100 metri cubi fuoriusciti alla pressione di 70 bar. Nel primo pomeriggio Iplom ha ammesso che si potrebbe trattare di 300. In serata sono lievitati a 600. La reale quantità si potrà definire soltanto quando saranno conteggiati quanti litri sono usciti dalle cisterne della nave e quanti invece ne sono arrivati ai depositi di Busalla”. Al momento, inoltre, molti giornali si stanno occupando delle presunte responsabilità di Iplom nella perdita: si parla di ispezioni e manutenzione carenti e di ritardo negli interventi di soccorso successivi all’incidente di domenica.