Anche Mitsubishi ha falsificato i dati sui consumi

Lo hanno ammesso i suoi dirigenti: le auto coinvolte sono 625 mila, tutte vendute in Giappone

(JEWEL SAMAD/AFP/Getty Images)
(JEWEL SAMAD/AFP/Getty Images)

Nel corso di una conferenza stampa mercoledì mattina, il presidente di Mitsubishi Motors Tetsuro Aikawa ha ammesso che la sua società ha falsificato i dati sui consumi di 625 mila automobili. Aikawa e gli altri manager si sono inchinati profondamente prima dell’inizio della conferenza stampa e hanno offerto le loro scuse prima di annunciare che è in corso un’indagine interna alla società per individuare i responsabili della falsificazione. Le auto coinvolte nello scandalo sono state vendute in Giappone, ma Aikawa ha annunciato ulteriori indagini anche sui modelli venduti all’estero.

I dati alterati riguardano 157 mila automobili prodotte con il marchio Mitsubishi e 468 mila veicoli prodotti per Nissan. Le falsificazioni sono emerse proprio grazie a Nissan, che ha scoperto delle incongruenze tra i consumi che si attendeva e quelli che aveva rilevato con i suoi test. Mitsubishi a quel punto ha condotto un’indagine interna e ha scoperto che i dati erano stati falsificati. Mercoledì, alla chiusura della borsa di Tokyo, il titolo Mitsubishi ha perso il 15 per cento del suo valore, il crollo più significativo in un solo giorno degli ultimi 12 anni.

BBC scrive che è la prima volta in cui una società giapponese ammette di aver truccato i dati sui consumi delle proprie auto. Mitsubishi in passato si era trovata in guai seri, ma per altre ragioni. Nei primi anni Duemila la società attraversò un momento molto difficile per via di una serie di difetti anche gravi nelle auto prodotte, come problemi ai freni e serbatoi che si staccavano. Indagini successive dimostrarono che alcuni manager della società aveva occultato informazioni che se rivelate avrebbero potuto evitare diversi incidenti.

Quello di Mitsubushi è il secondo grave scandalo che colpisce il settore automobilistico negli ultimi mesi. Lo scorso anno, Volkswagen aveva ammesso di aver truccato le emissioni di alcuni dei suoi motori diesel negli Stati Uniti e in altri paesi e da allora sta richiamando milioni di automobili. Lo scandalo ha causato alla società una perdita di 2,5 miliardi di euro nel terzo trimestre dell’anno, la prima degli ultimi 15 anni.